La Cina corre. Una lezione per noi italiani

Ho letto con molto interesse gli articoli di Carlo Dignola, inviato a Shanghai e all’ Expo. Alla fine di settembre di quest’anno, con una delegazione dell’Ance Lombardia abbiamo visitato questa città e la sua esposizione così esemplare del cosiddetto «modello cinese». È un mondo caratterizzato da numeri impressionanti in ogni situazione, al punto da rendere «enorme», «grandissimo», «veloce» sinonimi di «cinese».
Arrivi all’aeroporto da Dubai (altro mondo in ebollizione) e percorri dal terminal ultratecnologico per decine di minuti una galleria che non finisce mai. Al posto di controllo ti mettono in coda, ordinata, per il controllo dei passaporti. Con scanner e computer registrano i tuoi dati, forse troppi, informandoti ogni secondo di quello che succede, sia in cinese che in inglese, con schermi tipo I-Pad . E le faccine colorate rosse, gialle e verdi di «Brunetta», sulla soddisfazione dell’utente nei confronti dei funzionari di frontiera, sono già realtà funzionante! Sarà solo facciata? Non lo so, ma la prima sensazione è che qui le cose funzionano. L’aeroporto è a 40 km dalla città, ma il treno a levitazione magnetica ti catapulta a 400 km all’ora in sette minuti nel centro della città. La nostra guida cinese, che oltre a guidare i turisti, ha una fabbrichetta di cerniere in società con un italiano, ci ricorda che 20 anni fa qui, al di qua del fiume, c’erano solo campi di riso e ora c’è una nuova città, con 20 mila grattacieli e 18 milioni di abitanti. E ricorda a memoria il giorno in cui Teng Siao Ping venne a Shanghai e disse al sindaco «ogni anno voglio vedere qui un cambiamento, e ogni tre anni un grande cambiamento!». Hanno mantenuto l’impegno, eccome! Nella selva di grattacieli che è oggi Shanghai centro, da far impallidire anche New York, visitiamo il cantiere della nuova torre più alta della città con i suoi numeri: 600 metri, 1,5 miliardi di euro di investimento, 1 milione di tonnellate di acciaio, cantiere aperto 24 ore al giorno 365 giorni all’anno, circa 6.000 operai nel massimo impiego di manodopera, consegna 2014. Neanche riusciamo a pensarci, noi costruttori italiani a questi numeri e a questa velocità. Eppure svoltiamo l’angolo e ci imbattiamo in catapecchie fatiscenti da quarto mondo in parte a baracche di cantiere.
Incontriamo il console italiano con due svegli funzionari, che ci sintetizzano mirabilmente: «La Cina è veloce, il partito decide e il socialismo reale di mercato qui funziona, dove serve il mercato c’è il mercato, vero e spietato, dove serve la protezione della produzione dallo Stato non entri nemmeno con le cannonate! La Cina è enorme e qualsiasi “torta” (prodotto) vogliate cucinare, loro la fanno più grande ed in fretta, copiando il meglio da tutto il mondo». Chiediamo che resti da fare a noi italiani. «Possiamo fare solo la ciliegina sulla loro torta, con il nostro gusto, l’eleganza e la classe che ci riconoscono». Al ritorno la nostra guida conferma, dicendo che all’Expo di Shanghai i padiglioni cinese e italiano sono la dimostrazione «che la Cina è grande, ma l’Italia è elegante». Il messaggio è passato, anche se sull’aereo mi rendo conto di allontanarmi dal nuovo centro del mondo, con il rammarico che solo quarantanni fa eravamo noi i «cinesi», perché il lavoro e l’ingegno ci dava una grande fiducia nel futuro! Arrivando a Malpensa ho la spiacevole ma netta sensazione di aver lasciato alle spalle il futuro e di aver davanti il passato. Non sono d’accordo con Formigoni quando dice che ci batteranno fra dieci anni. Penso che ci abbiano già battuto e non vorrei che fra dieci anni mangiassero anche la ciliegina italiana! Spero per i miei figli di svegliarci alla svelta, insieme a tutta l’Europa, correndo almeno un po’ come loro, senza abbandonare quello che di buono abbiamo creato. Altrimenti dovremo solo portare da camerieri la torta dei cinesi, senza neanche più la cilegina sopra ! 
 Valter Andreoli 

(da Eco di Bergamo, 6-11-2010)

La Cina corre. Una lezione per noi italianiultima modifica: 2010-11-06T17:59:00+01:00da leganord.b
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