un’occhiatina in casa d’altri…

La morale del Pd: 400 indagati e si sentono pure superiori…
sorpresa 3.jpg«La tangente da 20 mila euro in contanti? Pensavo fosse un regalo di Natale…».  Quello di Franco Pronzato, consulente e manager amico di Pierluigi Bersani, ex responsabile nazionale per il trasporto aereo del Pd, arrestato per tangenti nell’ambito degli appalti all’Enac, è forse il caso più irriverente ma non certamente l’ultimo.
A riaccendere i riflettori sulla cosiddetta  “questione morale” all’interno del Pd ci hanno pensato i consiglieri regionali lombardi come l’ex sindaco di Genova, Marta Vincenzi, da ieri sera indagata per la tragica alluvione del novembre 2011.   
Un partito che, nonostante i sondaggi ci dicano l’opposto, appare sempre più allo sbando per le inchieste giudiziarie piombate sul partito. E così il Pd forcaiolo e giustizialista si ritrova a dover fare i conti  in casa propria con tanti, forse troppi, indagati. Almeno a contare quelli finiti nel registro dei vari pm di mezza Italia da novembre 2009, mese dell’elezione a segretario di Pierluigi Bersani.
I numeri parlano chiaro: circa 400 indagati tra esponenti nazionali e locali del partito. Un vero e proprio bollettino di guerra, ignorato da quasi tutta la stampa (tranne Libero e Panorama). Con tanto di vicende agghiaccianti come quella di Luca Bianchini, coordinatore di un circolo del Pd a Roma e condannato per tre violenze sessuali a 14 anni di carcere nel luglio scorso.
Come dimenticare poi lo tsunami abbattutosi sull’intera classe dirigente regionale del pd in Basilicata. Da  Antonio Luongo, deputato vicino alla corrente dalemiana,  al sindaco di Anzi Giovanni Petruzzi; dal governatore lucano Vito De Filippo al presidente del Consiglio regionale Vincenzo Folino; dall’ex assessore regionale Erminio Restaino al sindaco di Potenza Vito Santarsiero; dal consigliere regionale Pasquale Robortella al presidente della provincia di Matera Franco Stella, fino al consigliere provinciale di Matera Nicola Montesano. Tutti signori distinti, con la tessera del Pd in tasca. Sono accusati dei più svariati reati nell’ambito di diverse inchieste: dalla corruzione alla turbativa d’asta, fino alla truffa sui fondi europei.
La lista è lunga, anzi lunghissima: c’è “O’ Ciro” che di cognome non fa Ferrara ma Caravà, applaudito sindaco “anti-mafia” di Campobello arrestato, guarda caso, per associazione mafiosa. E’ la legge del contrappasso. Che ha colpito il Pd, fustigatore di quel “bunga Bunga” e oggi amante di una sorta di “magna magna” tutto rosso.
C’è il consigliere comunale Renzo Antonini che si è fatto beccare in flagranza di reato mentre era intento ad intascarsi una bustarella di 2.500 euro. Briciole se si pensa  all’ex numero uno della Provincia di Milano Filippo Penati, candidato per il Pd alla guida dell Pirellone ed ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo rinviato a giudizio per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti.
Scorri la lista è trovi anche Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno indagato per abuso d’ufficio; non manca il pugliese Alberto Tedesco, ex senatore indagato nell’inchiesta “sanitopoli”  e salvato dall’arresto nello stesso giorno in cui la Camera ha dato il via libera all’incarcerazione del parlamentare Pdl Papa.  C’è Vincenzo Morichino, co-proprietario della barca a vela “Ikarus” con D’Alema, accusato di frode fiscale e false fatturazioni. di fatto non poteva mancare nemmeno lui, “baffino” come era stato sarcasticamente soprannominato Massimo D’Alema: pure lui indagato anch’egli nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti all’Enac (avrebbe usufruito di cinque passaggi aerei gratuiti). Le indagini in Piemonte sulle presunte irregolarità della lista “Pensionati e Invalidi” che appoggiava la candidata alla presidenza Mercedes Bresso? O l’inchiesta giudiziaria sulle presunte infiltrazioni della Camorra alle primarie del Pd a Napoli? O Andrea Lettieri, sindaco di Gricignano d’Aversa indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. e come dimenticare il Comune di Nicotera, a maggioranza Pd, sciolto per infiltrazioni della n’drangheta. E del mega scandalo in Umbria culminato nell’arresto del vice-presidente del consiglio regionale ed ex sindaco di Gubbio, Orfeo Goracci, accusato di abuso di ufficio e addirittura violenza sessuale aggravata, in un’inchiesta che ha coinvolto altre nove ordinanza di custodia cautelare? E il governatore Bassolino? E il sindaco Rosa Russo Jervolino? Tra i tanti nomi c’è anche quello di Gaspare Vitrano, deputato regionale siciliano in quota Pd arrestato per aver intascato una bustarella da 10.000 euro da un imprenditore del fotovoltaico.
Altro giro di giostra: Bartolomeo Valentino ex assessore di Collegno, nel Torinese: 2 anni per concussione, colpa delle solite richieste per qualche pratica edilizia. Michele Cressano consigliere comunale a Vercelli: falso ideologico e abuso d’ufficio. Giusi La Ganga: 20 mesi di reclusione e multa di 250 mila euro per finanziamento illecito ai partiti. Andrea Oddone primo cittadino di Ovada condannato dal tribunale di Alessandria in primo grado a 8 mesi omicidio colposo. Ma il Pd non si fa mancare nulla: anche la bancarotta fraudolenta con Franco De Amicis ex segretario del partito nel Basso Canavese. Nella vicina Liguria troviamo un altro Franco che di cognome fa Bonanini, presidente del Parco delle Cinque Terre e parlamentare europeo. Per lui poca roba: truffa e associazione a delinquere. C’è Giancarlo Cassini assessore regionale all’Agricoltura: associazione a delinquere, corruzione e altri reati. Una decina in Emilia romagna: sindaci, assessori, semplici attivisti. Altrettanti in Toscana. Anche qui consiglieri, primi cittadini. Con accuse disparate: truffa aggravata, corruzione, concussione. Per arrivare al crac in Lombardia con un Ambrosoli imbarazzatissimo.
Alla fine i conti si fanno in fretta: quasi 400. Un record. Soprattutto se si pensa che il 90% degli indagati o condannati sono nelle Regioni in mano al Pd da anni. Tradotto: dimostrano il loro vero valore dove governano. E con Mps siamo solo agli inizi…