Calderoli: il centralismo favorisce le mafie

Calderoli pensieroso.jpg“Chi sostiene che il federalismo possa favorire la criminalità organizzata dimostra con le sue parole di non sapere neppure di cosa sta parlando”. Lo ha detto il ministro bergamasco per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli.  

“Il federalismo fiscale e la conseguente autonomia impositiva garantita ai territori in funzione dell’articolo 119 della Costituzione, in essere dal 2001, significano trasparenza, responsabilità e controllo delle risorse, ovvero esattamente il contrario di quello che potrebbe essere gradito alle cosche malavitose. Quello che infatti ha favorito la criminalità organizzata in tutti questi anni è stato, viceversa, proprio il centralismo, con l’assoluta deresponsabilizzazione degli amministratori locali sul territorio, che in assenza di un costo di riferimento, come il costo standard che noi invece abbiamo introdotto con la nostra riforma, potevano scialacquare sulla base di trasferimenti a piè di lista, permettendo così alle cosche di sguazzarci”.
“Questo attacco nei confronti del Federalismo – ha concluso il ministro – può essere giustificato soltanto sulla base dell’ignoranza sulla materia, perché diversamente dovrei pensare alla malafede di chi, attaccando i nemici delle mafie, sortisce paradossalmente un risultato opposto e comunque favorevole alla parte politica per cui parteggia…” (da Bergamosera,19-11-2010)

Tempi stretti sul federalismo

ItaliaOggi
sezione: Pubblica Amministrazione data: 28/04/2010 – pag: 26
autore: di Francesco Cerisano

Con l’audizione del ministro entrano nel vivo i lavori della bicamerale

Tempi stretti sul federalismo

Calderoli: il parlamento faccia la sua parte
Tempi stretti sul federalismo fiscale. La tabella di marcia per arrivare a centrare la scadenza del prossimo 21 maggio (data ultima per varare il decreto che trasferirà agli enti locali i beni demaniali inutilizzati) non ammette tentennamenti. Anche perché entro il 21 maggio 2011 dovranno vedere la luce gli altri provvedimenti attuativi della legge n. 42/2009 e quindi i relativi testi dovranno essere presentati in parlamento al massimo per il prossimo mese di dicembre. Con l’audizione del ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli, sono entrati nel vivo i lavori della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale a cui spetta il parere sugli schemi di dlgs. Un compito che non si annuncia facile, visto che la commissione presieduta da Enrico La Loggia dovrà trovare la quadratura del cerchio non solo con le opposizioni, ma anche con le diverse anime, più o meno federaliste, della maggioranza. La Loggia ha promesso che «i tempi saranno rispettati e il federalismo demaniale diventerà realtà entro la fine di maggio». Ma sarà indispensabile la collaborazione del parlamento. Calderoli lo sa bene anche se dice di non temere che gli attriti nella maggioranza delle ultime settimane (sfociati nella lite tra Fini e Berlusconi alla direzione nazionale del Pdl di giovedì scorso) possano insabbiare il provvedimento che tanto sta a cuore alla Lega. «Credo che un provvedimento che prende i beni dello stato, finora sottoutilizzati, e li mette a disposizione del territorio sia una cosa molto positiva», ha commentato il ministro leghista uscendo da palazzo San Macuto. «Voglio vedere chi può essere contrario a una cosa del genere». Calderoli ha rivendicato come il federalismo fiscale abbia avuto un «largo confronto» in parlamento e «non ci sia stata nemmeno una forza politica che non ha visto accolta almeno una delle proprie proposte». «C’è stata da sempre», ha aggiunto, «la volontà di affrontare il problema in termini di garanzia e coesione sociale». Il Sud dunque può stare tranquillo. «Il federalismo», ha assicurato il coordinatore del Carroccio, «è nato ed è stato impostato esattamente per ridurre il divario. Una volta stabilito che a tutti verranno erogati integralmente i finanziamenti per le funzioni fondamentali, le risorse verranno assicurate anche nelle zone dove oggi queste funzioni, civili e sociali, non sono garantite. A condizione che il finanziamento sia chiaro e trasparente per tutti: se una cosa costa dieci, deve continuare a costare dieci e non passare a quindici». Il ministro ha poi confermato che il federalismo fiscale è solo uno dei tre tasselli che andranno a comporre il nuovo assetto istituzionale dello stato. Gli altri sono il Codice delle autonomie (che ridisegnerà la governance degli enti locali eliminando gli enti intermedi inutili e i centri di duplicazione della spesa) e il superamento del bicameralismo perfetto, primo esempio, secondo Calderoli, di inefficiente duplicazione di funzioni. Calderoli si è detto favorevole a un’ipotesi di «bicameralismo paritario e specializzato dove non ci sono camere di serie A e di serie B, ma i due rami del parlamento svolgono compiti diversi». Sul secondo decreto attuativo del federalismo, che invece riguarderà l’autonomia impositiva dei comuni e delle province e attribuirà ai sindaci la titolarità di un nuovo super-tributo immobiliare, Calderoli ha rassicurato che non sarà istituita nessuna nuova tassa «ma l’idea è di arrivare a unificare in una cosiddetta service tax tutti i servizi che un ente locale gestisce e offre al cittadino». In ogni caso, ha tranquillizzato il ministro, «non c’è nessuna intenzione di reintrodurre l’Ici».

L’efficienza è la via del federalismo

Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI data: 2010-04-02 – pag: 12
L’efficienza è la via del federalismo
Oltre a una seria autonomia tributaria, il rafforzamento delle responsabilità locali
di Massimo Bordignon
Non c’è dubbio che il risultato elettorale, con la conquista da parte della Lega Nord della presidenza di Piemonte e Veneto e la forte crescita in termini di consensi dello stesso partito, rimetta al centro del dibattito politico il tema del federalismo fiscale. È vero, come non mancano di ricordarci i vari esponenti di governo, che la legge delega sul federalismo fiscale è in realtà già stata approvata nel maggio scorso, e che la stessa legge prevede tempi di attuazione lunghi e cadenzati. Ma i lavori nelle varie commissioni sono finora proseguiti a rilento e proposte concrete per l’attuazione dei generici principi della delega non ci sono state. La politica ha tenuto il fiato in attesa dei risultati delle consultazioni elettorali; con questi oramai acquisiti, il processo subirà ora inevitabilmente una rapida accelerazione.
Ma qual è il federalismo fiscale possibile e ancor più quello desiderabile? Prevale nel Nord, complice la retorica un po’ semplicistica con cui il progetto è stato presentato dalle forze politiche in campagna elettorale, l’idea che con il decentramento tributario le ricche regioni del Nord si terranno semplicemente una parte più consistente delle proprie risorse. Di conseguenza, riducendo i trasferimenti che implicitamente o esplicitamente, attraverso il bilancio dello stato, passano dal Centro Nord al Sud del paese, computabili in circa il 3% del Pil nazionale. Ma quest’ipotesi è tecnicamente e politicamente irrealizzabile. Non esiste alchimia tributaria possibile che possa consentire alla Calabria di finanziarsi da sola i propri servizi, se si ritiene, come del resto previsto dalla Costituzione e dalla legge delega, che i cittadini della Calabria abbiano diritto a servizi fondamentali, nel campo della sanità, della scuola, dell’assistenza, paragonabili a quelli dei cittadini del Centro Nord.
Quello che invece si può e si deve chiedere è che questi trasferimenti siano accompagnati da una riduzione degli sprechi e da un aumento della qualità dei servizi, che sono in media al Sud di livello nettamente inferiore rispetto al Centro Nord, pur in presenza di risorse paragonabili. Lo strumento tecnico che la legge delega prevede per raggiungere l’obiettivo sono i costi standard, a cui legare i nuovi trasferimenti. Ma questi sono complicati e difficili da calcolare e in realtà dove più servono, come per esempio nella sanità, già largamente esistono.
Più che criteri nuovi per la determinazione dei trasferimenti, quello che serve è invece un rafforzamento dei controlli amministrativi e dei meccanismi di responsabilizzazione di politici e amministratori locali. È per esempio assurdo che in caso di commissariamento di una regione, i cittadini siano puniti, tramite l’innalzamento automatico dei tributi e delle tariffe regionali, mentre il presidente della regione, il principale responsabile politico del dissesto, sia premiato, tramite i poteri speciali garantiti a un commissario. Utile anche che vengano svolti e resi pubblici esercizi seri di benchmarking territoriali, così che gli stessi cittadini, che saranno poi chiamati a confermare con il proprio voto i propri rappresentanti regionali, sappiano a che costo e con quale qualità i servizi vengono offerti nel proprio territorio rispetto ad altre regioni.
L’altra gamba essenzialedi un federalismo funzionante è quella della ricostruzione di una seria autonomia tributaria a livello regionale e locale. Finora l’azione del governo, al di là dei proclami, è andata esattamente nella direzione opposta. È stata abolita l’Ici sulla prima casa, la principale imposta comunale; sono state bloccate le addizionali regionali e comunali sull’Irpef e sull’Irap. È comprensibile che, soprattutto in periodo di crisi economica, il ministro del Tesoro voglia avocarea sé quante più risorse possibili. Ma non è possibile immaginare che gli enti territoriali siano in grado di svolgere i propri compiti istituzionali, attribuiti loro dalla Costituzione, se non sono in grado di programmare con sicurezza le proprie risorse e non possano agire al margine sulle dimensioni del proprio bilancio attraverso l’utilizzo della leva fiscale.
Un quadro normativo stabile, comprensivo dei vincoli indotti dai patti di stabilità, è indispensabile perché l’autonomia locale possa esercitarsi in modo adeguato. Molte proposte sono state adombrate nel dibattito, dall’ampliamento dell’addizionale sull’Irpef, alla revisione dell’Irap,allo spostamento sull’Iva di parte del carico tributario che ora è a carico dei fattori produttivi. È tempo che si esca dall’ambiguità dei proclami dei talk show e si cominci a presentare proposte serie su cui confrontarsi.

Lega Nord: quella cautela che punta al Federalismo

bossi e burlusconi.jpgE’ una Lega cauta e riflessiva quella che si è presentata sabato ad Arcore per parlare con il premier Berlusconi della linea politica da tenere d’ora in avanti. L’obiettivo del centrodestra ora è la pacificazione del paese, troppo in tensione per la crisi economica in atto e per gli attacchi continui nei confronti della maggioranza. L’obiettivo di Bossi, Calderoli e della Lega è di arrivare a tutti i costi al federalismo fiscale e alle riforme, da sempre obiettivo del Carroccio. Per questo la Lega plaude alla fase “buonista” del Cavaliere e al dialogo con l’opposizione, tanto che Calderoli ha riproposto l’Assemblea costituente bicamerale, trovando subito il consenso di D’Alema che ha mezzo stampa ha scaricato le posizioni di chiusura di Veltroni mandandogli a dire “noi siamo uomini politici”. Senza Pd o con il Pd che si mette di traverso, il traguardo delle Riforme diventa più difficile e il risultato sarebbe comunque oggetto di polemiche perenni, come ripetono sia Napolitano che il presidente della Camera Fini. Stando ad indiscrezioni, il premier dovrebbe vedere Fini ad Arcore durante le feste di Natale. Poi si recherà in una clinica ticinese per rimettersi in forma.

I vostri commenti. Gianfranco: “Finiamo di litigare e risolleviamo le sorti di un Italia che tutti ci invidiano?”

“Da un lato il Federalismo cercherà di dare autonomia al popolo padano, anche se in realtà l’italia non è spaccata con tale organizzazione amministrativa e fiscale, dall’altro c’è chi ha un’idea diversa, giustamente per il pluralismo delle idee, ma leggere che uno appartiene alla corrente di Tizio, l’altro di Caio, l’altro ancora di Sempronio non fa che accrescere in me l’amarezza per un paese che ha bisogno di certezze e non di peculiarità e particolarismi individuando nelle proprie radici “celtiche” ed insubri l’appartenenza ad un popolo con una sua sì specifica natura e cultura, ma non così frammentato quanto alle idee. “Tace krape, tace kò” dicevano i nostri vecchi ma quà è forse la, scusate, Babele politica. Quando Prodi inizialmente parlava di Federalismo lo intendeva come solidale, mi rammentava le cooperative ecosolidali di matrice cattolica, lui che veniva dalla Sx, ma solo un nome per definire la sua opinione in merito, poi all’interno le lotte intestine. Guelfi e Ghibellini, bianchi e neri, i Medici contro gli Sforza contro i Torriani contro la Repubblica veneta, i Gonzaga e gli Estensi. Scusate, ma la finiamo di farci la guerra e impariamo col De pretis il “trasformismo”, no, non il travestitismo, ma per risolvere problemi urgenti ed immediati, mettiamo da parte le ideologie e realisticamente, con il pragnmatismo, finiamo di litigare e risolleviamo le sorti di un Italia che tutti ci invidiano? Adesso qualcosa si muove, tanti sono in Abruzzo, ma per ogni cosa ci si deve comportare così, c’è un problema: rosso, verde, bianco, nero…risolviamo il problema comune nell’interesse di tutti!”

Scritto da Cassia Gianfranco

Il federalismo passa alla Camera con l’astensione del PD. Previsto il passaggio al Senato per fine aprile

camera.jpgUmberto Bossi annuncia, al termine di un breve incontro a Palazzo Madama con il presidente Renato Schifani: “Il ddl sul federalismo fiscale giungerà all’esame di Palazzo Madama a fine aprile”. Bossi e Schifani hanno avuto un colloquio di una ventina di minuti ed erano presenti anche la vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, e il capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Cota.