Lega Nord: “Il Governo non interrompa la strada verso il federalismo”

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— Bergamo 13/03/2012

Comunicato stampa

Lega Nord: “Il Governo non interrompa la strada verso il federalismo”

«Proseguire celermente nel processo di attuazione del federalismo fiscale, anche al fine di rendere applicabili i principi di autonomia e sussidiarietà che la Costituzione riconosce a favore degli enti locali». A richiederlo è la Lega Nord, che ha presentato una mozione urgente per sollecitare la ripresa del processo di attuazione del federalismo fiscale. La mozione, di cui è primo firmatario il capogruppo Alberto Ribolla, è stata condivisa da tutti i gruppi consiliari. «Il processo di attuazione del federalismo – fa notare il capogruppo del Carroccio – si è bruscamente interrotto con l’insediamento del governo Monti. Dopo l’approvazione, avvenuta a fine ottobre, da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di decreto correttivo del federalismo che anticipava, fra l’altro, l’attuazione dei costi standard, nulla è più stato deliberato o attuato in tema di federalismo fiscale». Ma i decreti legislativi relativi al federalismo fiscale voluti in particolare dall’ ex ministro Roberto Calderoli, per acquisire efficacia  necessitano di ulteriori provvedimenti legislativi attuativi:  «L’attuazione di questi provvedimenti – ricorda Ribolla – è stata sollecitata sia dal presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, sia dal suo omologo per i Comuni Graziano Delrio e per le Province Giuseppe Castiglione. Lo stesso hanno fatto gli enti locali, anche alla luce delle norme sulla tesoreria unica che li priverà di ulteriori risorse». La preoccupazione che il percorso del federalismo fiscale si sia interrotto deriva anche dalle azioni intraprese da questo Governo: «La scomparsa del Ministero per il Federalismo – rileva Ribolla -, la modifica della disciplina dell’Imu (soprattutto nella parte che prevede la destinazione del 50 per cento delle risorse allo Stato centrale) e la reintroduzione della Tesoreria unica  sono stati i primi campanelli d’allarme sulle intenzioni centraliste di questo Governo;  il respingimento delle richieste di modifica da parte di Anci del Patto di stabilità e della nuova normativa sulla tesoreria unica hanno suggellato tale ipotesi».Con la mozione si intende dunque sollecitare la ripresa del cammino verso il federalismo «trasmettendo la richiesta – conclude Ribolla – ai parlamentari bergamaschi, al Presidente della Provincia, al Presidente della Regione,al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Presidente della Repubblica. Il federalismo e i costi standard, infatti, permetterebbero anche al nostro Comune di avere a disposizione maggiori risorse, oggi più che mai indispensabili alla luce dei sempre minori trasferimenti dallo Stato (10 milioni e 300 mila euro in meno) e dei vincoli sempre più rigidi imposti dal Patto di stabilità, che hanno come diretta conseguenza il blocco degli investimenti e una gestione sempre più difficoltosa del bilancio comunale».

Segreteria Provinciale Lega Nord – Lega Lombarda

LUCIANO ANDREUCCI : Il federalismo è necessario all’unità della nazione

federa.JPGQuando si accenna alla Padania e alla Secessione molti politici e commentatori mediatici irridono e parlano di astrazione per la prima e di eversione per la seconda. È opportuno fare alcune considerazioni legittimamente espresse in base all’articolo 21 della Costituzione che garantisce a ognuno di formulare la strutturazione dello Stato per lui ideale.
All’epoca del Risorgimento la stragrande maggioranza delle popolazioni, analfabete in gran misura, degli Stati della Penisola a stento aveva nozione dell’Italia come area geografica, ma non concepivano minimamente un progetto politico finalizzato all’Unità, solo una ristretta cerchia di intellettuali e uomini colti vagheggiava uno Stato unico. Tenuto conto che si ha una Federazione laddove lo Stato centrale è l’unico depositario della sovranità e delega agli stati membri, privi di sovranità, alcune funzioni mentre in una Confederazione ciascun Stato membro conserva la propria sovranità, affidando alcune funzioni allo Stato centrale, l’Italia propugnata era in sostanza una Unione Confederata degli stati esistenti, a guida sabauda per il Balbo, pontificia per il Gioberti e per il Cattaneo una unione paritaria, gli Stati Uniti d’Italia.
Attualmente, a differenza di allora, la stragrande maggioranza della popolazione è istruita e per la elevatissima informazione mediatica è cosciente del progetto politico riguardante l’area geografica della Padania indipendentemente dalla condivisione o meno dello stesso.
La Padania è tutt’altro che una astrazione. Una sia pur fugace riflessione sul fatto che, ad esempio, la Lombardia produce oltre il 20% del Pil nazionale e che il Meridione sopravvive con sovvenzioni che si attuano anche con trasferimenti dal nord al sud e che, a tutt’oggi, non gli hanno permesso di raggiungere un’autonomia economica, essendovi una permanente situazione dunque di sterile assistenzialismo. Si può comprendere come tentazioni separatiste possano guadagnare consensi e come una scintilla può incendiare una prateria.
Quanto al connotato eversivo, è ingeneroso sostenerlo in quanto la via prospettata è democratica progettandosi o l’accordo, come avvenuto in Cecoslovacchia, o a mezzo di referendum come è stato tentato nel Quebec canadese. Quando la Slovenia e la Croazia si sono volute staccare dalla Jugoslavia, questa opzione è stata ritenuta un loro sacrosanto diritto, nel mentre se si prospetta una diversa strutturazione dello Stato italiano, che nessuna Costituzione per quanto rigida e formale può impedire che sia vagheggiata, ciò viene inteso come un atto eversivo e di aggressione.
Il presidente Napolitano ripercorre nel suo ultimo libro i momenti salienti dell’Unità d’Italia con una più o meno agiografica ricostruzione degli eventi, d’altra parte giustificata dal ruolo istituzionale che ricopre. Ci dovrebbe però spiegare in base a quali principi di diritto internazionale e dello jus gentium lo Stato sabaudo si arrogò il diritto di fagocitare, con una guerra di conquista, tutti gli altri Stati italiani legittimamente esistenti da secoli. La dura repressione del brigantaggio, che egli annovera come uno dei successi immediati dell’unificazione, mascherò in effetti anche la repressione contro coloro che si battevano in difesa del loro Stato e che, volenti o nolenti, dobbiamo riconoscere che furono a loro modo dei patrioti. C’è da chiedersi come a 150 dall’Unità, sparito il brigantaggio, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Campania presentino un tessuto economico e sociale e quindi politico, fortemente condizionato dalle mafie locali che allungano i tentacoli ormai anche nelle altre regioni. In base alle sopraesposte ragioni è evidente che possono sorgere tentazioni separatiste quando una Lombardia da sola potrebbe essere uno degli Stati più ricchi d’Europa.
È necessario pertanto pervenire ad un federalismo corposo e sostanziale quanto prima se si vuole mantenere l’unità della Nazione, perché in caso contrario non ci troveremmo più sul tappeto solo una questione meridionale o una questione settentrionale, ma una questione italiana.

Sul cammino del Federalismo…

convegno-studi,calderoli,federalismoTra tante chiacchere e problemi (i più ereditati ed altri buttati ad arte da persone interessate a rallentare le riforme) il FEDERALISMO, come da programma procede silenziosamente il suo cammino.  Per coloro che si interessano seriamente all’argomento riportiamo alcuni atti del 57° Convegno di Studi Amministrativi (colà ove si puote) nel quale può dire la sua finalmente anche la Lega :

– Relazione introduttiva : 57° Convegno di Studi Amministrativi.pdf

– Intervento del Sen. Calderoli : Il federalismo fiscale alla prova dei decreti delegati.pdf

e da “Federalismi”, l’esperienza della Svizzera : L’esperienza del Federalismo in Svizzera.pdf

 

 

L’indipendenza della Padania inizia ad essere presa in considerazione dai tedeschi

Fontana_lorenzo.jpg“Le forti oscillazioni borsistiche degli ultimi giorni, caratterizzate da una tendenza complessivamente orientata al ribasso, hanno prepotentemente riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il dibattito su alcuni elementi caratterizzanti le problematiche economiche più recenti: controllo del debito sovrano, speculazioni sui mercati ed instabilità dell’eurozona”. A proposito del ruolo della moneta unica, interviene Lorenzo Fontana, europarlamentare della Lega Nord: “L’euro, simbolo della presunta unità europea, ha già influito negativamente sulla quotidianità della gente arrecando una grave perdita del potere d’acquisto. E, progressivamente, tutte le implicazioni negative stanno emergendo inesorabili. L’attuale struttura dell’eurozona – continua l’eurodeputato del Carroccio – non permette alle economie delle macroregioni più virtuose di poter ambire a superare brillantemente l’attuale momento di stagnazione, visto che le regioni meno competitive rappresentano un motivo di deficit non indifferente. A questo punto, ritengo doveroso riflettere attentamente e senza pregiudizio alcuno sulla possibilità di introdurre una doppia velocità associata alla moneta unica: una soluzione di questo tipo sarebbe in grado di rappresentare fedelmente la struttura e le esigenze delle economie macroregionali. Riguardo al caso italiano, l’area padana, dotata di caratteristiche simili all’area geoeconomica tedesca, potrebbe sostenere i vincoli stringenti imposti dal rigore di bilancio; l’area peninsulare, invece, potrebbe attrarre investimenti e flussi turistici cospicui in virtù di una moneta più debole, traendo evidenti vantaggi da una svalutazione di questo tipo”. Fontana conclude affermando che “come si deduce da recenti pubblicazioni, tra cui l’editoriale dell’ultimo numero della rivista di geopolitica Limes e dai numerosi colloqui avuti con gli addetti ai lavori in ambito comunitario, i tedeschi stanno prendendo in seria considerazione l’ipotesi di un euro a doppia velocità, in cui una Padania indipendente sarebbe parte integrante dell’area in grado di sostenere una moneta forte”.

FEDERALISMO, approvato l’ottavo (e ultimo decreto)

federalismoBene che sia stato approvato il decreto su “premi e sanzioni” (l’ottavo) a conclusione del primo processo di adempimento della legge delega sul federalismo fiscale. Lo rileva il vicepresidente della Commissione bicamerale, sen. Paolo Franco che sottolinea il grande merito al lavoro del Ministro Roberto Calderoli e della Commissione. ”L’unico neo – precisa Paolo Franco – non di poco conto, riguarda le modifiche che i relatori La Loggia e Misiani hanno voluto apportare all’articolo 12 del testo originario. Questo stabiliva – spiega – nel primo comma, le modalità per cui, secondo analisi ISTAT venissero identificati e presunti i livelli di evasione fiscale che insistono in ogni singola regione”. Non solo, aggiunge il senatore del Carroccio ”nel secondo comma teneva conto, ai fini dell’accesso al fondo perequativo, dei risultati conseguiti nell’azione di contrasto dell’evasione fiscale. Queste finalità sono state ammorbidite e, a mio avviso, vanificate, anzi il secondo comma è stato completamente cassato nel parere dei relatori. Il mio rammarico consiste nella conferma che la giusta attribuzione di responsabilità in ordine al grave problema dell’evasione stenta sempre, in questo Paese, a trovare il dovuto spazio, soprattutto – sottolinea infine – nel rispetto dei cittadini che pagano regolarmente le imposte dovute, al contrario delle frequenti posizioni politiche che invece, a parole, affermano la necessità di combattere questo fenomeno”.