Calderoli: niente burqa nei luoghi pubblici

 “La proposta della commissione parlamentare francese sul divieto di utilizzare il burqa in luoghi pubblici rappresenta un’iniziativa positiva in quanto la libertà individuale, compresa quella religiosa, deve essere sempre bilanciata con le esigenze di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico”. Lo ha detto oggi il ministro bergamasco Roberto Calderoli.

“Ricordo che a casa nostra esiste già una normativa a riguardo – ha aggiunto il titolare della Semplificazione normativa – che deve essere però completata come suggerito dalla proposta della Lega Nord,presentata lo scorso ottobre dal capogruppo Roberto Cota alla Camera dei Deputati, proposta che impedisce la possibilità di aggiramento della suddetta norma”.  “Questa necessità di impedire l’utilizzo del burqa in luoghi pubblici – ha concluso Calderoli – è confermata anche dal fatto che altri Paesi europei, come la Danimarca e l’Olanda, hanno allo studio misure analoghe a quelle francesi”

Parigi pronta a vietare il burqa

La commissione del Parlamento: «Il velo offende i valori francesi»


burqa01g.jpgLa Francia è ad un passo dal vietare il burqa negli uffici e nei trasporti pubblici. La commissione ad hoc istituita dal Parlamento per studiare il fenomeno ha consegnato oggi il suo atteso rapporto, raccomandando di vietare il velo islamico che copre interamente il volto delle donne, negli ospedali, nei trasporti, negli uffici statali e nei dintorni delle scuole. «La dignità della persona e l’uguaglianza assoluta tra l’uomo e la donna» sono valori essenziali della Francia, ha ricordato oggi il presidente Nicolas Sarkozy, da sempre favorevole al divieto. Ed invece il velo integrale, è scritto nel rapporto, «offende i valori della Repubblica», è una pratica «inaccettabile» che minaccia «la dignità della donna».
Per la commissione, che ha avanzato in tutto 18 proposte, bisognerebbe adottare una risoluzione (non giuridicamente vincolante) che «proclami che tutta la Francia dice no al velo integrale e chiede che questa pratica sia proibita sul territorio della Repubblica». Consiglia poi il varo di una «disposizione» che vieti di «dissimulare il viso nei luoghi pubblici». «Le persone – si legge – saranno non soltanto costrette a mostrare il volto all’ingresso degli uffici pubblici, ma anche durante la loro permanenza». Tra le proposte, anche una modifica alla legge sul diritto d’asilo degli stranieri che vieti il permesso di soggiorno a quanti manifestano pratiche religiose estremiste.
Il clima non era disteso oggi in Parlamento, dove la scelta dello strumento giuridico da usare non vede d’accordo la maggioranza e divide anche i socialisti. Alcuni deputati della destra hanno denunciato una «legge a metà». Ma un divieto totale potrebbe porre di fatto dei problemi giuridici: Parigi rischierebbe una censura del Consiglio costituzionale e una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo. Il rapporto di 200 pagine comunque conclude sei mesi di lavori della commissione presieduta dal deputato comunista Andrè Gerin, ma non chiuderà gli accesi dibattiti e le polemiche su un tema caldo in Francia, dove vivono circa sei milioni di musulmani. La legge non andrà probabilmente in discussione prima delle elezioni regionali di marzo e riguarderebbe solo una minoranza di persone.
Sono meno di 2.000 le donne a portare il velo integrale, burqa o niqab, in tutto il paese. Ma i due terzi dei francesi vorrebbero vederlo abolire ovunque, anche nelle strade. Le tensioni poi restano tante. A dimostrarlo ancora oggi le minacce di cui è stato vittima l’imam della moschea di Drancy, Hassen Chalghoumi, personalità aperta al dialogo interreligioso e favorevole alla legge anti-burqa. Ieri sera un commando di un’ottantina di persone ha fatto irruzione nella sua moschea e gridato insulti e anatemi davanti a 200 fedeli.
I toni del rapporto di oggi restano prudenti. La commissione non si spinge fino a proporre una «legge generale e assoluta». Mancava, spiegano, il consenso «unanime» del gruppo. Certo il divieto gode dell’appoggio del presidente Nicolas Sarkozy che mesi fa lanciò una frase diventata celebre: «Qui il burqa non è benvenuto». (da LaStampa, 26-01-2010)

IL BURKA, LA RICONOSCIBILITA, IL RISPETTO DELLA LEGGE,

NATURALMENTE QUANDO LA LEGA SI MUOVE, SUSCITA SEMPRE SCALPORE… PERFINO SU LEGGI VECCHIE E PERFINO SU ARGOMENTI GIA’ AFFRONTATI DA ALTRI IN PASSATO…

Nuovo affondo Lega. «Burqa fuorilegge»

La proposta del Carroccio emenda la legge del ’75. Insorge l’opposizione: «È contro la libertà religiosa»

ROMA Dopo le gabbie salariali, il dialetto a scuola e le bandiere regionali nella Costituzione, la Lega apre un nuovo fronte e deposita alla Camera una proposta di legge anti-burqa. Il testo, sottoscritto da tutto il gruppo parlamentare e di soli due articoli, chiede di modificare la legge del 1975 su «ordine pubblico e identificabilità della persona» che vieta l’uso di caschi o indumenti che rendano difficile il riconoscimento aggiungendo la dizione «inclusi gli indumenti indossati in ragione della propria affiliazione religiosa». Leggi: il burqa. La proposta lascia per il resto invariata la legge del ’75 prevedendo sanzioni dure come il carcere da uno a due anni e multe da mille a duemila euro. «Non siamo razzisti – dice in merito il capogruppo del Carroccio Roberto Cota – non abbiamo niente contro i musulmani, ma la legge deve essere uguale per tutti».
il pdl: proibire anche il niqab
La proposta che il Carroccio auspica sia approvata in «tempi strettissimi» va così a sommarsi a quella presentata a maggio e incardinata tre giorni fa dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio e a prima firma della ex presidente della comunità marocchina – deputato del Pdl – Suad Sbai (che è anche relatrice del provvedimento) e del suo collega Manlio Contento che propone esplicitamente il divieto di indossare il burqa e il niqab (il velo che lascia scoperti solo gli occhi).
Per l’opposizione, Pd in testa, si tratta, però, di una ipotesi incostituzionale e che rischia di condannare molte donne di religione musulmana alla segregazione in casa. «È una norma incostituzionale – attacca la capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Donatella Ferranti – che lede la libertà religiosa. Ma come può una legge parlare di affiliazione religiosa? Le suore sarebbero affiliate? Ma stiamo scherzando?». Lo stesso rilievo che solleva il presidente dell’associazione degli intellettuali musulmani. Insomma, messa così, la norma «rischia di essere incostituzionale», riassume il presidente dei deputati dell’Idv, Massimo Donadi. Ma non manca chi, specie tra le donne anche nell’opposizione, evidenzia che il problema esiste.
bonino: da tempo dico che il problema esiste
«È da tempo immemore – dice la radicale Emma Bonino – che sostengo che indossare il burqa o il niqab integrale in pubblico viola le leggi dello Stato e il concetto della piena assunzione della libertà individuale». E ancora, «la proposta di legge della Lega – dice l’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani – usa strumentalmente l’argomento dell’ordine pubblico e si colloca sullo stesso piano delle fiaccolate contro le moschee e i cimiteri islamici, ma tocca un problema vero».
Il Pdl, forte anche della presa di posizione dell’imam dell’Università del Cairo contro il niqab, sembra determinato a portare avanti questa battaglia. «Dopo la pronuncia del rettore dell’università del Cairo – sottolinea Isabella Bertolini – non ci sono più scuse. Mi aspetto che anche i sostenitori del burqa di casa nostra aprano gli occhi e che la legge in discussione in commissione Affari costituzionali alla Camera venga approvata al più presto». Rincara la dose Daniela Santanchè che da tempo conduce una battaglia contro il burqa: ben venga la proposta della Lega ma «nel frattempo – fa sapere – chiamerò il ministro Gelmini per chiederle di emanarle una circolare che vieti l’uso del velo nelle scuole alle ragazze fino a 16 anni, come avviene già in Francia e in altri Paesi». 
(da Eco di Bergamo, 09-10-09)

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