Come tutti benissimo sanno, l’articolo cinque della Costituzione Italiana scolpisce che: “ La Repubblica, una e indivisibile…..”.
Niente di più errato e maldestro fu mai scritto, perché chiunque apre e sfoglia serenamente un libro di storia capisce che quelle epiche parole, scritte a seguito della disastrosa e grottesca sconfitta militare Italica nella seconda guerra mondiale, sono solo vane e inutili promesse. Durante i molti secoli di dominazione Romana si credeva che tutto fosse immutabile per sempre, ma poi arrivarono i selvaggi barbari, cosi sempre erroneamente detti. Tali dotti e pacifici popoli restarono e prosperarono per quasi cinque secoli, e tutto sembrava immutabile, ma poi arrivarono i Germanici. Tali figuri restarono tranquillamente tre secoli, e tutto pareva duraturo, ma poi arrivarono altri e altri e altri ancora. Gli Spagnoli campeggiarono allegramente da noi per oltre duecento anni. Il brigante Napoleone saccheggiò tutto il possibile per anni, e non pago relegò a ridente borgata turistica la Serenissima Repubblica Veneziana, che da secoli regnava ovunque. Gli Austriaci sembravano mai volersene andare, ma alla fine furono cacciati dal popolo inferocito a tegolate. Per non parlare del Regno Borbonico, i vari pittoreschi staterelli autonomi, i Gonzaga a Mantova, gli Sforza a Milano, i Medici a Firenze, sul famigerato stato Pontificio stendo un velo pietoso e altre moltitudini di piccole realtà totalmente autonome. Come non ricordare per ultimo il tragicomico e casereccio regime fascista Italiano, che addirittura contava gli anni su di un proprio bizzarro calendario, tanto era maldestramente convinto di durare per sempre.
E in tutti questi secoli tutti proclamavano gagliardamente che: “Il nostro dominio è uno e indivisibile…”.
Ora, con solamente centocinquanta anni di vita la Repubblica Italiana si sente eterna. Certo, fin che dura.
Chi può dire cosa riserva il futuro alle nostre martoriate terre, nelle stravaganti quartine di quel mattacchione di Nostradamus niente è scritto in merito. Magari tra cento anni San Marino s’infervora, e nazionalizzando tutti i risparmi, lì trafugati da avidi notabili togati nostrani, si arma e conquista l’Europa dominandola per secoli. Oltreoceano magari i Sioux escono dalle loro malconce roulotte, e si riprendono il maltolto cacciando a pedate gli strampalati e goderecci yankee, rigettandoli finalmente a mare. E cosi via per tutto il bizzarro pianeta, niente è per sempre, e sfido chiunque a giurare il contrario.
Adesso per festeggiare questa temporanea unità d’Italia, si sperpereranno inutilmente tanti di quei soldini, che a un paese disastrato economicamente come il nostro, farebbero molto comodo per altre primarie necessità di sussistenza vitale di massa. Per non contare che dovremmo subire mestamente per mesi i più esilaranti e commoventi discorsi unionisti, e vedere immani banchetti sontuosi con invitati titolati in livrea che gozzoviglieranno senza ritegno, e alzando i calici si abbevereranno brindando alla memoria ed eroismo dei nostri progenitori, gonfiandosi e battendosi orgogliosamente il petto come se fosse merito loro.
Nessuno metterà mai in dubbio la tenacia e il valore dei nostri antenati, ma penso che sia umanamente meglio ricordarli non per le feroci guerre di sterminio e conquista, ma solamente perché hanno resistito e continuato imperterriti sul loro difficile cammino per noi. Oggi siamo in Italia, domani o tra cent’anni chi può saperlo chi governerà sulle nostre terre.
Bertana da Barbariga