Un’occhiata in casa d’altri..

Svizzera, la Lega trionfa anche in Canton Ticino.  La Lega dei Ticinesi di Giuliano Bignasca, spesso definito l’Umberto Bossi svizzero, ha registrato un vero e proprio trionfo alle elezioni cantonali in Ticino. Nato nel 1991 come movimento populista di opposizione, la Lega ha conquistato la maggioranza relativa nell’esecutivo locale. Nella consultazione tenuta oggi nel cantone di lingua italiana, ha ottenuto quasi il 30% dei voti, circa l’8% in più rispetto al 2007. A Lugano, città considerata culla del movimento degli anarchici, è andata oltre il 36 per cento.

Un’occhiata in casa altrui..

imagesCAEBD1DT.jpgAcque agitate nel centrosinistra. E non tanto per i fantomatici gruppi parlamentari in stile Fini, ipotizzati da Walter Verltroni, quanto per la decisione di Massimo D’Alema e dei suoi fedelissimi di abbandonare Pierluigi Bersani L’ex presidente del Consiglio, infatti, non vuole più che il leader del Pd si candidi alle eventuali primarie del Centrosinistra. Troppo forte il pericolo di perdere, dicono i sondaggi segreti al Pd. Stando ai dati, Bersani sarebbe al terzo posto, nettamente staccato sia da Vendola sia da Chiamparino. Bersani vuole correre comunque. Ma rischia di fare la fine del generale senza esercito. Sì perchè Franceschini e Fassino schiereranno i loro accanto al governatore della Puglia. Sperare che i Popolari di Marini votino per Bersani è una pia illusione. Con l’attuale segretario del Pd resterebbero soltanto i prodiani, ormai ridotti al lumicino e con il loro capo, Arturo Parisi, ancora incerto. Da qui la decisione di “Baffino” di cambiare cavallo prima di una sconfitta sonora che lo isolerebbe nel centrosinistra.

 

144e3ae1270740e86841f0779827d7c1.jpgL’Udc cambia nome. L’Udc (Unione di centro) di Pierferdinando Casini cambia nome, ma per farlo ha deciso di rivolgersi al web. Il web sta diventando sempre più il terreno di caccia della politica. Dopo le elezioni di Barack Obama, sostenuto da una massiccia campagna di propaganda attraverso la rete, anche i politici italiani hanno scoperto che per far breccia nel cuore e nella mente degli elettori è necessario un rapporto diretto, per quanto virtuale, attraverso internet. E così l’Udc, invece di rivolgersi al solito gruppo di guru della comunicazione politica, ha preferito lanciare un amo nella rete, utilizzando la tecnica di crowdsourcing. L’obiettivo è semplice e immediato: attraverso un sito, rivolgersi a una community che può avanzare idee, spunti e proposte per il nuovo terzo polo, di cui si discute da diverso tempo e che dovrebbe raccogliere intorno a sé diverse altre forze politiche, tra cui l’Api di Francesco Rutelli. Come si chiamerà il terzo polo?

 

(da BergamoSera,15-9-10)

UN SENSO A QUESTA STORIA

Ci sono state le primarie nel Pd, pochi mesi fa, tra Bersani, Franceschini e Marino. È passato come uno slogan tra tanti, ma il motto di Bersani “un senso a questa storia” è un esempio di straordinaria sintesi di una straordinaria confessione. Riflettiamo un po’, a quale storia si vuole dare un senso? Ma è ovvio, è la storia grandiosa e drammatica di quella parte cospicua del movimento operaio che si chiamò Partito Comunista Italiano.

Ebbene, ma se a tutt’oggi della storia del maggior partito comunista d’Occidente se ne ricerca il senso, è segno evidente di due cose: la vicenda di quel partito non ha avuto finora il riscontro e la benedizione di un senso accettabile (per quegli stessi protagonisti, un senso che ne giustifichi sacrifici e tragicità dal ’21 a oggi), ergo quella di adesso -a ben vedere- è una ricerca disperata. Ciò che turba il sonno degli eredi del Pci è il dubbio atroce che il nerbo di sacrifici e tragicità famose, sia stato indotto da qualche errore iniziale, da una deformazione ottica del momento, ma che in verità poteva essere evitato, non era necessario né tanto meno indispensabile. La scissione di Livorno -a quasi cent’anni ci sembra evidente- se non fosse avvenuta non avrebbe tolto nulla del positivo che il movimento operaio ha vissuto e goduto. Ugualmente la terza internazionale. Ancor di più la rivoluzione d’Ottobre: se la Grande Russia si fosse fermata alla rivoluzione di Kerenski del 1905, se non fosse caduta nel colpo di stato bolscevico del ’17, ovvero -in buona sostanza- si fosse avviata ad un riformismo “borghese” come altre nazioni centroeuropee (Germania, Ungheria, etc.), oggi molto probabilmente invece di esportare badanti sarebbe quel che la geografia le promette, cioè la maggior potenza mondiale, superiore agli Usa. In Italia assai probabilmente non avremmo avuto il fascismo, che notoriamente fu una reazione all’inconcludente rivoluzionarismo massimalista del ’19 e successivi. E nel dopoguerra se alla democrazia cristiana si fosse contrapposta una grande forza di sinistra socialdemocratica o del socialismo riformista, come una qualsiasi Bad Godesberg tedesca, di quel che il popolo italiano oggi possiede non vi sarebbe stato un’acca di meno. Ma di sicuro molto in più. Queste considerazioni, questo gioco del se, è già stato fatto da molti storici fin dagli anni ’80 in Italia (con l’avvento di Craxi) e molto prima nel mondo. Nenni disse che la scissione di Livorno fu uno sproposito.

Ma la cosa notevole è che dopo essersi volta a volta stracciati le vesti a fronte di tanto sfacciato “revisionismo”, adesso gli eredi del glorioso Pci, nel modo più dimesso e dissimulato, ovvero più sconsolato possibile, ammettono che quella storia non ebbe senso o almeno ancora non ne ha uno accettabile. E per rispetto di chi ci credette, dei molti che si sacrificarono (parlo delle ferie regalate alle feste de l’Unità), per rispetto dei non pochi che ci rimisero addirittura le penne, un senso bisogna trovarlo, assolutamente. Quel poderoso esercito perennemente in attesa di marciare, ma che non marciò mai, bensì marcì negli angiporti delle “casematte” conquistate. Mi torna in mente una scenetta a un comizio di Berlinguer,un militante che grida: “Dacci il via!” e il leader severo che col palmo della mano fa il gesto del “Calma, calma, non è tempo adesso”.

bandiera rossa.jpgPerò proprio questo debito notturno verso schiere di senza volto, rende indigesta ogni soluzione plausibile. Occhetto, nella trasmissione di Minoli che qualche settimana fa ha ripercorso la vicenda di Craxi nel decennale della morte, a fronte del riaffacciarsi del fantasma (alla caduta del muro di Berlino nell’89) di una riunificazione della sinistra non sul Pci bensì sul Psi, ha candidamente affermato: “Ma questo avrebbe significato per noi una svendita della nostra identità, non l’avremmo mai potuta accettare”.

Ecco la storica impasse: nel mentre da soli castrano ogni soluzione plausibile (quelle che comportano il riconoscere che avevano ragione rinnegati, socialdemocratici e socialfascisti, non Gramsci, Bordiga, Togliatti e compagnia cantando), come mosche contro il vetro vagano alla ricerca di un senso a quella storia.

P. S. Una postilla meritano gli ex democristiani della corrente bersaniana, che inopinatamente hanno accettato senza battere ciglio questo slogan tutto post-comunista, quando essi invero, in quanto democristiani, un senso alla propria storia ce l’hanno sempre avuto forte e chiaro. I diessini almeno hanno l’attenuante degli inediti contrasti del “secolo breve”, ma i cattolici che ci vanno a fare alla ricerca di un senso alla storia dei comunisti?

Lettera firmata

CONSIDERAZIONI SUI TITOLI..

…Bergamo – I sindaci dei Comuni della bassa Valseriana criticano la decisione della Giunta di Bergamo che ha fatto slittare la realizzazione del sovrappasso al rondò delle valli. Rondò delle valli, la rabbia dei sindaci   Il sovrappasso slitta e i sindaci si arrabbiano

 

Questi i TITOLI su uno dei quotidiani di Bergamo…. poi scopri che “i” sindaci intervistati sono 3 di cui solo 2 avanzano critiche (senza neanche tener conto delle spiegazioni fornite in merito proprio sullo stesso quotidiano del giorno prima)  …….di “rabbia” come nei titoli nemmeno l’ombra…. ma tant’è il dado è tratto..

 

QUESTA E’ LA PERFIDIA STRISCIANTE USATA DA GIORNALISTI SCHIERATI CHE, FINGENDOSI “SUPER PARTES” (TECNICA DI MODA TRA TUTTA LA SINISTRA), SEMINANO ZIZZANIA ANCHE SAPENDO COSI’ DI ARRECARE UN GRAVE DANNO A TUTTI INDISTINTAMENTE…

 

Caro giornalista sappi che la maggioranza della gente non è più così CREDULONA…

 

tralasciamo poi le considerazioni sui “commenti all’articolo” scatenati dal titolo…. tutti della serie “questa amministrazione non funziona”… “come erano bravi gli altri”… dando finalmente fiato a quelli che “non ci stanno” e che non vogliono starci al fatto che LA MAGGIORANZA DELLA GENTE, i predecessori, li ha mandati a casa con il voto e non con le chiacchiere !!!

 

 

Lettera firmata

Città militarizzate

La sinistra e l’ossessione della città militarizzata

 

clip_image001.jpgI tank russi nelle strade di Praga

Guardo le cronache e vedo gli alpini che salvano un giovane in overdose. Giro per il centro città e su alcuni muri scorgo volantini targati “anarchia” con scritto: “Caution, Stato di Polizia, no ai militari per le strade”. Torno a casa e leggo sul blog dell’onorevole Misiani, autorevole esponente del Pd e in passato del Pds-Ds, che “Bergamo non è Beirut e non ha bisogno di essere militarizzata”.

Eppure trovo singolare che a parlare di militarizzazione siano proprio i nipotini del Partito Comunista, il partito che diede il via all’ultima invasione armata di una città sovrana che la storia d’Europa ricordi: quella di Praga del 1968. Quarant’anni e mille ripensamenti dopo, i discendenti del comunismo e i loro derivati professano pacifismo ad oltranza e dicono “no” ai nostri alpini che, badate, non hanno alcuna intenzione di andare a Palafrizzoni a rovesciare il sindaco, ma solo di far girare al largo certi brutti ceffi che imperversano in alcune vie della città.

Nelle prime due settimane di attività, affiancati da polizia e carabinieri, hanno effettuato un arresto, tre fermi, due sequestri di droga, un sequestro d’armi da taglio e sette denunce per reati minori.

Al contrario non ci sembra di aver visto, ma potremmo sbagliare, alcun carro armato schierato a Porta Nuova. Nessun obice semovente sul Sentierone. E l’ultimo pezzo d’artiglieria comparso a Bergamo ci risulta essere un cannone del 1915. Fa parte della collezione storica della Rocca. Ed è lì dal Dopoguerra a fare da guardia alla rivoltella regalata da Garibaldi a Dionigi Zanchi, alle divise dei Cacciatori delle Alpi e ai busti ottocenteschi di Camozzi, Nullo, Piccinini e Tasca.

Insomma, a Bergamo ci sono più militari nei musei che per le strade. Ma non per questo qualcuno si sogna d’affermare che siamo alla vigilia del Risorgimento.

(da Bergamosera, 06-10-09)