Basta Euro Tour

salvini-contro-leuroAuditorium del Liceo Mascheroni stracolmo dove domenica 13 aprile, con il benvenuto del Sindaco Tentorio, è approdato anche a Bergamo il “Basta €uro tour”. Il convegno itinerante ideato da Matteo Salvini e dal professor Claudio Borghi, docente di Economia all’Università Cattolica di Milano, per spiegare ai cittadini i numerosi motivi per cui conviene uscire dalla moneta unica europea. «In Europa l’Italia ha sempre avuto un atteggiamento da scendiletto nei confronti dei tedeschi, delle banche e delle multinazionali: è ora di raddrizzare la schiena e di andare a testa alta; lo dobbiamo alle nostre imprese e ai nostri cittadini schiacciati da questo sistema monetario iniquo e da un patto di stabilità che sta soffocando i comuni virtuosi e l’economia». E’ stato illustrato il manuale «Basta euro! Come uscire dall’incubo», con 31 domande e altrettante risposte dedicate a chi ancora considera un disastro uscire dall’euro dove ben 10 paesi europei su 28 già stanno. Tra i relatori presente anche il direttore del Tg4 Mario Giordano che ha presentato il suo nuovo libro, «Non vale una lira. Euro, sprechi, follie: così l’Europa ci affama».

Mario Giordano ai “pacifisti”

Accidenti, che strano: non ho visto nemmeno una bandiera arcobaleno. Sui balconi, dico. Alle finestre. E nemmeno per strada. Fateci caso: non ci sono vessilli della pace. Neppure uno. Eppure vi ricordate quanti ne sventolavano ai tempi dell’Iraq? La situazione non è poi così diversa: allora c’erano i raid aerei, un dittatore arabo, le popolazioni oppresse da difendere, qualche interesse per il petrolio. Adesso ci sono i raid aerei, un dittatore arabo, le popolazioni oppresse da difendere, qualche interesse per il petrolio. Dov’è la differenza? Bisogna chiederlo agli esperti della Settimana Enigmistica, rubrica “aguzza la vista”.
Intanto la guerra è cominciata. E stavolta, nessuna indignazione. Sarà che le prime bombe à la carte sono state francesi? Si sa come sono i nostri cugini, charmant anche quando sparano: le due fregate mandate in avanscoperta si chiamano Jean Bart e Forbin, gli aerei Rafale. Sentite com’è chic? Essere presi a cannonate dalla Forbin di sicuro è meno doloroso, il Rafale probabilmente sgancia i suoi siluri micidiali con uno spruzzo di Chanel n.5. Dev’essere per forza così, perché altrimenti avremmo già le piazze invase, i balconi otturati di vessilli, Agnoletto e Casarini alla guida di una maxi marcia della pace, con gli striscioni delle Acli, e i pullman pagati dalla Cgil. I disobbedienti, in nome della pace, avrebbero già spaccato un paio di vetrine. E Annozero avrebbe già organizzato una puntata speciale sul ponte di Tripoli, con diretta della contessina Beatrice Borromeo avvolta nella bandiera arcobaleno davanti alla base di Aviano.
Invece, niente. Le agenzie registrano una dichiarazione di Gino Strada, un po’ di orfani di Rifondazione comunista e poco altro. C’è il manifesto, che onora la linea pacifista, qualche francescano sparso. E nulla più. Ma dove sono finite le masse pacifiste? Dove sono le maree colorate che sfilavano dietro la grande scritta “senza se e senza ma”? Dove sono quelli dell’articolo 11 della Costituzione? Chissà: forse sono distratti. Forse è colpa del week end lungo. Forse il pacifismo si è concesso l’ultimo week end a Saint Moritz. O forse l’ubriacatura patriottica ha fatto dimenticare che “la guerra giusta non esiste”, come urlavano solo poco tempo fa.
Se è così, beh, cari amici pacifisti, c’è ancora tempo. Ora che togliete la bandiera tricolore dal balcone, potete subito sostituirla con quella arcobaleno. Ora che a Saint Moritz la neve si scioglie potrete invadere Roma con un corteo. E così potrete chiedere ai leader della sinistra, come mai ai tempi dell’Iraq sfilavano al vostro fianco senza se e senza ma e adesso invece sono così pieni di se e di ma da arrivare a dire, come Francesco Boccia, che “concedere le basi è il minimo, bisogna fare di più”. Ma certo, di più: ci manca solo che chiedano di radere al suolo Tripoli, magari usando testate nucleari e armi batteriologiche, e poi la conversione sarebbe completa…
Per carità, la real politik va bene. Figurarsi: sono anni che la predichiamo. Sono anni che diciamo che un dittatore si può anche bombardare, se serve a salvare vite umane. Sono anni che non ci scandalizziamo per il fatto che le guerre si facciano anche per interessi economici, perché da sempre avviene così. Quello che ci fa un po’ paura è l’intergalismo dei neofiti. Soprattutto, fa un po’ ridere pensare che si possa manifestare per mesi urlando che “non esiste una guerra giusta” e poi scoprire all’improvviso che una guerra giusta esiste. E pure vicino a casa. Sarebbe interessante sentire come riescono spiegarglielo i vertici del Pd ai pacifisti. Sempre ci fossero ancora i pacifisti, naturalmente. E sempre ci fossero ancora i vertici del Pd.
So qual è la giustificazione pronto uso: questa guerra è figlia di una decisione Onu, dunque si può fare. Ma se una guerra giusta non esiste, come può esistere dopo una dichiarazione Onu? E poi ce li ricordiamo bene i Pax Cristi con Pd al seguito quando sfilavano dicendo che l’articolo 7 delle Nazioni Unite impedisce comunque la guerra. Ce lo ricordiamo Dario Franceschini quando dichiarava: “L’approvazione dell’Onu non basterebbe”. E allora? Che cos’è cambiato? Sarà che alla guida degli Stati Uniti c’è il democratico Obama e non il perfido Bush? Yes we can: le bombe black sono politicamente corrette? Profumano anch’esse come le verdurine dell’orto di Michelle? O forse la sinistra di casa nostra, nella sua totale confusione, ha scambiato Gheddafi con Berlusconi, per via dell’antico rapporto, ed è intimamente convinta che bombardando Tripoli si bombardi un po’ anche Arcore? Quanta ipocrisia: ai tempi della guerra in Bagdad i seguaci di Saddam venivano definiti “resistenza irachena”. Se c’è qualcuno disposto a definire i seguaci di Gheddafi “resistenza libica” si faccia avanti subito. Altrimenti potremo dire, una volta per tutte, che quel pacifismo era una fetenzia, robetta strumentale. E che le guerre, dall’Iraq alla Libia, si possono fare. Di sicuro non sono mai belle. Ma, a volte, possono anche essere giuste.
Mario Giordano