L’Ospedale de Berghèm

ospedale nuovo.jpgFinalmente ha cominciato a lavorare il nuovo ospedale pubblico dé Bèrghem, dopo anni di attesa. Cominciò tutto circa 20 anni fa’, quando si decise per il nuovo impianto.  Dove posizionarlo, come progettarlo e costruirlo e così via. Si scelse la zona della Trucca per la sua posizione strategica, vicino alla linea ferroviaria Bèrghem – Lècch e utile a servire un bacino di utenti della zona ovest della città e della provincia, altrimenti un po’ troppo isolata riguardo alla sanità pubblica.
Oggi, dopo problemi vari, tra cui il fallimento e l’indagine a suo carico della magistratura pugliese della DEC di Bari, società vincitrice dell’appalto per la sua costruzione, l’ospedale Papa Giovanni XXIII° parte.  Certo, ci sono ancora questioni burocratiche ed economiche da risolvere, visto che molte aziende bergamasche e del territorio non hanno ricevuto il pagamento delle loro prestazioni e forniture da parte della DEC, ma parte.
Sarebbe però importante che ai problemi citati non se ne aggiungessero altri per gli utenti e i dipendenti ospedalieri che, dell’ospedale sono la linfa vitale. Come gli stratosferici costi per il parcheggio delle vetture di chi vi si reca, per lavoro o per cure.  € 1,20 all’ora per un lavoratore sono quasi € 10 al giorno per 5-6 gg la settimana equivalgono a più di 2000 € l’anno. Più di uno stipendio.  Chi ci va per esami, cure o visite di malati non lo fa per divertimento, comunque il parcheggio dei parchi divertimento, così come quelli di Oriocenter e dei centri commerciali è gratis. I malati e i loro accompagnatori sono considerati inferiori a chi si può divertire o fare shopping, in nome del dio consumismo?
La Lega nord per l’indipendenza della Padania dé la sità dé Bèrghem chiede che venga drasticamente rivisto il costo dei parcheggi, servizio pubblico già pagato dalle nostre tasse, portandolo ad un costo massimo di € 0,50/h con una parte dello stesso gratuito per dipendenti e per coloro che debbono assistere qualcuno per molto tempo.
Non è impossibile fare come all’ospedale di Ponte S. Pietro : un parcheggio completamente gratuito ed uno a pagamento con tariffa di € 0,50/h. Sicuramente mantenendo in Lombardia il 75% delle tasse pagate dai lombardi sarebbe più facile.

Stucchi: “Bersani-Vendola, più tasse per tutti”

stucchi,governo-tecnico,Dalla caduta del governo Berlusconi e dal successivo insediamento di Monti a Palazzo Chigi, con l’appoggio della strana maggioranza costituita da Pd-Pdl e Udc, molta acqua è passata sotto i ponti della politica. In tutto questo periodo la Lega Nord è stata l’unica seria e concreta forza di opposizione al governo dei professori, denunciando da subito, dentro e fuori il Parlamento, le gravissime conseguenze sociali ed economiche che l’approvazione di provvedimenti profondamente vessatori, recessivi e illiberali, avrebbero comportato. Quindi, se a due settimane dal Natale i consumi non decollano non è per caso ma perché le tasse che il governo ha introdotto negli ultimi dodici mesi hanno lasciato pochissimi euro in tasca ai cittadini; se le piccole e medie aziende continuano a licenziare non è perché gli imprenditori hanno smesso di fare il loro mestiere ma perché, tra le altre difficoltà, si sono dovuti confrontare con un governo che non è mai venuto incontro alle loro esigenze. Per avere un’idea del nostro grado di avversità alla cosiddetta agenda Monti basta pensare che nessuno dei provvedimenti così come approvati dai tecnici, dalla riforma delle pensioni a quella del mercato del lavoro, dalla patrimoniale sulla casa (ipocritamente chiamata IMU) a gran parte delle misure contenute nella legge di stabilità (nella quale peraltro adesso stanno confluendo gran parte dei provvedimenti in scadenza), sarebbe mai entrato in un programma di governo targato Lega Nord. Ma c’è di più. Il governo tecnico non solo ha drogato la democrazia, avendo di fatto esautorato un esecutivo legittimamente eletto dal popolo, ma ha anche fatto il gioco di uno dei partiti che lo hanno sostenuto, il Pd, che all’ombra del Professore ha potuto interpretare due ruoli: quello di governo, determinando anche l’adozione di misure tipicamente di sinistra, come la nuova iniqua tassazione sulla casa; e quello di opposizione, promettendo al suo elettorato, che intanto accorreva ai gazebo per le primarie, una maggiore giustizia sociale. Ma adesso che il giochetto è finito la sinistra deve venire alla scoperto e dire agli elettori cosa intende fare, se mai avesse la possibilità di varcare la soglia della stanza dei bottoni. La sensazione, che di giorno in giorno diviene sempre più certezza, è che il ticket Bersani-Vendola, espressione diretta dei partiti romani e dei loro apparati più consolidati, abbia in serbo per i cittadini solo una nuova raffica di tasse e balzelli, con l’intento di impinguare le casse dello stato centralista ma anche di compiacere un’ Europa sempre più a trazione tedesca e sempre meno dei popoli. E contro questo progetto la Lega Nord è pronta a battersi in campagna elettorale.

Le malefatte del governo “tecnico”

Il rapporto Debito/PIL che è il maggiore indicatore (non certo le SPREAD, che sotto i governi della prima repubblica aveva superato abbondatemente i 700 punti) è arrivato ora a + 8 punti !!… un record per la nostra repubblica… quello peggiore della storia in un anno (sotto il governo di centro-sinistra di Craxi) aveva segnato un record di + 4 punti !!!!

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Aggressione a Genova dei nostri Giovani

brignoli incazzato ridotto.jpgIn merito all’aggressione subita dai sei militanti della Lega Nord domenica sera a Genova, Lucio Brignoli, coordinatore federale del Movimento Giovani Padani, dice: “E’ davvero indegno per una città come Genova essere popolata da tanti criminali che vivono da mantenuti nei centri sociali. Purtroppo – si legge sulla pagina Facebook dell’esponente bergamasco – abbiamo avuto dimostrazione concreta di quale sia il concetto di democrazia e non violenza di questi parassiti: almeno due pullman di militanti leghisti sono stati distrutti a colpi di pietre. Ma l’episodio più grave è avvenuto all’interno della trattoria La Lanterna, a poche centinaia di metri dal luogo della manifestazione. Sei Giovani Padani sono stati accerchiati, minacciati e aggrediti da una ventina di nazisti rossi mentre si apprestavano semplicemente a pranzare. Purtroppo Genova non è una città sicura, si è data troppa libertà a questi malviventi: il ministro Cancellieri dov’era, a votare per le primarie del Pd? A nome di tutti i coordinatori nazionali MGP esprimo massima solidarietà ai sei giovani liguri barbaramente aggrediti. Se i criminali dei centri sociali pensavo di averci spaventato, si sbagliano: ci hanno solo confermato che anche Genova e la Liguria meritano più ordine, più pulizia e più democrazia”.

Re Giorgio I° e il colpo di stato

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Finalmente qualcuno comincia a svegliarsi dal letargo imposto da re giorgio 1° da napoli e dal suo scudiero monti. Ricordo che l’anno passato l’ineffabile re giorgio1° venne a Bèrghem raccontandoci che il federalismo era ineluttabile e necessario, parlando addirittura di Carlo Cattaneo, facendo poi l’esatto contrario con il nominato senatore a vita monti, centralizzando le tesorerie comunali,imponendo la tassa sulle case, patti di stabilità,aumentando i contributi per le pensioni, riducendo nel contempo le pensioni stesse e la possibilità di goderle, ecc.  Come fidarsi di un personaggio simile che ci costa 4 volte più della regina Elisabetta (228 mln € contro circa 60 mln € l’anno) e che si aumenterà lo stipendio annuo di quasi 10.000 € annui nel 2013, alla faccia dei risparmi che ci impone?
PADANIA LIBERA SUBITO!
Pierluigi Turani

Circoscrizione 2 : lettera aperta

untitled.pngIN DIFESA DI EPIS
Il ribaltone in 2ª Circoscrizione è vecchia politica
Anna Quiri finalmente, dopo anni di tentativi, è riuscita a sedersi sulla poltrona di presidente della 2ª Circoscrizione e, possiamo esserne certi, la difenderà con le unghie e con i denti visti gli sforzi per conquistarla.
Non ho nulla contro Anna Quiri (Pdl) ma contro il sistema cheha fatto in modo che il giovane Giuseppe Epis (Lega) fosse mandato a casa. Questo ribaltone è frutto della politica vecchio stile o antico stampo che è dura a morire, non c’è spazio per i giovani, non c’è spazio per gli ideali, non c’è spazio per un reale rinnovamento, non c’è posto per chi non si conforma all’idea di chi pensa di essere il più bravo della classe.
Dall’articolo de L’Eco leggo 6 voti a favore (e possiamo immaginare quali siano) e 6 schede bianche: mi domando se questo rispecchia la volontà delle persone che sono andate a votare i loro rappresentanti! Se questo è il risultato non sarebbe meglio, alle prossime elezioni, evitare di perdere tempo ai seggi e restarsene a casa tranquillamente? Epis è un giovane che avrebbe potuto rappresentare il cambiamento se fosse stato messo nelle condizioni di poter lavorare serenamente. È stato osteggiato, ostacolato, contrastato fin dall’inizio, per qualunque cosa dicesse o facesse, sbagliata o giusta che fosse, per partito preso, proprio da chi ora ha preso il suo posto e che ha bloccato così facendo tante iniziative (non ultima e non solo lo snodo importantissimo sulla viabilità intorno al nuovo ospedale). A prescindere dal partito, che rappresenta solo una sigla, che idea lasciamo in eredità ai nostri figli, l’assalto alla «poltrona»?
Ah dimenticavo… sono solo piccole riflessioni di chi di politica non se ne intende e che ha fatto una breve esperienza proprio in 2ª Circoscrizione da vicepresidente nelle file del Pdl!
ANNALISA TOLFO

Qualcuno crede ancora ai giornalisti del “bugiardino” ?

Bergamo, 1 dicembre 2012

Gentile Direttore de L’Eco di Bergamo,

in quanto coinvolto direttamente, con attenzione ho letto l’articolo riportato sul quotidiano da Lei diretto ieri 30 novembre 2012 a pag. 23. CIRCOSCRIZIONE 2. PRESIDENZA AL PDL. a firma E. Fa. che non conosco, ma che comunque non era presente al Consiglio Circoscrizionale in quanto per il Suo quotidiano era presente la sig.na Laura Signorelli.
Devo contestare l’articolo nel punto in cui il cronista scrive : ” ..MENTRE DELLA LEGA AL MOMENTO DELLA VOTAZIONE NON ERA PRESENTE NESSUNO “. Ciò non corrisponde assolutamente al vero in quanto il sottoscritto, in qualità di capogruppo del Gruppo Lega Nord si è presentato in Consiglio all’orario stabilito, ha partecipato alle due votazioni ed è uscito quando il Consiglio è stato sciolto.
Mi chiedo da dove il suo cronista abbia attinto una tale notizia o chi possa avergli riferito ciò !
Questo fatto mi indispone molto, in quanto questa frase posta all’interno dell’articolo e letta da qualcuno al di fuori dei lavori può pensare che il Gruppo Lega Nord abbia abbandonato al suo destino I’ ex Presidente Giuseppe Epis, sfiduciato da parte del Gruppo Consiliare PDL.
Mi auguro una pronta rettifica di quanto erroneamente riportato e La saluto cordialmente.
Alfredo Mandelli
Capogruppo del Gruppo Consiliare Lega Nord – Circoscrizione 2 di Bergamo

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Dopo i giorni asfissianti del Partito Unico in tutte le Tv….affluenza boom? I dati delle primarie del Pd indicano tutt’altro :

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.. e dei 3,1 milioni, quel 40% di Renzi era tutto di centro-sinistra ???

la COOP sei tu ??

Lettera aperta di un gruppo di lavoratrici Coop a Luciana Littizzetto testimonial del marchio Coop

Cara Luciana, lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno? Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese.

Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni. Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente.

Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi donne siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l’80%. Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell’azienda e capirai qual è la nostra condizione.
A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare.

Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle.
Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli.

Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell’altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione.

Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne con il ricatto che se colpiamo l’immagine della Coop rompiamo il rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate.

Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate. Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione. Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone.

Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare.

Con simpatia, un gruppo di lavoratrici Coop

Quote rosa per la Regione

Nel mezzo di una tormentatissima campagna elettorale, senza ancora certezze sulla scadenza e sulle coalizioni, ecco un rebus nel rebus: quello delle candidate donne. La questione si pone per tutti, nessuno escluso: si scervellano i partiti.
Benvenuti nella campagna elettorale per le regionali 2013, dove è scattata la caccia alle candidate. La nuova legge elettorale votata al Pirellone a ottobre stabilisce infatti la tassativa alternanza di genere: nella Bergamasca, dove ogni partito può sottoporre ai votanti una rosa massima di otto nomi, almeno quattro dovranno essere femminili. Dettaglio: sono incompatibili, salvo spedire il proprio Comune al voto anticipato, i sindaci. E le sindachesse. Elemento pesante visto che i volti femminili noti della politica attiva orobica – al netto di parlamentari come Alessandra Gallone (Pdl) e Carolina Lussana (Lega) che però giocano altre partite – si concentrano soprattutto nelle amministrazioni. L’impresa di chi deve tagliare e cucire le liste è ardua. Pensa e ripensa, nei partiti ammettono: i nomi femminili «papabili» sono ridotti al lumicino.
A livello generale non c’è la fila di candidati per molteplici motivi: buttarsi in una campagna elettorale è impegnativo in termini di tempo e di economia (farsi conoscere con qualche manifesto e una passata di volantini costa non meno di 15 mila euro). Stilare una lista in cui la metà siano donne è ancora più difficile. LPB.jpgNella Lega, per esempio, sul livello locale molte delle donne in vista sono sindaci: Claudia Terzi, di Dalmine, ma ora non lascerà (e il partito non lo chiederebbe) il Comune, lo stesso vale per Silvana Saita, di Seriate, o Simona Pergreffi, di Azzano. Chi potrebbe invece essere in lista è Luisa Pecce, alla guida della segreteria del capoluogo; oppure la segretaria della circoscrizione brembana Antonella Gregis.
Un inizio di toto-nomine in rosa. Ma il numero deve ancora salire. Parecchio. (da CorSera Bg 20-11-12)

Gazebata Lega Nord, in Bergamasca raccolte circa 30 mila firme

xx settembre.jpgSono 29.758 le firme raccolte in Bergamasca nei gazebo della Lega Nord per le tre leggi di iniziativa popolare su tasse, euro e Imu proposte dal Carroccio. Sia sabato sia domenica, quindi, grande è stata l’affluenza ai 250 gazebo allestiti sul territorio provinciale per una delle più grande gazebate degli ultimi anni. Superano di poco le mille quelle raccolte in città e arrivano a 326.000 quelle di tutta la Padania.
Oltre alle votazioni per le tre leggi di iniziativa popolare, nei gazebo è stata offerta l’opportunità di indicare il nome del candidato alla Regione Lombardia: circa 22 mila sono stati gli elettori che hanno partecipando al sondaggio, decretando un plebiscito per Roberto Maroni. Dei 21.425 voti raccolti, ben 15.426, infatti, sono stati per il segretario del Carroccio, che ha raccolto dunque una percentuale superiore al 70 per cento; 4.070 (19 per cento) per Matteo Salvini; 1.285 (6 per cento) per Dario Galli, presidente della Provincia di Varese; in 642 hanno indicato altri candidati.