ECOMOSTRI….

ecomostro2.jpgEcoMostri…nessun riferimento a certi giornalisti nostrani…ma alle costruzioni che stanno spuntando in città GRAZIE ALLE CONCESSIONI DELLA PASSATA AMMINISTRAZIONE.  I cittadini se ne stanno accorgendo e potranno così rendersi conto di cosa sarebbe diventata la nostra città se non si fosse posto un freno per il futuro spedendo a casa i cementificatori…

Le nomine pericolose del poeta Vendola

Ma ce l’avete presente il Nichi nazionale, il poeta del centro sinistra, il fratello dei musulmani, il fustigatore dell’immorale Nord?   Ebbene, il simpatico ometto ne ha combinata un’altra delle sue.
Un antefatto gustoso: quanto ci accingiamo a raccontare accadeva nello stesso giorno in cui il presidente del consiglio regionale pugliese annunciava il taglio delle indennità come forma di lotta dura ai privilegi della casta.  Ecco cosa è successo:
1) con delibera di giunta il poeta del centro sinistra affida  un incarico regionale di sei mesi al modico costo di € 20.000 (alla faccia del contenimento dei costi della politica);
2) viene nominato  per tale incarico un funzionario della ASL Bari, tal Anaclerio Gaetano, ovverosia una persona già regolarmente assunta e pagata dalla Regione Puglia;
3) l’Anaclerio ha un piccolo neo: è sotto processo per concussione, e fu arrestato nel 2003 per una presunta mazzetta su una concessione edilizia;
4) il fatto accadde quando Anaclerio era consigliere comunale di Forza Italia… ma il soggetto è un uomo per tutte le stagioni, e nel frattempo si è trasferito nel centro sinistra, che l’ha accolto a braccia aperte;
5) Vendola si trova comunque in buona compagnia. Ha agito su parere favorevole all’incarico dato dalla Commissione Sanità regionale, presieduta dal PD. Da notare che si è trattato di decisione bipartisan, con parere favorevole del PdL.
Come nei migliori gialli estivi,il meglio lo lasciamo alla fine:
1) La sottocommissione, per la partecipazione alla quale l’Anaclerio sarebbe stato profumatamente retribuito, aveva come compito quello di occuparsi degli “sprechi nella sanità” pugliese;
2) Nelle scorse settimane l’Anaclerio è stato nominato consigliere d’amministrazione della Amgas Spa, nomina decisa dal sindaco di Bari, Emiliano, ovviamente del PD.
Fantascienza leghista? Calunnie padane?
No, è tutto leggibile sulla Gazzetta del Mezzogirono, a questo link:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=447249&IDCategoria=11

Candide Padano

Lettera al blog

Gentili amici, Vi scrivo da Piacenza congratulandomi per l’ottima proposta formulata al poco corretto gianfranco fini, nel richiedere che nell’Aula della Camera venga ripristinata la presenza del simbolo cristiano del Crocifisso. Proposta che, una certa parte della sinistra avrebbe dovuto, già da tempo avviare, anche solo quale riconoscimento di mera gratitudine nei confronti del clero, visto che in molte città (compresa Piacenza) il pd è al potere cittadino grazie sopratutto ai voti della curia vescovile. Ma si sà ormai dai tempi della 1° Repubblica, che certi signori hanno amici solo di convenienza. Ai complimenti, però, faccio seguito anche con la solidarietà che la Vostra proposta espressa dagli On. Leghisti Maurizio Fugatti e Giovanna Negro hanno presentato ha avuto come risposta livida e fuori luogo da parte della on. pd rosa villecco calipari (vicepresidente dei deputati) la quale a seguito a detta dei quotidiani avrebbe detto che i Leghisti sono farisei, e nello specifico: ” … con una mano – dice dei Leghisti – votano leggi disumane che allungano fino a 18 mesi la “detenzione” nei CIE di chi fugge da guerra e miseria, con l’altra appendono il Crocifisso nell’Aula di Montecitorio … ” e a seguire: ” … questi sono i parlamentari leghisti, ai quali, come si legge sul web, neanche il loro popolo crede più!”. A questo pnto credo che sia venuto il momento che qualcuno riporti la signora rosa villecco calipari sul pianeta Terra e gli regali un buon ventilatore, visto che a quanto pare il caldo ha dato alla testa alla poco gentile signora. Primo perchè mi pare proprio la condizione il cui il bue da del cornuto all’asino. La signora infatti dimentica, che forse l’unico Stato Europeo che ha considerazione per i profughi o dicenti tali,(e anche troppa) visto gli elementi che sbarcano e spadroneggiano sulle nostre terre è l’Italia. La signora poi dovrebbe finalmente capire che non basta far entrare migliaia di persone a casa nostra per risolvere il problema. Bisogna dare loro una assistenza sanitaria, un lavoro, uno status sociale e mi spieghi allora … cosa ha fatto tale signora, in prima persona. Quanti “profughi” mantiene in casa sua (esclusi i domestici magari di quelli sottopagati e soprasfruttati. La Bhoemien da Nouvelle Cousine (dal doppio cognome, ma dalla scarsa educazione) prima di parlare di “leggi disumane” si faccia un bell’esame di coscienza. Ed ancor prima di citare il web (il suo) non certo quello reale, il quale sosterrebbe che nella lega non ci credono più neppure gli iscritti, controlli a quale indirizzo server è collegata, e scoprira che non è la rete, ma la “carta moschicida” delle imbecillità che ristagna nelle ideologie, ormai morte che sarebbe ora di affidare (quelle sì) all’eutanasia del buon senso. scusate lo sfogo, e forza, avanti Lega!
Lettera firmata

LETTERA APERTA AD UN MARZIANO

ovvero considerazioni sparse sulle esternazioni del consigliere Pietro Vertova.

vertova.jpgL’unico consigliere comunale dei Verdi Pietro Vertova ha urgente necessità di un corso di recupero… sulla filmografia di Nanni Moretti, regista che del resto dovrebbe essere tra i suoi preferiti. E’ infatti nella pellicola “Palombella rossa” che il filmaker fa esclamare a Michele, il personaggio principale: “Chi parla male, pensa male e vive male: Bisogna trovare le parole giuste: Le parole sono importanti!”.

Ebbene, il simpatico Pietro Vertova questa “summa” filosofica morettiana l’ha bellamente ignorata, almeno nelle sue recenti esternazioni sul regolamento di Polizia Municipale (vedi articolo de “Il Giornale di Bergamo” allegato). Grazie a Pietro Vertova scopriamo infatti che l’accattonaggio e la prostituzione per la normativa italiana sono “diritti soggettivi dei cittadini” (sic!), al pari del diritto di parola e di libera espressione.   Nelle sue elucubrazioni pseudo-costituzionali il consigliere “indipendente” (vi ricordate il perché di questo strano aggettivo? A proposito di rispetto delle norme….) dei Verdi giunge ad affermare che un regolamento di polizia municipale che incidesse su tali “diritti”  sarebbe “tecnicamente eversivo”.

Vallo a spiegare…. sì, vallo a spiegare alla signora di sessanta anni che viene avvicinata per strada da un immigrato senza lavoro che le chiede qualche spicciolo…. soprattutto quando il mendicante in questione è alto m 1,80!   Ce lo vediamo il Pietro Vertova consigliare con fare bonario l’anziana: “signora, non si preoccupi. Se si sente in qualche modo fatta oggetto di intimidazione può sporgere regolare denuncia contro ignoti ai Carabinieri”

Vallo a spiegare a chi vede sotto casa un continuo sfilare notturno di “lucciole” e di auto con a bordo clienti impazienti e strombazzanti.  “Anche loro sono abitanti di questa città, dobbiamo allargare i loro diritti e libertà. E smettetela di essere autoritari!” sentenzierà l’indipendente dai e dei Verdi.

Caro Vertova, proviamo a spiegartelo noi, visto che Nanni con te ha fallito miseramente.

Certi comportamenti non sono vietati dalla legge, ma oggettivamente tendono a essere il fulcro da cui si generano comportamenti illeciti: occorre quindi monitorarli attentamente, ed impedire lo svilupparsi di comportamenti criminali… “prevenire è meglio che curare”, mai sentito questo proverbio?  No, non hai ancora capito…. meglio fare qualche esempio concreto.

Bere alcolici non è vietato dalla legge, ma è un reato guidare ubriachi al volante oppure rendersi colpevoli di molestie perché alticci. La prostituzione non è un reato, ma lo è favorirla, oppure intralciare il traffico per usufruire delle prestazioni di qualche “signorina”.

I regolamenti di polizia municipale servono a questo: entrare nel dettaglio lasciato volutamente non definito dal legislatore.

Caro Vertova, la prossima volta, prima di metter mano alla tastiera del computer per scrivere assurdità, usa gambe e cervello: fatti un giro per le strade di Bergamo e guarda che succede, magari prova a parlare con i cittadini.

Chissà che non ti sorga un pensiero, che è poi un’altra citazione da “Palombella rossa”….. ecco l’incontro fondamentale della mia vita!

Con affetto,

Candide Padano

non ci sono dubbi…

PROMEMORIA.jpg

….Qualche giorno fa discutevo con un’intelligente bergamasco di “sinistra”, che criticava fortemente la scelta dell’amministrazione comunale di cedere alcune proprietà immobiliari “di pregio”, come la vecchia sede dell’università in Città Alta. La sua tesi: così cediamo il patrimonio della città, e poi che ci rimane? Una tesi intelligente, ma altrettanto intelligentemente contraddetta dall’articolo allegato, uscito su “lavoce.info”, che non è certo una fonte di destra.

Qui si affronta la questione delle aziende municipalizzate, ma il ragionamento vale ancora di più per le proprietà immobiliari…. PROMEMORIA-PER-NUOVI-SINDACI-1002338.pdf

La coerenza non è certo un piatto forte dell’attuale “sinistra”… L’IPOCRISIA SI…

Lettere padane : Agenzie per il lavoro ?!?!

Da alcuni anni per trovate lavoro ci si rivolge non più alle varie ditte, ma a specializzate Agenzie per il lavoro presenti oramai in modo massiccio sul territorio.

Le aziende che bisognano di manodopera, preferiscono delegare a terzi l’onere dell’assunzione e stipulazione di contratti di lavoro, e i motivi sono molteplici, il più banale è senz’altro quello inerente al non avere pensieri e noie per eventuali contratti di lavoro non più soddisfacenti.

Fin qui tutto purtroppo rientra nella dura vita delle maestranze in cerca di lavoro, ma che mi lascia con seri dubbi è il curioso e stravagante mondo delle Agenzie del lavoro.

Discorrendo di recente con mie due care amiche, ho preso conoscenza della triste sorte toccata a una di esse, riguardo alla ricerca affannosa di un posto di lavoro.

Ambedue hanno la stessa età, un figlio casualmente coetaneo, titolo di studio identico, ambedue piacenti e con un docile marito, l’unica differenza è che una delle due è di origine non italica.

Nel corso degli ultimi due anni, le due amiche hanno depositato insieme presso tre diverse Agenzie i propri curriculum lavorativi, con richiesta e attesa di lavoro identici.

imagesCAN1NKMY.jpgBene, la ragazza di origini straniera è stata celermente convocata ben otto volte da tutte tre le Agenzie per dei colloqui informativi, e nel corso del biennio ha cambiato vari posti di lavoro per il termine del contratto, ma all’opposto la ragazza con origini autoctone non ha ricevuto nessun tipo di riscontro da nessuna delle tre Agenzie.

Addirittura l’ultimo lavoro della ragazza straniera comportava il compito di addetta al ricevimento in una struttura sanitaria pubblica, benché la lingua italiana da lei parlata sia assai claudicante e variopinta.

Evidentemente i conti non tornano nelle Agenzie del lavoro, e allora ho proposto alla ragazza italiana di provare a manipolare il suo curriculum, assumendo nome straniero e origini caucasiche, e dopo aver spedito al suo posto le domande, ce ne restammo in attesa che almeno una delle tre Agenzie, che l’avevano sempre maltrattata, abboccasse al malizioso inganno.

Dopo soli due giorni tutte tre le Agenzie mandarono mail di richiesta di colloquio, perché in ben quattro aziende urgeva al più presto assumere una persona con le sue specifiche lavorative, identiche però alle precedenti sempre stranamente accantonate, ma spedite da persona non straniera.

Presagendo la commedia, non ho voluto assolutamente perdermi i colloqui della ragazza e la accompagnai nelle Agenzie, e quando tutte le carine ma frastornate hostess notarono che la persona attesa non era per niente di origine caucasica, le scuse estrapolate al momento per tentare goffamente di cambiare il testo della mail di richiesta colloquio, sono state talmente divertenti e strampalate che penso di segnalare le giovinette ad agenti teatrali.

Al seguito del chiassoso trambusto inerente all’effettiva identità della lavoratrice in cerca di lavoro, e la rutilante manipolazione delle specifiche di richiesta manodopera, la mia amica avrebbe voluto defilarsi orgogliosamente al più presto dalle anguste e tetre stanze dell’Agenzia più tragicomica, ma io volevo delle risposte serie e adeguate per spiegare il loro inquietante modus operandi, invece ricevemmo una perentoria, mesta e balbuziente assicurazione di prossima chiamata per un colloquio ex novo, che dopo tre mesi non si è ancora avverato, ma forse con l’Anno Santo in arrivo tutto è possibile.

Se tutte tre le colorite Agenzie hanno rifiutato sdegnosamente anche solo il colloquio con una richiedente lavoro di origini italiane, vuole dire che le tante aziende che delegano a queste ultime la richiesta di cercare e assumere per loro, hanno dato severe e precise disposizioni in merito, e cioè che non si assumono discendenti di Giulio Cesare.

Insomma, in Italia per trovare lavoro bisogna essere di origini non italiane, in barba a tutto e tutti, e in speciale modo all’articolo 4 della oramai obsoleta Costituzione della Repubblica Italiana.

Dato per certo che gli italiani non sono considerati né tanto meno assunti, vorrei lanciare uno straziante appello ai tanti stranieri presenti in Italia, perché si prestino ad adottare legalmente i nostri disoccupati, che finalmente con un nome straniero, i più fortunati magari con discendenza nomade, forse troveranno lavoro.

Bertana da Barbariga

Altre due aziende rinviano la festa del 17 marzo

Sempre più aziende (ovviamente sempre più al nord) stanno decidendo di lavorare il giorno 17, lasciando sopratutto ai nuovi adepti, le pervicaci sinistre passate solo recentemente dalla bandiera rossa a quella tricolore, di festeggiare l’incoronazione del Re d’Italia !! pionono.jpg(la proclamazione del Regno d’Italia – senza Veneto, Lazio, Friuli, Alto Adige – era avvenuta come tutti sanno il 14 di Gennaio) !! e facendo finalmente contento nella tomba l’acerrimo nemico Rattazzi.   Mentre magari tanti ferventi cattolici condivideranno il pensiero del Papa PioIX che il giorno 18 Marzo condannò l’avvenimento e poi scomunicò la Casa Regnante !!savoia.jpg

Altri invece preferiranno ricordare mestamente quei giorni in cui una parte dei popoli italiani, rappresentati da un Parlamento eletto dal 2%, si trovarono forzati a convivere per pagar sempre più tasse; una Sicilia senza un metro di ferrovia mentre in Lombardia la tratta Milano-Bergamo era a doppio binario (meglio che nel 2011), un Sud col 90% di analfabetismo e un Nord con il 40%… e con tante intelligenze lungimiranti messe a tacere…

Lettere al Blog

Come tutti benissimo sanno, l’articolo cinque della Costituzione Italiana scolpisce che: “  La Repubblica, una e indivisibile…..”.

Niente di più errato e maldestro fu mai scritto, perché chiunque apre e sfoglia serenamente un libro di storia capisce che quelle epiche parole, scritte a seguito della disastrosa e grottesca sconfitta militare Italica nella seconda guerra mondiale, sono solo vane e inutili promesse.  Durante i molti secoli di dominazione Romana si credeva che tutto fosse immutabile per sempre, ma poi arrivarono i selvaggi barbari, cosi sempre erroneamente detti.  Tali dotti e pacifici popoli restarono e prosperarono per quasi cinque secoli, e tutto sembrava immutabile, ma poi arrivarono i Germanici.  Tali figuri restarono tranquillamente tre secoli, e tutto pareva duraturo, ma poi arrivarono altri e altri e altri ancora.  Gli Spagnoli campeggiarono allegramente da noi per oltre duecento anni.   Il brigante Napoleone saccheggiò tutto il possibile per anni, e non pago relegò a ridente borgata turistica la Serenissima Repubblica Veneziana, che da secoli regnava ovunque.  Gli Austriaci sembravano mai volersene andare, ma alla fine furono cacciati dal popolo inferocito a tegolate.   Per non parlare del Regno Borbonico, i vari pittoreschi staterelli autonomi, i Gonzaga a Mantova, gli Sforza a Milano, i Medici a Firenze, sul famigerato stato Pontificio stendo un velo pietoso e altre moltitudini di piccole realtà totalmente autonome.   Come non ricordare per ultimo il tragicomico e casereccio regime fascista Italiano, che addirittura contava gli anni su di un proprio bizzarro calendario, tanto era maldestramente convinto di durare per sempre.

E in tutti questi secoli tutti proclamavano gagliardamente che: “Il nostro dominio è uno e indivisibile…”.

Ora, con solamente centocinquanta anni di vita la Repubblica Italiana si sente eterna.  Certo, fin che dura.

Chi può dire cosa riserva il futuro alle nostre martoriate terre, nelle stravaganti quartine di quel mattacchione di Nostradamus niente è scritto in merito.  Magari tra cento anni San Marino s’infervora, e nazionalizzando tutti i risparmi, lì trafugati da avidi notabili togati nostrani, si arma e conquista l’Europa dominandola  per secoli.   Oltreoceano magari i Sioux escono dalle loro malconce roulotte, e si riprendono il maltolto cacciando a pedate gli strampalati e goderecci yankee, rigettandoli finalmente a mare.  E cosi via per tutto il bizzarro pianeta, niente è per sempre, e sfido chiunque a giurare il contrario.

Adesso per festeggiare questa temporanea unità d’Italia, si sperpereranno inutilmente tanti di quei soldini, che a un paese disastrato economicamente come il nostro, farebbero molto comodo per altre primarie necessità di sussistenza vitale di massa.   Per non contare che dovremmo subire mestamente per mesi i più esilaranti e commoventi discorsi unionisti, e vedere immani banchetti sontuosi con invitati titolati in livrea che gozzoviglieranno senza ritegno, e alzando i calici si abbevereranno brindando alla memoria ed eroismo dei nostri progenitori, gonfiandosi e battendosi orgogliosamente il petto come se fosse merito loro.

Nessuno metterà mai in dubbio la tenacia e il valore dei nostri antenati, ma penso che sia umanamente meglio ricordarli non per le feroci guerre di sterminio e conquista, ma solamente perché hanno resistito e continuato imperterriti sul loro difficile cammino per noi.   Oggi siamo in Italia, domani o tra cent’anni chi può saperlo chi governerà sulle nostre terre. 

Bertana da Barbariga

Question Time / Fisco

QUANTO SOTTRAGGONO AL FISCO LE ESENZIONI PER GLI ENTI ECCLESIASTICI?

La seconda versione del decreto sul fisco municipale reintroduce anche per l’Imu le esenzioni relative alla lettera c e i dell’articolo 7, comma 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 che riguardavano l’Ici. Per gli ignari, si tratta delle esenzioni che si riferiscono agli immobili destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive,culturali, ricreative e sportive o per uso culturale”.

Nei fatti, sono per la maggior parte strutture religiose, prevalentemente di proprietà di enti ecclesiastici. La condizione ulteriore per il riconoscimento dell’esenzione è che questi immobili non siano destinati, esclusivamente, ad attività di tipo commerciale. La distinzione tra destinazione commerciale e non commerciale è già di per sé sottile: è in pratica difficile distinguere tra un ristorante e una mensa religiosa, tra una struttura recettiva e un albergo. Lo diventa ancora di più quando è sufficiente che la destinazione commerciale sia non esclusiva. L’esenzione rischia però che si introduca una discriminazione fiscale non giustificabile tra imprese che in realtà producono gli stessi servizi per il mercato.

Nel 2005, quando per la prima volta si parlò di estendere l’esenzione Ici alle attività commerciali ecclesiastiche, l’Anci aveva stimato una perdita per i comuni di circa 300 milioni di euro all’anno per i soli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici, senza considerare dunque le proprietà di altre confessioni religiose e delle Onlus. La perdita di gettito Imu, data l’aliquota più elevata, dovrebbe essere un multiplo di questa cifra. Di qui la domanda al ministero dell’Economia:

“Quant’è esattamente la perdita di gettito Imu prevista per la reintroduzione delle esenzioni per gli immobili religiosi?” (da La Voce,27-1-11)

Lo scrittore Claudio Magris sul Corriere della Sera

Sembra incredibile, ma ogni tanto gli uomini, le istituzioni e l’opinione pubblica mostrano anche segni di umana civiltà. Un muratore marocchino che lavora a Brembate di Sopra, è stato sospettato di aver assassinato Yara Gambirasio, la ragazza scomparsa da alcuni giorni; sospettato ingiustamente e poi rilasciato in base alla traduzione sbagliata di una sua frase in arabo detta al telefono.
Non si è scatenata, come purtroppo è avvenuto in altri casi (lo stupro commesso da un romeno che ha creato una feroce psicosi verso i romeni accusati quasi in blocco d’essere stupratori, l’indiscriminata violenza verso gli zingari),
alcuna bestiale caccia al marocchino, non si sono sentiti idioti insulti razzisti rivolti globalmente agli arabi.
La comunità di Brembate di Sopra ha dato in generale un esempio civile oggi più che mai prezioso nel clima teso ed eccitato – anche comprensibilmente, per le difficoltà dei problemi legati all’immigrazione e al contatto fra culture diverse – che stiamo vivendo, in cui spesso si sentono risuonare selvagge parole di odio generico e si assiste a violenze gratuite.
Non sarebbe male se tutta l’Italia, sotto tale profilo, assomigliasse a questa Brembate…. (cittadina con amministrazione LEGHISTA)

Via QUARENGHI….. finalmente

quarenghi2.jpgSARA’ FORSE QUESTA L’ULTIMA VOLTA CHE SI PARLERA’ DEI MALESSERI DI VIA QUARENGHI ?? INVECCHIATE TANTE INUTILE CHIACCHIERE, PASSATA ANCHE LA PICCOLA, INUTILE BURIANA DEI CENTRI SOCIALI, CHE ALTRO NON HAN FATTO SE NON DIMOSTRARE ANCORA UNA VOLTA QUANTO SONO ISOLATI E REIETTI DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI CITTADINI, LA STRADA, COME COMMENTANO I SUOI ABITANTI (CHE TUTTI I SANTI GIORNI CI VIVONO E CHE PERALTRO NON HANNO PARTECIPATO ALLA “PROTESTA”) SIA ITALIANI CHE IMMIGRATI, STA RIDIVENDANDO UN LUOGO “NORMALE”, DOVE LA LEGGE VIENE RISPETTATA E DOVE SI POTRANNO, ESSENDO UN BORGO STORICO, ORGANIZZARE SERENAMENTE ALTRE FESTE DI QUARTIERE. GRAZIE COMITATI E  GRAZIE ASSESSORI !!!

…e non dimentichiamo che quando avremo un VERO FEDERALISMO tanti problemi di Bergamo troveranno ancor più facile soluzione !!

ancora via Quarenghi…

Quarenghi.jpgSicurezza, pugno di ferro: coprifuoco in via Quarenghi…

 Un giro di vite, auspicato da molti, disprezzato da pochi, quello che l’amministrazione comunale si appresta ad effettuare in via Quareghi.

QUESTO UNO DEI TANTI ARTICOLI APPARSI IN QUESTI GIORNI SULL’ARGOMENTO… RIDICOLO, RIDICOLO INNANZITUTTO CHIAMARLO “COPRIFUOCO”, RIDICOLO VOLER NASCONDERE CHE NELLA ZONA VI SIANO PROBLEMI DI CIVILE CONVIVENZA, RIDICOLO POI LO SPAZIO SUI GIORNALI DEDICATO A CHI, ORMAI PER STANTIA ABITUDINE, “PROTESTA”…   NUMEROSISSIME INVECE LE LETTERE DI APPROVAZIONE DELL’INIZIATIVA.. TANTO NUMEROSE CHE RIEMPIREBBERO PAGINE PER CUI SE NE RIPORTA SOLO QUALCHE STRALCIO…

«Disubbidire alle regole del vivere civile non porta da nessuna parte ma solamente al disordine. Sono veramente scioccato su come un provvedimento serio e concreto per consentire una migliore qualità della vita dei residenti venga strumentalizzato politicamente per far apparire una certa parte come contro la libertà e l’immigrazione. Da abitante della zona da diversi anni posso dire che quasi quotidianamente trovo ubriachi sdraiati sotto il portone di casa che mi impediscono di entrare o uscire liberamente. Risse in piena notte che impediscono di dormire e la paura a rientrare a casa con i bambini anche solo dopo le 20. Siamo stanchi di chiamare la Polizia tutti i giorni. Questo non ha nulla a che vedere con l’apertura verso gli immigrati o nel trasformare in un ghetto la via, purtroppo è già un ghetto e la situazione è sempre peggio……(prosegue)

 

Lo dico subito. Sono fra quelli che hanno plaudito l’amministrazione comunale che ha deciso di usare il pugno di ferro in via Quarenghi. E oggi, vedendo le recenti statistiche sulle armi che circolano in Italia, ne sono ancor più convinto.

Tralasciando i malviventi, sono oltre un milione le persone armate in questo paese. Armi per la maggior parte in mano a professionisti. Ma sono in crescita anche le pistole richieste da privati cittadini che si sentono in qualche modo minacciati. Ecco, questo è il punto: anni e anni di lassismo hanno creato nelle nostre città, Bergamo compresa, zone franche dove la legalità è un miraggio e dove i cittadini, esasperati, sono sulla riva di un Rubicone che si chiama legittima difesa, pronti ad attraversare. Sì perché è inutile negarlo, c’è nella aria una gran voglia di farsi giustizia da sé. Dunque, prima che succeda il patatrac, e che alla reazione violenta degli italiani corrisponda un’azione uguale e contraria da parte degli immigrati come è accaduto in Francia, è meglio porre un freno all’escalation….. (prosegue)

 

 

Il vocabolo “coprifuoco” nel nostro immaginario evoca scene di guerra, con tanto di elmetti nazisti, frasi urlate in tedesco, mitra spianati. In Wikipedia leggiamo che con tale termine si individua la seguente situazione: “Il coprifuoco viene utilizzato quando sorgono problemi di ordine pubblico tali da rendere difficile, da parte delle autorità, la protezione di determinate località, o quando la popolazione civile corre il rischio di essere messa a repentaglio, ad esempio, da azioni di guerra del nemico…..”

Utilizzare un tale vocabolo per descrivere la chiusura anticipata dei bar, il divieto di sedersi per terra e sui marciapiedi, nonché il fatto di bere alcolici in pubblico dopo un determinato orario, è francamente eccessivo: basta chiedere ai nostri genitori cosa fosse il coprifuoco durante la seconda guerra mondiale, per chiarirsi le idee confuse.

Quello che meraviglia è la memoria corta di molti consiglieri comunali della nostra città. Tra la fine degli anni settanta e la metà degli  ottanta nelle vie Moroni, San Bernardino, Baschenis tutti i bar chiudevano alle 20 in punto: la giunta DC PSI dell’epoca (ed alcuni tra  degli esponenti di allora sono autorevoli rappresentanti dell’attuale centro sinistra) aveva ritenuto che in tale modo si contrastasse la prostituzione ed il giro di piccola malavita, tutta rigidamente di etnia bergamasca :-)).

Ebbene, a quei tempi anche i rappresentanti della nuova sinistra e dei verdi (ricordo Gian Gabriele Vertova e Roberto Bertoli) nulla avevano da ridire sul “coprifuoco”.

Insomma, rendere allora la vita difficile  al ladruncolo bergamasco andava bene, ma mai e poi mai disturbare il piccolo spacciatore nordafricano oggi?

E le irregolarità nella commercializzazione di alcuni prodotti che non riportano alcuna caratteristica di produzione ?? Un suggerimento agli assessori cittadini al commercio ed alla sicurezza, di far lavorare ancor di più il Nucleo Antisofisticazioni per verificare cosa si vende in Via Quarenghi, e verificare se certe merci sono in regola con la normativa dell’Unione Europea, perché occorre tutelare non solo quei commercianti che le norme le rispettano, ma anche la salute di tanti nostri cittadini. Diritti dei consumatori e equa concorrenza: due argomenti per la cui difesa non si deve far guardare in faccia a nessuno, qualsiasi sia la sua nazionalità

 

La Cina corre. Una lezione per noi italiani

Ho letto con molto interesse gli articoli di Carlo Dignola, inviato a Shanghai e all’ Expo. Alla fine di settembre di quest’anno, con una delegazione dell’Ance Lombardia abbiamo visitato questa città e la sua esposizione così esemplare del cosiddetto «modello cinese». È un mondo caratterizzato da numeri impressionanti in ogni situazione, al punto da rendere «enorme», «grandissimo», «veloce» sinonimi di «cinese».
Arrivi all’aeroporto da Dubai (altro mondo in ebollizione) e percorri dal terminal ultratecnologico per decine di minuti una galleria che non finisce mai. Al posto di controllo ti mettono in coda, ordinata, per il controllo dei passaporti. Con scanner e computer registrano i tuoi dati, forse troppi, informandoti ogni secondo di quello che succede, sia in cinese che in inglese, con schermi tipo I-Pad . E le faccine colorate rosse, gialle e verdi di «Brunetta», sulla soddisfazione dell’utente nei confronti dei funzionari di frontiera, sono già realtà funzionante! Sarà solo facciata? Non lo so, ma la prima sensazione è che qui le cose funzionano. L’aeroporto è a 40 km dalla città, ma il treno a levitazione magnetica ti catapulta a 400 km all’ora in sette minuti nel centro della città. La nostra guida cinese, che oltre a guidare i turisti, ha una fabbrichetta di cerniere in società con un italiano, ci ricorda che 20 anni fa qui, al di qua del fiume, c’erano solo campi di riso e ora c’è una nuova città, con 20 mila grattacieli e 18 milioni di abitanti. E ricorda a memoria il giorno in cui Teng Siao Ping venne a Shanghai e disse al sindaco «ogni anno voglio vedere qui un cambiamento, e ogni tre anni un grande cambiamento!». Hanno mantenuto l’impegno, eccome! Nella selva di grattacieli che è oggi Shanghai centro, da far impallidire anche New York, visitiamo il cantiere della nuova torre più alta della città con i suoi numeri: 600 metri, 1,5 miliardi di euro di investimento, 1 milione di tonnellate di acciaio, cantiere aperto 24 ore al giorno 365 giorni all’anno, circa 6.000 operai nel massimo impiego di manodopera, consegna 2014. Neanche riusciamo a pensarci, noi costruttori italiani a questi numeri e a questa velocità. Eppure svoltiamo l’angolo e ci imbattiamo in catapecchie fatiscenti da quarto mondo in parte a baracche di cantiere.
Incontriamo il console italiano con due svegli funzionari, che ci sintetizzano mirabilmente: «La Cina è veloce, il partito decide e il socialismo reale di mercato qui funziona, dove serve il mercato c’è il mercato, vero e spietato, dove serve la protezione della produzione dallo Stato non entri nemmeno con le cannonate! La Cina è enorme e qualsiasi “torta” (prodotto) vogliate cucinare, loro la fanno più grande ed in fretta, copiando il meglio da tutto il mondo». Chiediamo che resti da fare a noi italiani. «Possiamo fare solo la ciliegina sulla loro torta, con il nostro gusto, l’eleganza e la classe che ci riconoscono». Al ritorno la nostra guida conferma, dicendo che all’Expo di Shanghai i padiglioni cinese e italiano sono la dimostrazione «che la Cina è grande, ma l’Italia è elegante». Il messaggio è passato, anche se sull’aereo mi rendo conto di allontanarmi dal nuovo centro del mondo, con il rammarico che solo quarantanni fa eravamo noi i «cinesi», perché il lavoro e l’ingegno ci dava una grande fiducia nel futuro! Arrivando a Malpensa ho la spiacevole ma netta sensazione di aver lasciato alle spalle il futuro e di aver davanti il passato. Non sono d’accordo con Formigoni quando dice che ci batteranno fra dieci anni. Penso che ci abbiano già battuto e non vorrei che fra dieci anni mangiassero anche la ciliegina italiana! Spero per i miei figli di svegliarci alla svelta, insieme a tutta l’Europa, correndo almeno un po’ come loro, senza abbandonare quello che di buono abbiamo creato. Altrimenti dovremo solo portare da camerieri la torta dei cinesi, senza neanche più la cilegina sopra ! 
 Valter Andreoli 

(da Eco di Bergamo, 6-11-2010)

Bergamaschi discriminati

Il governatore del Veneto Luca Zaia ha scritto al presidente Mediaset Fedele Confalonieri per lamentarsi del trattamento riservato a Giovanni Brenta, giovane poliziotto, bergamasco personaggio dell’ultima edizione di Distretto di Polizia.

Lettera pubblicata sul blog di Zaia:

Caro Presidente, mi rivolgo a Te per l’amicizia e la stima che ho nei tuoi confronti e perché mi spiace constatare che la più grande rete televisiva commerciale d’Italia, Mediaset, che nasce al Nord e vive di pubblicità raccolta dalle aziende che sono in gran parte al Nord e possiede una casa editrice, la Mondadori, alla quale mi onoro di ascrivermi come autore, abbia sposato l’andazzo di culturame razzista nei confronti del Nord e dei suoi abitanti.
Mi riferisco, caro Presidente, all’ultima trovata del personaggio dell’agente scelto Giovanni Brenta entrato di recente a far parte della decima serie della fiction ‘Distretto di Polizia’ in onda su Canale 5 che sfodera un indubitabile accento del Nord, per la precisione bergamasco, e mostra un carattere che la stessa presentazione fatta dagli autori spiega che “non brilla né per sensibilità né per intelligenza”.
Siamo alle solite. Il nordista, veneto o lombardo o piemontese che sia, è raffigurato nelle serie televisive pensate prodotte e realizzate a Roma, come terragno, servile, interessato, poco perspicace. Stereotipi che rifiuto, caratterizzazioni inaccettabili al di fuori di qualsiasi verosimiglianza.
Mi sento messo in mezzo, caro Presidente, perché Bergamo, la provincia da cui sembra provenire il poliziotto della serie televisiva che fa grandi ascolti e quindi grandi danni, ha fatto parte per secoli della Serenissima Repubblica di Venezia che ne ha influenzato lingua, costume e storia. Io scrivo, penso e parlo da veneto, come i miei concittadini che hanno costituito quella classe dirigente che guida il sistema economico nazionale. E me ne vanto. Come molti bergamaschi. So che non ho il potere di cambiare le produzioni né i palinsesti televisivi, ma almeno voglio farti sentire la forte incazzatura mia personale e di milioni di miei concittadini veneti a est e a ovest del Tagliamento e dell’Adda. Posto poi che i tuoi autori sappiano andare oltre il Tevere e l’Aniene.
Accettino un suggerimento questi sceneggiatori: trasferiscano l’agente scelto (non molto sveglio oggi, ma domani in altro contesto, chissà!) Giovanni Brenta bergamasco di stanza alla guardiola del decimo Tuscolano di Roma a Porto Marghera, e invece di basarsi su una scrittura superficiale e stereotipata prendano l’occasione per far davvero vedere come vive con intelligenza e serietà la gente del Nord. E non credere che ci manchi il senso dell’umorismo. Ricordo che anche il grande regista Luigi Comencini in “Pane Amore e Fantasia” aveva caratterizzato un suo personaggio, un carabiniere del nordest di buon carattere e serio che corteggiava la Bersagliera Gina Lollobrigida; con una differenza essenziale: lì si trattava di arte cinematografica questa è invece tv spazzatura che non ha neanche il merito di far nascere una bella risata autoironica.