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Crisi Grecia/ L’isola felice: più che Magna Grecia, una Grecia che magna… a ufo

Lunedí 10.05.2010 15:21

Di Gabrio Casati

Il Governo di Atene ha varato misure draconiane di contenimento della spesa pubblica per evitare il fallimento. Un percorso più duro da attuare in tempi molto più brevi (3 anni) di quanto fatto dall’Italia nel 1992. Sospensione di tredicesime e quattordicesime, riduzioni salariali, aumento delle imposte, aumento dell’età pensionabile di 10 anni in un colpo solo. In gioco c’è – come ammesso dal Presidente Papandreu – “la sopravvivenza della Grecia come stato indipendente”. Ma, a giudicare dagli andamenti dei tassi dei titoli del debito pubblico ellenico, le misure del Governo ancora non convincono i mercati.

Nel frattempo, 3 morti ad Atene nel corso dei primi disordini sociali scoppiati per la rabbia dei lavoratori, mentre le famiglie più ricche trasferiscono patrimoni all’estero per miliardi di euro. Un disastro di cui è difficile intravvedere gli esiti. In tutta Europa si guarda con estrema preoccupazione ad Atene, scongiurando possibili “contagi” a paesi – primi fra tutti Portogallo e Spagna – il cui fallimento trascinerebbe nel baratro l’Unione Monetaria e, con essa, la stessa Unione Europea per come l’abbiamo conosciuta fino a oggi.

Eppure c’è un incantevole angolo d’Europa che rimane placido e sereno. E ce l’abbiamo in casa: la Sicilia. Un’isola felice che pare esente da qualsiasi impatto della crisi globale, certa del proprio futuro di incontenibile sviluppo.In questo meraviglioso clima di fiducia e spensieratezza, persino l’odio atavico tra centrodestra e centrosinistra scompare, dando vita a inedite forme di governo in cui i migliori uomini dei due schieramenti si uniscono sotto la guida di un Presidente estraneo a entrambi e sinceramente autonomista come l’onorevole Lombardo, fondatore del Mpa.

E così, la Giunta Lombardo, nata con il centrodestra ma ora sostenuta esternamente da parte del PD, ha deciso di lanciare al mondo intero un segnale forte di speranza per il futuro: 4.500 nuove assunzioni in Regione Sicilia. Una decisione contenuta nella finanziaria regionale approvata il 30 aprile scorso dall’Assemblea Regionale Siciliana, con voto favorevole ed emendamenti “migliorativi” anche del Pd.

Già, perché, evidentemente, 21.000 dipendenti per una Regione di 5 milioni di persone – contro i meno di 4 mila della Lombardia  che di abitanti ne ha 10 milioni – sono ancora troppo pochi. Del resto la Regione Sicilia offre notoriamente prestazioni e servizi ai propri cittadini di gran lunga migliori di quelli della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia o della Toscana, senza fare debiti e contando su risorse proprie ottenute grazie a un’evasione fiscale inesistente.

Meglio quindi passare d’un colpo a 25.500 dipendenti regionali, oltre 13 volte, in proporzione, di quelli di Regione Lombardia. Chissà perché quello stolto di Papandreu non ha pensato a un gesto analogo per convincere le istituzioni internazionali e i mercati a stanziare prima gli aiuti per la Grecia? Fatte le debite proporzioni, Atene avrebbe potuto assumere 11.000 nuovi impiegati statali, altro che tagliare tredicesime e quattordicesime!

Frau Merkel e i tedeschi non avrebbero certo battuto ciglio, come del resto sembra che i lombardi e il governo Formigoni non abbiano nulla eccepire di fronte alle prodezze bipartisan della Regione Sicilia. Il cui conto, ça va sans dire, sarà recapitato direttamente nei modelli Unico dei contribuenti delle regioni “solidali”, Lombardia in testa, a partire dal 2011. Giusto per festeggiare un po’ i 150 di Unità d’Italia, nella consapevolezza che la crisi è solo cosa nostra.

da Affariitaliani.itultima modifica: 2010-05-12T00:33:00+02:00da leganord.b
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