A Milano il centrosinistra propone le “nuove ronde”

imagesCAWQWALG.jpgE adesso la Giunta di Pisapia ha pensato alle “unità mobili sociali”, ma guai chiamarle “ronde”… Quei gruppi di cittadini volontari che tanto fecero discutere nel 2009, quando il Decreto Maroni li rese legali tra le mille e più polemiche. Ora, a distanza di anni, a rilanciare la figura del “cittadino in pettorina” è il Comune di Milano, pronto a lanciare in autunno  un doppio avviso pubblico per la ricerca di volontari e finanziatori per quelle che saranno chiamate le “unità mobili sociali”. Certo si muoveranno in aree ben precise, come le linee della metropolitana e i bus, per “aiutare le persone in difficoltà, gli emarginati, gli invisibili”. Un’idea che ha fatto scatenare le opposizioni che rivendicano la paternità del progetto che all’epoca finì al centro di incredibili, quanto ipocrite, polemiche. L’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano, però, ci tiene a precisare che “non si tratta di ronde, ma avranno il compito di agganciare le persone fragili, deboli e che vivono nella solitudine per portarle nei dormitori, nei centri, nei pronto soccorso”. Bravo ! e questo cosa significa.. se vedranno un marocchino con una mazza sfasciare la testa a qualche milanese o aggredire qualche donna nel parco dovranno girare la testa da un’altra parte ??.. Bravissimo !!

Ronde bloccate in prefettura

ronde volontarie.jpgC’è chi è pronto da mesi a partire con i servizi di “osservatori volontari”, come li definisce il decreto Maroni del 2009, e non può farlo. È il caso dell’Api (Associazione poliziotti italiani) di Bergamo. «Già a novembre 2010 abbiamo depositato la richiesta di iscrizione, con un primo elenco di rondisti, in Prefettura, così come prevede la legge. Da allora però non abbiamo avuto nessuna risposta» spiega Memoli, il presidente provinciale. In progetto non potrà diventare operativo finché non ci sarà il timbro della Prefettura. «Non sappiamo nulla delle reali ragioni per cui non ci sia stata rilasciata l’iscrizione all’elenco dalla Prefettura – dice Memoli -. Nessuna spiegazione ci è stata data e a questo punto penso che sia un fatto politico. Voglio dire che probabilmente le autorità di pubblica sicurezza a Bergamo non sono particolarmente predisposte a collaborare con questo tipo di esperienze. Siccome da parte delle Prefetture c’è la massima autonomia nel decidere sull’iscrizione agli elenchi, non possiamo fare altro che rimanere in attesa».
Secondo il presidente provinciale, l’Api avrebbe tutti i requisiti necessari per iniziare l’attività con gli osservatori volontari. «Da tre anni la nostra associazione opera a Milano con oltre cento uomini in accordo con il Comune. È un modello collaudato e aspettiamo di poter fare lo stesso a Bergamo. Per il momento abbiamo depositato un elenco di circa venti nomi, appartenenti alle forze dell’ordine e non, ma altre persone potrebbero aggiungersi». I contatti con Palazzo Frizzoni sono stati fin qui solo informali. «Il Comune aspetta la nostra iscrizione per poter discutere di progetti concreti di collaborazione. Uno degli obiettivi di cui si era parlato insieme all’assessorato alla Sicurezza è quello di operare nell’area della Malpensata, una delle più delicate per il tema della sicurezza. Noi siamo disponibili, vedremo le richieste. Prima però sarà necessario ottenere risposte dalle autorità competenti».