Basta negozi cinesi e phone center

Commercianti preoccupati dal degrado di diverse vie e quartieri.

Riunione per parlare della crisi del commercio in città: organizzata da Lorenzo Carminati della Lista Tentorio e ha visto la presenza dei negozianti di Bergamo, dei consiglieri regionali bergamaschi Daniele Belotti, Pietro Macconi, Marcello Raimondi e Carlo Saffioti (che in Regione è il presidente della Commissione Attività Produttive) e dell’assessore alle Attività Produttive del Comune di Bergamo Enrica Foppa Pedretti. E proprio il Comune ha annunciato che metterà a disposizione un fondo per i commercianti in crisi, in particolare per quelli che non fanno parte di nessun distretto del commercio. Con questo provvedimento si vogliono tutelare anche i negozi delle zone periferiche della città. Nel corso dell’incontro gli stessi commercianti hanno fatto sentire la loro voce mettendo sul tavolo il problema del degrado di vie e quartieri che porta inesorabilmente alla crisi del commercio e alla chiusura dei negozi tradizionali. In particolare gli esercenti hanno evidenziato la concentrazione, in alcune vie, di negozi, per lo più stranieri, che non portano servizi ai residenti e che hanno l’effetto di allontanare i cittadini da quella zona di negozi.
Se via Quarenghi è uno dei casi più clamorosi della trasformazione in ghetto di quella, che anni fa era considerata una delle vie del commercio e dell’artigianato del centro storico, ci sono altre vie che “soffrono” in modo diverso la presenza, seppur legale, di negozi gestiti da extracomunitari. Per i commercianti il degrado di alcune vie è legato alla presenza di negozi cinesi, ma soprattutto di phone center che non portano alcun beneficio al commercio tradizionale. Innanzitutto perché sono tanti e spesso concentrati in poche centinaia di metri e poi perché non rendono un adeguato servizio al quartiere che invece avrebbe bisogno di negozi di vicinato tradizionali (il panettiere, il salumerie, il fruttivendolo). Sono state portate come esempio alcune zone della città come via Bonomelli, via Paglia nella parte bassa, via Moroni, dove qualcuno ha indicato la presenza di ben otto phone center e via San Bernardino. Ma anche nel quartiere di San Leonardo sarebbero stati contati una decina di questi phone center per stranieri. «Il fatto è che non c’è alcuna legge che regolamenta l’apertura di questi negozi, la Regione aveva provato ad approvare una legge imponendo requisiti igienico-sanitari simili a quelli dei bar, ma a seguito di un ricorso è stata bocciata dal Tar per anticostituzionalità », hanno spiegato i consiglieri regionali presenti. Finora l’unico strumento per tutelare il commercio tradizionale è nelle mani del Comune che può favorire l’apertura dei distretti. All’incontro era presente anche un dirigente del settore Commercio della Regione Lombardia, che ha illustrato le modalità di finanziamento per i commercianti soprattutto con il bando del distretto del commercio. Si tratta di una forma di partecipazione tra pubblico e privato dove la Regione copre il cinquanta per cento delle spese destinate a tutto ciò che può migliorare il commercio come forme di marketing, arredi urbani e copre le spese del singolo commerciante che vuole migliorare l’aspetto del negozio. Di questi bandi ne è stato fatto uno nel 2009 e adesso è stato aperto il secondo. In provincia di Bergamo sono già 10 i distretti del commercio, in città è stato istituito quello di “Bergamo centro” che comprende i negozi del centro storico di Bergamo bassa. (Il Giornale di Bergamo, 30-01-2010)

Basta negozi cinesi e phone centerultima modifica: 2010-02-05T12:04:00+01:00da leganord.b
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