Un pensiero su “Dove eravamo

  1. Premesso che le vittime sono uguali ad ogni latitudine, longitudine, paese, credo, colore, lingua.
    L’Italia rischia di perdere uno dei pochi motori economici ancora accesi che tiene ancora in volo, sia pur con fatica l’aereo Italia con i suoi passeggeri, più o meno meritevoli.
    I danni ed i rischi a breve e medio termine, diretti ed indiretti di questo sisma/regione, nell’attuale momento congiunturale Italiano/Europeo/globalizzazione Mondiale, non sono paragonabili a nessuno dei terremoti precedenti, avvenuti in Italia.
    Nessuno si è ancora reso conto che il terremoto in Emilia stà aprendo le porte agli speculatori nostrani – europei – mondiali – fondi sovrani – cina ecc.
    Perchè le difficoltà oggettive attuali i tempi faraginosi/biblici della nostra burocrazia, politica e delle nostre banche; non si conciliano sia con le tempistiche di produzione, domande/offerte, ordini in corsi e non evasi, commerciali, sia di immediate offerte della concorrenza, pronta a sopravanzare sulle rovine ed i cadaveri, di attività agricole, alimentari, enogastronomiche, produttive di base, culturali, (Mirandola il famoso Pico), artistiche, moda, motoristiche, tecnologie di nicchia, industriali, arredo, designer, high tech, di eccellenza medicamentali, chi più ne ha più ne metta, cotruite in oltre 50 anni di duro lavoro.
    Verrà meno uno dei pochi bancomat ancora aperto a cui attingeva lo Stato Italiano.
    Come ci fù la fuga dei cervelli all’estero, rischiamo a breve, la fuga e dispersione delle tecnologie d’eccellenza, verso le sirene/meretrici società estere, che offrono nell’immediato tutto e di più, a chi solo e senza risorse è abbandonato a se stesso dal suo paese.
    Con il rischio di altri posti di lavoro cancellati nell’immediato e molti di più nel futuro, dalle società ex italiane diventate estere e concorrenti.

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