«Camicia verde nella bara. Non è scandalo»

L’assessore regionale Belotti: «Questo indumento è un segno di affetto addosso a un defunto»

belotti 1.jpgCari monsignor Alberto Carrara e Benedetta Ravizza,

che non siate amanti della Lega è cosa nota, ma che bisogno c’è di prendersela anche con i leghisti che chiedono di essere sepolti con la camicia verde? Su, dai, quando muore una persona, si tratti anche del peggior nemico o del delinquente più incallito, si assiste a ciclopici collettivi valzer d’ipocrisia, con commenti che potrebbero riabilitare anche il diavolo. Perfino i più spietati assassini condannati a morte hanno diritto all’ultimo, insindacabile, desiderio. Per questo non capisco i commenti ironici e un po’ sprezzanti letti sul vostro quotidiano. Che male possono fare una bandiera, una camicia o una spilla di un partito indosso a un defunto? Rappresentano semplicemente un segno di rispetto e di affetto verso ciò che quella persona ha fatto e in cui ha creduto in vita. Per questo domando: dov’è lo scandalo? Mi scusi, monsignore, ma che differenza c’è tra «i segni della passione sportiva» e i segni della passione politica? Per lei i primi «sono oggetti della vita personale del defunto, le reliquie degli affetti che ha vissuto» e «per i militanti leghisti, invece, è il segno del partito, di qualcosa che non è proprio». Ma questo discorso vale solo per i leghisti? Non le risulta, per caso, che i militanti di altri partiti, sicuramente di più nel passato, siano stati spesso accompagnati, nel loro ultimo viaggio, da una bandiera con la falce e martello o scudocrociata, da una spilla con la fiamma tricolore o da un foulard rosso? E ancora: che differenza c’è, da morti, tra i simboli dell’ideale politico in cui si è creduto per una vita e quelli legati all’impegno in un’associazione? Lei definisce drammaticamente patetici tutti questi segni della vita messi accanto al morto», ma allora anche il cappello da alpino posto all’interno di una bara di uno storico iscritto all’Ana è patetico? Capisco che lei, dalla sua posizione di ecclesiasta, non veda di buon grado questi gesti materiali e poco spirituali, ma non crede che, con un piccolo sforzo, bisognerebbe cercare di avere un po’ di rispetto verso le ultime volontà di un defunto, anche se in vita si è macchiato della grave colpa di credere nell’ideale della libertà del proprio popolo, di sognare la Padania e di aver seguito un tale «profeta Umberto di Cassano Magnago»? Mi permetta, infine, un’ultima domanda: ma se le dovesse capitare di dover celebrare il funerale di un leghista la cui bara fosse avvolta da una bandiera col Sole delle Alpi, ciò non costituirebbe alcun problema, vero? Detto questo, ne approfitto anche per lasciare qualche indicazione per il mio funerale, per il quale ovviamente non ho presentato istanza di sollecito, visto che magari potrebbe proprio capitare a monsignor Carrara di celebrarlo: bara con interni neroazzurri e Sole delle Alpi intagliato sui lati esterni (sono certo che il mio amico Roby Caprini saprà accontentarmi); per l’abito, camicia verde con giacca tirolese e sciarpa dell’Atalanta mentre per la cerimonia funebre gradirei avere la bandiera della Padania e una maglia della Dea sul feretro. Per le musiche lascio la scelta a parenti e amici, ma fì mia ‘l schèrs de mèt sö Gigi D’Alessio o Nino D’Angelo. Il tutto però con tono sobrio, altrimenti chissà poi cosa scriverebbe Benedetta Ravizza…

«Camicia verde nella bara. Non è scandalo»ultima modifica: 2012-03-04T09:00:00+01:00da leganord.b
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