Compleanno della Lega, grande festa alla fiera

Sabato 5 marzo, al Polo fieristico di via Lunga, la Lega Nord celebrerà con una grande festa il 25° anno di presenza in Bergamasca.

lega_mostra-300x225.jpgE’ il 6 dicembre del 1985 quando al centro “Serughetti-La Porta”, in città, Umberto Bossi parla al pubblico: è il primo incontro, di cui oggi si ha traccia, del leader del Carroccio in Bergamasca. Quello che è accaduto dopo è, invece, storia ben più nota: di lì a poco, infatti, la Lega guadagna enormi consensi in Bergamasca tanto da diventare la prima provincia per il Movimento. Tanto da arrivare, nel 1987, ad aprire la prima sede della Lega in via Sant’Orsola. Ed è proprio negli uffici di un notaio del capoluogo orobico, due anni più tardi, che risulta depositato l’atto costitutivo della federazione dei movimenti autonomisti padani, con tanto di statuto, che dà vita alla Lega Nord. Sono gli esordi in terra orobica di quello che ormai da anni si è affermato come primo partito in provincia. Per festeggiare 25 anni di successi la Segreteria Provinciale Lega Nord ha organizzato per sabato 5 marzo, presso il Polo fieristico di via Lunga, una serata di gala alla quale parteciperanno, oltre a parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali, sindaci e semplici simpatizzanti, anche il segretario federale Umberto Bossi, i ministri Roberto Calderoli, Roberto Maroni, il viceministro Roberto Castelli, il segretario nazionale Giancarlo Giorgetti, il presidente del Piemonte Roberto Cota, il vicepresidente della Lombardia Andrea Gibelli, il presidente del Consiglio della Lombardia Davide Boni e il presidente della Provincia di Bergamo Ettore Pirovano.

Durante la festa, alla quale è prevista la partecipazione di circa 2.000 persone, saranno assegnati dei riconoscimenti a coloro che, più degli altri, hanno contribuito al raggiungimento dei successi che la Lega Nord-Lega Lombarda ha ottenuto sul territorio.

Nell’ambito delle celebrazioni per il 25° anniversario di presenza a Bergamo e provincia della Lega Nord – Lega Lombarda, presso il Polo fieristico è stata allestita anche una mostra che ripercorre la storia del partito in terra orobica. 27 pannelli espositivi racconteranno attraverso fotografie e ritagli di giornale, le tappe più importanti del movimento politico nella Bergamasca: dalla nascita della Lega Lombarda all’exploit alle regionali del 2010, dai raduni di Pontida alla prima Berghem Fest.

La festa, inoltre, sarà l’occasione per festeggiare il federalismo municipale, ormai in procinto di essere votato alla Camera.  Nel corso della serata verranno ricordati anche Yara Gambirasio e Daniel Busetti, la cui tragica scomparsa ha profondamente scosso non solo le comunità di Brembate Sopra e di Martinengo, ma tutta la Bergamasca.

Dicono di NOI

«Vent’anni dopo la Lega è costretta a ripensarsi»

Il primo libro su Bossi: il Senatur abile a giocare su tanti tavoli e a far convivere gli opposti. «I lumbard al bivio, fra voglia di stabilità e ritorno alle origini movimentiste»

PIB.jpgVent’anni dopo, e ora che è il partito senior della Seconda Repubblica, la Lega deve ripensare se stessa. È questa una delle tesi del libro del giornalista e saggista Giuseppe Baiocchi, «Bossi-Storia di uno che (a modo suo) ha fatto la storia», edito da Lindau e nelle librerie in questi giorni. L’autore, ex «Corriere della Sera», conosce anche i dettagli e il dietro le quinte, i pregi e i difetti del Carroccio: è stato, fra l’altro, direttore della «Padania» dal ’99 al 2002, pur senza essere leghista. Ama definirsi «cristiano senza aggettivi» e il suo libro, con una prefazione del sociologo Giuseppe De Rita, farà discutere. Un racconto del nostro tempo attraverso l’avventura dell’eterno fuoricorso in Medicina, scritto col passo dell’analista storico (Baiocchi è stato assistente di Giorgio Rumi alla Statale di Milano), estraneo sia al pregiudizio sfavorevole sia all’enfasi lumbard. Un libro che, oltre allo spessore culturale e all’indagine raffinata, ha un pregio in più: se sul Carroccio in questi anni sono stati scritti più di 60 libri, quello di Baiocchi è il primo su Umberto Bossi, il condottiero padano alla vigilia dei 70 anni. La narrazione umana e politica di un protagonista – comunque lo si voglia valutare – della Seconda Repubblica, fondatore e padre-padrone della Lega. Ne esce un ritratto inedito e problematico di un personaggio carismatico che, nel bene e nel male, ha cambiato e poi condizionato la geografia politica, influendo pure sul linguaggio pubblico e sul costume politico.
Cominciamo da qui, dal fatto che la Lega si deve ripensare.
«Sì, perché il serbatoio culturale che si era riempito dieci anni fa e su cui ha vissuto di rendita in quest’ultimo periodo adesso è in riserva. Il partito-movimento deve ritrovare un alimento culturale nuovo in tempi cambiati, anche perché nel frattempo la Lega è cresciuta come potere territoriale. E pure rispetto al governo nazionale, di cui è parte, deve ritrovare la sua ragion d’essere. Il problema è che questo bisogno di ripensare se stessa è in un quadro del Paese che trasmette una voglia di voltare pagina, accompagnata però da una stanchezza diffusa e dove non compare all’orizzonte nessun profeta del nuovo».
Deve stabilire cosa farà da grande?
«Esatto».
C’è un paradosso: la Lega è il più vecchio partito, eppure si percepisce e trasmette l’idea di essere sempre «nuovo».
«La Lega vive questa situazione con disagio e sofferenza, con la paura di essere impiccata a ciò che è vecchio, mentre è sempre stata la novità: il paradosso è questo ed è accentuato dal fatto che i lumbard non sono ancora arrivati a fine corsa perché il federalismo, che in ogni caso è un percorso lungo, è ancora tutto da attuare».
Lei sostiene l’idea che la Lega sia l’espressione di un nuovo doroteismo, cioè della corrente moderata della vecchia Dc.
«La mia opinione deriva dal modo con il quale gli amministratori locali della Lega si stanno affermando: bene o male, e a parte alcune eccezioni negative, sono stimati dagli elettori perché sono pragmatici e concreti. In questo modo recuperano, magari senza saperlo e senza ammetterlo, l’antica tradizione di buon senso del doroteismo democristiano. E questo spiega perché siano così duri nei confronti dell’Udc di Casini: è il classico caso dei fratelli-coltelli, di una competizione nello stesso bacino sociale e culturale».
Doroteismo in salsa leghista e combinato con l’essere sindacato del territorio.
«Sì, la forza della Lega è appunto quella di essere sindacato del territorio, ossia di aver quotato sul mercato politico i problemi locali. Ma è anche la sua condanna: va bene solo finché la strategia è alta e non sempre è così».
Lei accredita la Lega anche di un neoguelfismo.
«I lumbard si collocano in una situazione neoguelfa nel senso che si oppongono ai ghibellini del laicismo giacobino. In sostanza, sono legati alla tradizione, alla comunità e al policentrismo tipicamente italiano. La mia idea, tuttavia, è che l’Italia forse non sarà mai una nazione vera e propria, ma certo è una civiltà. E quindi sovrapporre una civiltà padana, autonoma e separata, non regge: questa è una sfida che il partito di Bossi ha davanti a sé».
Scricchiola anche il teorema della Lega di lotta e di governo.
«Roma alla fine digerisce tutto e ormai anche i leghisti sono considerati omologati, una parte del sistema».
Dunque, anche loro partecipi di «Roma ladrona»?
«Non lo so. Hanno sempre un bisogno di differenziarsi: si sono omologati, ma non sono stati digeriti. Credo comunque che, senza andare a talune provocazioni, nell’animo della Lega resti un’istanza di diversità».
Ritiene perciò difficile stabilire un confine fra la posizione di lotta e di governo?
«Guardi, Bossi ha sia il popolo sia il rapporto con la sua comunità. De Rita, che è una persona molto intelligente, nella prefazione al mio libro spiega che il Senatur ha trasmesso ai militanti la sensazione di far parte di un popolo. Credo anch’io che finché Bossi regge, la Lega riesca ad essere al contempo partito di lotta e di governo, perché questo doppio binario sta dentro la sintesi di un movimento di popolo».
Lei, citando Machiavelli, lascia intuire che Bossi, il giorno in cui vede la mala parata, ritornerà al movimentismo delle origini.
«È già successo: in diverse circostanze il leader ha sacrificato un po’ di dirigenti e ha usato la base per sparare contro il quartier generale: alla maniera di Mao. Bossi è sospettoso e la sua diffidenza è leggendaria. Ritrarsi verso le origini? Di tanto in tanto questa tentazione c’è e la base in questo lo seguirebbe. Ritorno alle origini vuol dire anche spregiudicato movimentismo, del resto il capo ha sempre giocato su tanti tavoli».
Questa tentazione, tuttavia, andrebbe a collidere con lo status quo della Lega che governa il territorio.
«Qui si apre un conflitto fra il bisogno di stabilità, richiesto dal potere diffuso degli amministratori sul territorio, e la dimensione esclusivamente politica che è movimentista. Un conflitto aperto e da gestire: Bossi, comunque, è molto bravo a far convivere gli opposti».
Nel libro c’è un cenno all’ipotesi che il declino di Bossi si intravvede dentro il suo mondo.
«Il partito è diviso e mi sembra che le congiure ci siano, più per ragioni di potere che per strategia. Mi riferisco in particolare alla bizzarra ed effimera nomina di Aldo Brancher, lo storico ufficiale di collegamento con Berlusconi, a ministro per l’attuazione del federalismo: nomina e funzione esauritesi in un paio di settimane nel luglio scorso. Però spia evidente della velleità di trasformare il leader in un’icona da esibire e da santificare, mentre la direzione reale del movimento e delle strategie politiche può passare in altre mani».
A proposito di congiure, lei, nel negare che Bossi sia un capopolo alla Masaniello, lo paragona al boemo Albrecht von Wallenstein.
«Sì, siamo sempre nel ‘600, ma nell’Europa della Guerra dei Trent’anni. Wallenstein è l’ultimo dei grandi condottieri: esce dal nulla, conquista un territorio e un principato grazie al suo fiuto politico spregiudicato e alla sua straordinaria capacità di approntare eserciti e di guidarli in battaglia».
Dunque, per concludere: Bossi non è un agitatore effimero, un illusionista plebeo e neppure uno scherzo del destino. Lei che lo conosce bene come lo definirebbe?
«Una premessa: lo malattia lo ha un po’ cambiato. Più comprensivo, talvolta meno spigoloso, più aperto a cogliere e a considerare il peso della dimensione umana, la forza degli affetti, l’indulgenza necessaria per meglio convivere. In certe cose è simpaticissimo, in altre urticante. Come già diceva Montanelli, ha un carattere forte e, come tale, qualche volta si rivela un brutto carattere».

Pontida : Lavori in corso al pratone della Lega

bandiere lega.jpgI raduni di Pontida finiscono spesso nel fango. Così si è deciso di correre ai ripari.

In queste settimane il pratone che costeggia la Briantea, sede ormai storica delle adunate dei lumbard, è oggetto di un’operazione di sistemazione, per impedire che si formi l’effetto “vasca da bagno” che mette a mollo simpatizzanti e organizzatori. Il pratone dei raduni leghisti è di proprietà della Pontida-Fin, società che fa capo al Carroccio dopo che i militanti l’hanno pian piano acquistato per impedire che lì sorgessero strutture residenziali visto che di terreno edificabile si tratta. La società leghista dunque paga l’intervento di sistemazione, col beneplacito del sindaco il parlamentare leghista Pierguido Vanalli.

Azione dimostrativa alla stazione ferroviaria

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Stazione, la Lega in mezz’ora raccoglie 3 sacchi di spazzatura :

Tre sacconi di spazzatura raccolta in mezz’ora. L’iniziativa di denuncia della Lega Nord per stigmatizzare la sporcizia che si trova alla stazione ferroviaria di Bergamo è stata un successo, almeno dal punto di vista quantitativo. L’obiettivo dei volontari lumbard, scesi in campo con Luisa Pecce e il consigliere Alberto Ribolla, era denunciare l’incuria e il degrado. Tutti armati di pettorina gialla, guanti e sacconi, hanno passato al setaccio l’ingresso, la pensilina del primo binario – quello più sporco – e il parcheggio interno. Non hanno potuto pulire i binari, perché i responsabili di Rfi non lo hanno consentito per ragioni di sicurezza. Quel binario – dicono dalla Lega – è un pessimo biglietto da visita per la città, con sporcizia di ogni genere e, qualche volta, anche con siringhe abbandonate. Ora i lumbard sperano che l’intervento smuova la sensibilità di Rfi e Centostazioni, e che la stazione di Bergamo possa tornare ad essere un luogo dignitoso. (da Eco di Bergamo,5-2,2011)

E SU “LA PADANIA” :

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Riconoscimenti graditi

Di seguito un articolo sulla Lega di Bergamo uscito nei giorni scorsi sul settimanale Vita, il periodico di riferimento di tutto il terzo settore a livello italiano, contenente giudizi molto positivi. Il “Comitato Editoriale” di Vita è composto da circa 90 tra le maggiori realtà del terzo settore italiano (dall’AVIS alla CdO all’Associazione Mosaico che ne fa parte da 4 anni).

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Ce la invidiano Oltreoceano

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Ce la invidiano Oltreoceano. Non è la polenta & osèi, ma la città intera. Chi l’abita vi trova sempre una tegola storta, una buca in una strada. Chi la visita guarda oltre e ne rimane estasiato. Così la giornalista indo-americana che firma un reportage sul New York Times e promuove Bergamo: 10 e lode. Lei è Shivani Vora, penna di lusso fra i giornalisti-viaggiatori: ha girato il mondo, ma la nostra città le è entrata nel cuore. L’articolo sull’edizione online del «Times» è un mix di cronaca e poesia: «Ombre di edifici rinascimentali, case con balconi in ferro battuto, lucentezza scintillante della pavimentazione di Piazza Vecchia». I 100 colpi del Campanone le risuonano nelle orecchie. Per girare, niente bus o funicolare, ma scarpe buone: così la scaletta che porta in Città Alta e che gli studenti del Sarpi faticano a salire, agli occhi della giornalista è quasi un luogo da fiaba con una «lussureggiante edera». Citazione a sorpresa per Palazzo Terzi: «Quando Hermann Hesse visitò Bergamo nel 1913, chiamò il palazzo e la piazza che la circonda “l’angolo più bello d’Italia”. Non ha perso nulla della sua bellezza negli anni successivi», chiosa Vora. L’apice dell’elogio quando la giornalista scrive di non essersi trovata in uno dei tanti incantevoli luoghi italiani, ma in una città ricca «di storia e di una fiorente vita culturale moderna». Presa per la gola, Vora indugia sulle specialità gastronomiche provate in città e in Val Seriana: taleggio fuso con porcini, polenta, casoncelli una torta di mele. «Gustare quel dolce guardando i monti – chiude – è stato come provare tanti piaceri in uno solo». Certo la Grande Mela ha un altro sapore, ma quelle piccole hanno un gusto particolare. Anche queste ci invidiano. Possibile che se ne accorga sempre chi viene da lontano? (da Eco di Bergamo,21-12-2010)

 

Belotti assolto dalla querela, i magistrati restituiranno 25mila euro

GRAZIE SIGNOR GIUDICE ….belotti 2.jpg“Il fatto non costituisce reato”; è questa la sintesi della sentenza emessa ieri dalla Quinta sezione della Cassazione in merito al ricorso dell’assessore regionale Daniele Belotti in opposizione alla querela presentata nei suoi confronti da parte dei magistrati di Bergamo Adriano Galizzi, Vito Di Vita e Stefano Storto.  Una sentenza che ribalta i precedenti gradi di giudizio. Nel 2006, in primo grado, il Tribunale di Venezia (organo competente quando sono coinvolti dei magistrati operanti a Bergamo) aveva condannato l’allora consigliere regionale leghista a 51.000 euro di risarcimento, importo che era stato poi ridotto a 25.000 in secondo grado dalla Corte d’Appello sempre di Venezia.
Una causa che ha avuto inizio nel marzo 2002, quando 17 nordafricani (16 dei quali clandestini) accusati, dopo mesi di indagini dei Carabinieri, di spaccio in città, in particolare nella zona di via San Lazzaro, vennero scarcerati dopo solo 24 ore perché il pm nel fascicolo trasmesso ai gip aveva allegato solo i fotogrammi dello spaccio e non i filmati integrali.   Nella polemica sulla stampa che ne scaturì nei giorni seguenti Belotti venne querelato dai gip per la dichiarazione “Piuttosto che resistere, resistere, resistere (si era in pieno periodo girotondi), certi magistrati dovrebbero lavorare, lavorare, lavorare”. Oggetto di querela furono anche i consiglieri regionali Carlo Saffioti e Pietro Macconi che avevano sottoscritto un’ironica lettera dal titolo “Grazie signor giudice”.
“Sono molto soddisfatto – dichiara l’assessore Belotti – perché la Cassazione ha sancito il diritto di critica, a maggior ragione essendosi trattato di una polemica tesa ad evidenziare un errore procedurale che aveva vanificato mesi di indagini. Mi ero inoltre espresso in qualità di rappresentante eletto dai cittadini e non certo a titolo personale. Al riguardo, ringrazio tutti coloro, in particolare i numerosi avvocati, agenti delle forze dell’ordine, giornalisti e perfino qualche magistrato, che, seppur in forma confidenziale, mi avevano espresso la loro solidarietà. Questa sentenza rappresenta una vittoria morale anche per i coimputati Saffioti, Macconi e Spagnolo che, però avevano preferito non ricorrere in Cassazione. Certo, questa causa durata quasi nove anni si sarebbe potuta chiudere in tempi brevi se solo fosse stata accettata la transazione in beneficenza proposta dai querelati. Nella mia esperienza politica – conclude l’assessore regionale – mi hanno sempre insegnato che più uno ricopre incarichi di responsabilità e più deve essere disposto ad accettare le critiche. E per ricordarmelo sempre mi piacerebbe mettere in cornice, con la scritta “Nessuno è intoccabile”, una riproduzione dell’assegno, con cui dovranno restituirmi i 25.000 euro già pagati”. (da BergamoSera,16-12-2010)

Spot della Rai contro i dialetti : “Offensivi”

vanalli.jpgcaparini.jpgL’onorevole bergamasco Pierguido Vanalli, deputato della Lega Nord, è protagonista di uno spot  in onda su Telepadania, che fa il verso allo spot Rai che prende in giro i dialetti italiani. La tv leghista ha studiato una campagna anti canone in cui alcuni deputati invitano i cittadini a non pagare la tassa annuale. “Mi sa che il canone ia paga so de sura, chi sota ol canone ia paga mia” – una delle battute del sindaco di Pontida e parlamentare leghista. “Mentre la Rai ridicolizza i dialetti, TelePadania li valorizza – afferma Davide Caparini, segretario di presidenza in Commissione Vigilanza Rai. Le lingue locali sono una cosa seria come lo sono i soldi dei contribuenti che, ancor piu’ in un momento di crisi, meritano rispetto”.  I nuovi messaggi, in onda da oggi, sono visibili anche sul sito www.padanianet.com e hanno come protagonisti i parlamentari del Carroccio che si esprimono nelle loro lingue locali, lombardi e veneti. Le note del Va’ Pensiero, una cornice di bandiere col Sole delle Alpi e il messaggio “di ridicolo c’e’ solo il vostro canone, non le nostre lingue” sono la conferma che “TelePadania e’ la tv che parla più lingue. Anche la Tua”.

«Giusto mediare, o addio federalismo»

Viaggio a Cene, ombelico della Lega: «Non ci servono simboli, qui il Carroccio l’abbiamo dentro». «Avanti con Berlusconi. Fini non ci è mai piaciuto, ma se cade il governo restiamo a mani vuote»

image_preview.jpgNiente slogan padaneggianti sui cartelli d’ingresso al paese, né scritte in dialetto o soli delle Alpi stile Adro o Cividate. Cene, considerato l’ombelico della Lega, sembra pudicamente coperto, quasi voglia dare una risposta alla politica di escort e festini, in cui gli ombelichi sono fin troppo scoperti. «È che qui non abbiamo bisogno di simboli esteriori, la Lega l’abbiamo dentro» racconta Marcella Bazzana, titolare del bar Co.Ba., storico covo di militanti e simpatizzanti in quello che nel 1990 fu il primo Comune d’Italia a guida leghista.
«La questione settentrionale c’è»
Marcella è la figlia di Renato, scomparso nel 2005, l’uomo che vent’anni fa convinse Bossi, che tentennava, a crederci fino in fondo: «Temeva che papà e gli altri si bruciassero, gli sarebbe bastato qualche consigliere d’opposizione. Ma papà si impuntò, erano proprio su quei due tavolini lì fuori: “O si corre per vincere, o niente”. Anche se poi non volle neppure fare il sindaco: non aveva titoli di studio, temeva di essere attaccato per questo. Invece la faceva giù a tanti…». Bazzana fu comunque vice sindaco nella Giunta guidata da Franco Bortolotti, e da allora a Cene ha sempre vinto la Lega: «Bossi – spiega Marcella Bazzana – ha portato la Lega al governo mantenendo la sua identità, e l’alleanza con Berlusconi non si discute, al di là delle brutte figure del premier sul piano privato. Con Fini invece siamo sempre stati agli antipodi, ma è giusto cercare di mediare se si vuole portare a casa questo benedetto federalismo. Siamo più di un ago della bilancia: facciamolo pesare, perché la questione settentrionale, come dimostra anche l’alluvione in Veneto, esiste eccome».
«Bossi fa bene a mediare, non c’è via d’uscita: andando al voto vinceremmo nettamente al Nord, ma l’Italia non è solo il Nord» sostiene con realismo anche Claudio Mignani, che però qualcosa da dire ce l’ha sia su Fini («si presenta con la destra e vota con la sinistra») sia con lo stesso Bossi, che «dopo la malattia non ha più la verve di prima, e poi si è legato una palla al piede perché la vicenda del figlio lo rende attaccabile. Comunque la Lega deve restare al governo per portare a casa il federalismo, ciò che la distingue davvero dalle altre forze politiche e dai soliti giochi destra-sinistra». «Non c’è alternativa a Berlusconi – conferma Mino Bazzana –, da soli non si va da nessuna parte. Bossi mediatore? Credo lo faccia per portare il governo fino a fine legislatura: per ripresentarsi agli elettori bisognerebbe avere in mano qualcosa di concreto, ma se il governo non completa i suoi cinque anni non avremo il federalismo, e non sapremo nemmeno mai di chi sia stata la colpa».
«Il voto ora sarebbe una rovina»
«Avanti con Berlusconi, nonostante tutto. Fini? A me non è mai piaciuto, e lo dico chiaro perché alla mia età chi se ne frega…» attacca Iolisca Occioni, che confessa però come «a me della politica nazionale interessa poco, io sto con la Lega perché in vent’anni ha cambiato Cene come dal giorno alla notte». Punto di vista condiviso da Gianmauro Casa, che pure non nasconde simpatie per il Pd: «A Cene la Lega va benissimo, ma a livello nazionale non capisco perché si ostini a stare con Berlusconi. Dovrebbe fare come nel 1994… E comunque andare alle elezioni adesso sarebbe per l’Italia una rovina ancora peggiore di Berlusconi». (da Eco di Bergamo,11-11-2010)

Lega: il governo va avanti. Silvio: federalismo per Natale

Dopo i vertici di Arcore e via Bellerio nota del Carroccio: incontro positivo
Berlusconi con Bossi e Zaia nei Comuni veneti colpiti dal maltempo

Via Bellerio-Arcore, andata e ritorno. È corsa su questo asse, in senso politico, ma anche in senso fisico, ieri pomeriggio la strategia leghista nel giorno dopo lo strappo di Fini, all’insegna dei motti «Avanti con l’azione di governo» e «Prima cosa il federalismo».
Stringato comunicato che conclude la giornata e sintetizza l’esito del vertice con Berlusconi: «Incontro positivo e proficuo» con la decisione «di proseguire con l’azione riformatrice per realizzare il programma».
Sintonia che riguarda anche «i problemi del Paese e le azioni da realizzare» a partire da una cosa assai cara al cuore leghista, la situazione del Veneto colpito dall’alluvione. E così oggi Berlusconi e Bossi faranno insieme un sopralluogo nei Comuni più colpiti con il presidente veneto Luca Zaia. Un atto simbolico cui Bossi tiene molto.
Certamente, il malumore verso Fini è forte e, stando ad ascoltare Radio Padania, sfogatoio della pancia leghista, i toni sono davvero decisi. Per Fini i toni sono stati pressoché tutti negativi: «A casa!» o, dal Veneto incattivito, «Siamo qui nella m… fino al collo, siamo qui a spalare e adesso arriva Fini con le sue balle sulla prima Repubblica! Basta! Fini è il peggio». E via cantando.
Se la base si sfoga, i vertici della Lega invece stanno abbottonati. Troppo delicato il momento, elevatissima l’attenzione a non offrire il fianco a polemiche o incidenti: sullo sfondo c’è il federalismo e Bossi tiene volutamente un profilo basso per cercare di condurre la nave in porto. Pone dei paletti precisi la Lega, ci sono appuntamenti che non possono e non debbono saltare e lo dice chiaramente a Berlusconi. Il quale in serata gli manda una rassicurazione: il federalismo si farà prima di Natale. pacchetto sul federalismo sarà approvato prima di Natale. Entro mercoledì, si apprende poi in ambienti della commissione bicamerale, sarà dato il parere in merito al decreto legislativo sui fabbisogni standard di comuni e province. Decreto che potrebbe quindi tornare al vaglio del Consiglio dei ministri, per l’approvazione definitiva, già in settimana.

Ecosistema, tre passi in avanti per Bergamo

La classifica – Dal 41esimo posto del 2009, Bergamo “balza” al 38esimo. La città si piazza nella parte centrale in quasi tutte le classifiche pubblicate dal Sole24Ore.

 

Tre piccoli passi avanti per Bergamo nell’annuale classifica di Ecosistema urbano 2010 promossa da Legambiente. Dal 41esimo posto del 2009, Bergamo “balza” al 38esimo. La città si piazza nella parte centrale in quasi tutte le classifiche pubblicate dal Sole24Ore, non eccelle e non delude.
Come gli anni scorsi, il capoluogo orobico non dà il meglio sul fronte della qualità dell’aria. Meglio invece nel capitolo trasporti, pubblica amministrazione e imprese. Bene anche nella classifica di raccolta differenziata e smaltimento rifiuti: nel primo caso la percentuale supera il 50%. Dati contrastanti invece nel capitolo ambiente: male nell’estensione del verde fruibile, bene per l’estensione pro capite si zone a traffico limitato. Tra le ultime posizioni invece per quanto riguarda le isole pedonali, mentre sempre a metà classifica nell’indice di ciclabilità.
Passando alla situazione generale, la prima della classe di quest’anno è Belluno, che strappa il posto a Verbania E’ quasi assordante il tonfo di Roma, passata dal 62esimo al 75esimo posto per via del traffico scriteriato e superata da Milano, che pure perde 17 posizioni e cade dal 46esimo al 63esimo piazzamento. Piccoli progressi solo per Torino, che è 74esima (era 77esima l’anno passato), perché migliora leggermente nelle medie del PM10 e dell’ozono e risale, anche se di poco, nei settori del trasporto pubblico, dei consumi idrici e dei rifiuti, sia nella produzione che nella raccolta differenziata dove arriva al 42%. Drammatica, poi, la situazione delle grandi città del Sud. Napoli, Palermo e Catania soccombono sotto cumuli di rifiuti e scontano forti carenze nel trasporto pubblico.La graduatoria finale della qualità ecologica dei 103 capoluoghi di provincia italiani è il risultato dell’incrocio di oltre 125 mila dati ricavati da informazioni e statistiche riferite a ben 125 parametri che vanno dall’affidabilità del trasporto urbano alla superficie verde per abitante, dall’efficienza del sistema idrico alla qualità dell’aria, dai chilometri di piste ciclabili alla quantità di acque reflue depurate, dalla diffusione delle energie rinnovabili alla gestione dei rifiuti e alla loro raccolta differenziata.
(da BergamoNews,19-10-2010)

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Se si votasse domani stravincerebbero Pdl e Lega

bossi bello.jpgSe si votasse domani vincerebbero Pdl e Lega. Mentre il ministro Maroni si fa beccare fuori onda ad azzardare date per nuove elezioni, il sondaggio realizzato dall’esperto Nicola Piepoli non lascia spazio a dubbi : maggioranza assoluta alla Camera e al Senato per l’asse Popolo della Libertà-Lega Nord.

I sondaggi, si sa, non sono la sfera magica. Però qualcosa del paese la raccontano. Dicono per esempio che, nonostante tutto, il consenso di Silvio Berlusconi nel paese è stabile attorno al 50 per cento circa. Gianfranco Fini è al 29 per cento contro il 34 che aveva all’inizio di settembre.

Fermo da quattro settimane Pierluigi Bersani al 28. I ministri più amati sono Frattini (54), Tremonti e Maroni (51). Poi Galan (45), La Russa e Prestigiacomo (44).

Le intenzioni di voto dicono una cosa sola: alla Camera vincono Pdl e Lega, che si aggiudicano quindi i 346 seggi del premio di maggioranza. Il Carroccio vale l’11 per cento e il Popolo della Libertà il 32: totale 43 per. Percentuali che darebbero a Bossi 87 deputati contro gli attuali 59. Il Pdl passerebbe invece dagli attuali 235 seggi (senza i finiani) a 259. E anche al Senato Pdl e la Lega, insieme, avrebbero tra i 160 e i 165 senatori …… (dalla stampa locale)

Il piano “segreto” della Lega: ministeri a Torino, Brescia e Venezia

bossi primo piano.jpgLo ha anticipato domenica a Venezia. Ma come nel suo stile dietro quello parole c’è un piano ben preciso. Umberto Bossi vuole portare i ministeri dell’Interno, dell’Industria e dei Beni Culturali al Nord. Rispettivamente a Torino, Brescia e Venezia.

Il piano segreto della Lega prevede lo spostamento di alcuni dicasteri chiave da Roma alla Padania. Il colpo grosso è il trasferimento a Torino del ministero dell’Interno, guidato da Roberto Maroni. L’obiettivo è quello di far traslocare il Viminale nel capoluogo piemontese entro la fine della legislatura. Nella capitale resterebbe solo un distaccamento, legato alle questioni elettorali. Mentre gli uffici che pesano di più – pubblica sicurezza, immigrazione e ordine pubblico, oltre al centro di comando dei prefetti -, verrebbe portato nella città piemontese, oggi guidata dall’esponente del centrosinistra Sergio Chiamparino ma in cui il Carroccio conta di far man bassa alle prossime Amministrative.

Il piano padano, poi, prevede che il dicastero dell’Industria, ovvero dello Sviluppo Economico, venga spostato a Brescia. E si capisce: la Leonessa è capitale di uno dei distretti produttivi più attivi d’Italia, centro di gravità di piccole e medie aziende ed artigiani. Alla splendida Venezia andrebbe invece il ministero dei Beni Culturali. Niente di più logico, viste le caratteristiche artistiche e culturali della Serenissima che potrebbe ricevere in dote anche un segretariato al Turismo.

La strategia è dunque più federale che mai. Ovvero, ridistribuisce i centri di potere nelle grandi capitali del Nord: un ministero al Piemonte, uno alla Lombardia, uno al Veneto. A Milano poi andrebbe la Consob, come peraltro accade in tutti i grandi paesi del mondo, dove l’organo di controllo della Borsa risiede nella stessa città in cui ha sede il mercato azionario. E al Nord arriverebbero anche importanti funzioni del ministero dell’Economia mentre la sede principale, vista la complessità delle funzioni resterebbe a Roma. Per quanto riguarda Milano, infine, almeno per il momento, il Senatùr si accontenterebbe del trasferimento della Consob, l’organismo di controllo della Borsa, che in questo modo – come accade in tutti i paesi occidentali, starebbe nella stessa città dove ha sede il principale mercato azionario e obbligazionario. E Tremonti? Il ministero dell’Economia, vista la complessità delle funzioni, resterebbe a Roma. Anche se importanti sedi locali dovrebbero essere aperte tanto al Nord quanto al Sud, sottraendo alcune competenze a Via XX Settembre in modo tale da non moltiplicare i costi.  (da BergamoSera,15-9-10)

Alberto Ribolla, la politica come forma di volontariato

Questa settimana Bice ha il piacere di intervistare un giovane rappresentante della Lega, Alberto Ribolla.

 

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Ho 25 anni, vivo a Bergamo e sono praticante commercialista.

Diplomato a pieni voti nel 2003 presso il Liceo Scientifico Mascheroni di Bergamo, mi sono laureato nel 2006 in Economia ed Amministrazione delle Imprese e, dopo un periodo all’estero con il programma Erasmus, nel 2008 ho conseguito con lode la laurea specialistica in Management, Finanza ed International Business. 

Sono Iscritto alla Lega Nord dal 2002 e militante dal 2004, sono stato Coordinatore Cittadino e Provinciale dei Giovani Padani e Senatore Accademico presso l’Università degli Studi di Bergamo. Sono conduttore di Radio Padania Libera dal 2004. Attualmente faccio parte del Direttivo Provinciale della Lega Nord e del Direttivo della Sezione cittadina, con responsabilità relative all’ufficio stampa ed alle politiche giovanili. Sono membro del Coordinamento Federale dei Giovani Padani e ricopro la carica di Coordinatore Nazionale del Movimento Universitario Padano. Collaboro con l’On. Paolo Grimoldi relativamente al settore dell’Università. Nel giugno 2009 sono stato eletto Consigliere Comunale di Bergamo, membro della I Commissione Bilancio, membro della III Commissione Urbanistica e Vice Presidente della Commissione Trasparenza. Da maggio 2010 sono Capogruppo della Lega Nord in Consiglio Comunale.

 

Qual è secondo Lei il problema più urgente, al quale intende dedicare maggiore attenzione nel suo incarico?

 

Sicuramente ascoltare i problemi della gente.  Incontro in Comune persone che ogni giorno che mi espongono i loro problemi, il mio cellulare e il mio indirizzo e-mail sono a disposizione dei cittadini che possono contattarmi.  Sicuramente la difesa del territorio è l’obiettivo primario, dare lo stop alla  cementificazione, salvaguardare l’ambiente, fermare l’invasione dei centri commerciali. Un ‘altra tematica importante,quella della sicurezza, con l’applicazione del decreto sicurezza dell’ottimo ministro Maroni. E poi come obiettivo fondamentale il raggiungimento del federalismo fiscale.

 

Dott. Ribolla, lei crede che nel grande successo della Lega alle recenti consultazioni regionali abbia, come ventilato da alcuni esponenti del PdL, una parte di responsabilità l’atteggiamento tenuto dall’On. Fini, con dichiarazioni  sull’ immigrazione clandestina, sulla sicurezza, sulla  difesa delle tradizioni cristiane, dichiarazioni  in contrasto con il resto del PdL e con la Lega stessa, oppure si tratta di consenso che si sta consolidando nel tempo?

 

Il comportamento di Fini in questi anni  ha spostato una percentuale di elettori di Destra verso il nostro Movimento,  ma  sicuramente il vero motivo del consenso crescente della Lega  si deve all’impegno costante dei suoi rappresentanti nel territorio, a diretto contatto con la gente per difendere gli interessi dei cittadini. Viviamo la  politica come una forma volontariato e gli elettori hanno l’esigenza di sentirsi tutelati. La Lega si fa sentire dalla gente e la gente si fa sentire dalla Lega. Si fa sentire, come mi è accaduto questa mattina, anche dopo la risoluzione  di un problema relativo alla sicurezza, per ringraziare. Questo per me è il solo modo di fare politica. Riguardo al problema dell’immigrazione, ci attestiamo su una media del tredici percento rispetto alla popolazione.  Per il problema sicurezza, ci sono evidentemente sacche illegalità, ma, come in tutte le grandi città amministrate dalla Lega,cito come esempio Verona con il sindaco Tosi, l’immigrato regolare, che rispetta la legge  e si adegua alle regole come ogni cittadino, è bene  accetto e si integra con minore difficoltà.

 

A quale  uomo  politico, del passato e del presente, si ispira, o vorrebbe assomigliare, o semplicemente desta la sua ammirazione?

 

Sicuramente Umberto Bossi.   L’ho incontrato quando ancora frequentavo le scuole medie, questo mi ha avvicinato alla politica che  faccio da circa dieci anni. Mi colpirono l’immediatezza, la chiarezza dei termini, l’assoluta diversità  di Umberto Bossi rispetto ai  politici che ero abituato a vedere. Di lui ammiro la determinazione, il vedere avanti,  la sua lungimiranza nell’individuare i problemi e nel prospettare le soluzioni. Ho appreso da lui, e condivido la sua attenzione per la  difesa del territorio, il federalismo fiscale, la  protezione delle nostre imprese, la sicurezza nelle città.

 

La Lega sempre più annovera tra i suoi rappresentanti, nella vecchia guardia e nei giovani come lei, persone di cultura e professionalità. Ma per quanto riguarda l’antimeridionalismo, è cambiato qualcosa, oppure esso è sempre radicato ?

 

Credo che siano cambiati i meridionali nei confronti della Lega e del suo programma; programma con riforme che, come il federalismo fiscale, invece che punire il Sud, sarà l’occasione del suo riscatto, responsabilizzando gli amministratori locali.

 

Alla luce dei recenti fatti, sui contrasti esplosi tra Berlusconi e Fini, il mondo politico e l’elettorato, si stanno interrogando sul futuro della compagine di Governo. Posso chiederle un parere, su quello che potrebbe essere lo scenario futuro, sul nuovo assetto, senza Fini, con Fini che dissente ma rimane, con la precarietà degli equilibri interni ?

 

Faccio mie le parole di Umberto Bossi il quale afferma che  il  Governo tiene,è necessario proseguire con l’obiettivo primario che è fare le riforme, quelle che il Paese aspetta, quelle che i cittadini hanno chiesto con il loro voto. La Lega promuove iniziative, ascolta le reali necessità dei cittadini e questo la rende un partito vicino alla gente che dalla Lega si sente rappresentato.

La Lega ha una nutrita rappresentativa femminile, anche ad alto livello: nell’hinterland di  Bergamo  i comuni di Seriate, Dalmine, Stezzano, Azzano San Paolo hanno eletto sindaci donne.

Un  risultato importante è stato conseguito dai Giovani Padani, guidati dall’On.Grimoldi Coordinatore Federale  nelle elezioni universitarie, dove l’egemonia delle organizzazioni di  Sinistra  come risaputo era molto radicata. Un altro segnale, che premia l’impegno costante e la presenza della Lega anche all’interno delle realtà degli atenei. Vorrei concludere sottolineando che la Lega, a differenza di altri partiti punta veramente sui giovani: abbiamo il più giovane sindaco d’Italia, il più giovane consigliere comunale d’Italia, tantissimi giovani nelle amministrazioni e il gruppo parlamentare più giovane.

Colgo l’occasione per ringraziare per l’opportunità che mi è stata data di rappresentare il gruppo consiliare della Lega Nord in Comune a Bergamo l’Assessore Regionale ed ex capogruppo Belotti, il Segretario Provinciale Invernizzi, il Segretario cittadino Luisa Pecce.

Saluto cordialmente i Lettori di “daBicesidice”  .

 

A.Zecchin

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