Federalismo, l’ultimo decreto. Parte dell’Iva finisce alle Regioni

Gli enti locali potranno aumentare l’Irpef fino al 3%. Costi standard per la sanità
Tremonti esulta: «Una riforma che unisce». E Bossi: ora le elezioni si allontanano

Calderoli sorriso 1.jpgLa Lega incassa l’ultimo tassello del federalismo fiscale, ma sulla riforma Gianfranco Fini mantiene cautela (!!!).
Con il via libera preliminare del Consiglio dei ministri su fisco regionale e costi standard della sanità il governo incassa il primo dei cinque punti programmatici indicati da Berlusconi e completa la «rosa» dei sette decreti attuativi della riforma che conta di mandare in porto entro marzo. «Il processo è quasi terminato», fa sapere il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e con il voto di oggi abbiamo realizzato il 90% del pacchetto», aggiunge Roberto Calderoli.
Ma l’accelerazione del governo che ha accorpato in unico decreto i tre settori del fisco regionale, di quello provinciale e della sanità, irrita i governatori. «Il governo ha sbagliato sul metodo», attacca il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. Mentre il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, arriva a parlare di provvedimento «incostituzionale». Il decreto, che ora va all’esame dell’apposita commissione parlamentare prima del varo definitivo, rimodella le tasse di Regioni e Province.
I governatori potranno contare per i loro bilanci di una forte compartecipazione all’Iva. L’imposta sarà resa «territoriale» e distribuita in base ai consumi. Ma, soprattutto, servirà per alimentare il fondo per la solidarietà tra Regioni ricche e povere. C’è poi l’addizionale Irpef, che potrà essere manovrata fino ad arrivare al 3% nel 2015. Vengono poi cancellate sei microtasse. Arrivano poi i criteri per i costi standard della sanità, con tre Regioni che dovranno essere scelte come punto di riferimento.
Lo scontro si accende soprattutto sulle tasse. O meglio, sulla «manovrabilità da parte delle Regioni dell’addizionale Irpef, che per i governatori del Sud farà aumentare la pressione fiscale e, aggiunta al fatto che l’azzeramento dell’Irap riguarderà solo chi ha i conti in ordine, rappresenterà una «fiscalità di svantaggio» per il Meridione. Restano cauti i finiani che, con il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, sottolineano la necessità di mantenere gli «equilibri» nella garanzia dei servizi essenziali evitando di penalizzare il Mezzogiorno. Dal ministro del Tesoro arrivano, però delle rassicurazioni. Non ci sarà nessun aumento delle tasse, dice Tremonti aggiungendo che, tra l’altro, che si tratta di una riforma che «non divide ma unisce» il Paese.
L’aumento dell’Irpef, spiega il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, escluderà le prime due fasce di reddito, dunque le Regioni «potrebbero aumentare l’Irpef per i redditi medio-alti del 2,1% nel 2015», ma «non potranno aumentare complessivamente la pressione fiscale». In ogni caso nell’idea del governo al rafforzamento dell’Irpef regionale dovrebbe corrispondere a una diminuzione di quella statale, che potrebbe arrivare con la riforma del fisco sulla quale, ha detto ieri Tremonti, presto «il governo chiederà la delega».
Ma l’opposizione teme che la riforma possa pesare sui cittadini. «Il federalismo così come è – attacca il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini – scassa lo Stato, fa aumentare le tasse e mette le mani nelle tasche dei cittadini per finanziare un progetto confuso che sovrappone le competenze e per di più fa aumentare la spesa pubblica».
Vanno risolti i nodi posti dalle Regioni, dice anche il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, altrimenti «sono solo chiacchiere». Secondo i democratici, con Francesco Boccia, tra l’altro, l’accelerazione di oggi sui decreti attuativi è una «forzatura da parte di chi ha paura del voto». Non è così, invece, per la Lega che vede le elezioni «allontanarsi un po’».  L’approvazione dei decreti è, per Umberto Bossi, un «buon segno per il prosieguo della legislatura». La scelta, d’altra parte, sottolinea Bossi citando Tremonti, era tra «spezzare l’albero storto della finanza pubblica o raddrizzarlo, e si è scelto di raddrizzarlo». (da Eco di Begamo,8-10-2010)

Federalismo, l’ultimo decreto. Parte dell’Iva finisce alle Regioniultima modifica: 2010-10-10T17:37:00+02:00da leganord.b
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