Dieci anni fa moriva, a 44 anni, Daniele Vimercati

Bossi  ricordò il giornalista prematuramente scomparso con : «Ci ha lasciato un amico»

vimercati2.jpgDaniele Vimercati (Vertova, 17 novembre 1957 – Milano, 27 marzo 2002) è stato un giornalista e conduttore televisivo italiano. Biografo ufficiale di Umberto Bossi, scrissero assieme il primo libro Vento dal Nord sulla nascita del Movimento leghista e altre opere-intervista sul leader del Carroccio.

Massimo Fini gli ha dedicato così la sua raccolta di articoli «Senz’anima: Italia 1980-2010»: «A Daniele Vimercati, bravissimo giornalista, opportunamente dimenticato, col quale ho condiviso tante, generose e inutili battaglie». Il critico televisivo Aldo Grasso aveva scritto sul «Corriere»: «Certe sere mi trovo a cercare affannosamente la sua immagine su Telelombardia. Era davvero un bravo conduttore, più di Vespa e Santoro. Il suo talk show politico “Iceberg” era diventato uno di quegli appuntamenti che aiutano lo spettatore a capire qualcosa in più».
E Indro Montanelli, nel 1996 nella sua «Stanza» sul «Corriere», gli aveva fatto elogi pubblici: «Vimercati è un leghista antemarcia. Lo era anche quando lavorava con me al “Giornale”».
Sono passati dieci anni dalla morte di Daniele, stroncato a 44 anni, da una leucemia fulminante: dopo il debutto, giovanissimo, nel 1976, al «Giornale di Bergamo» (fino alla chiusura nel 1980), era diventato giornalista professionista a «L’Eco», per poi approdare, nel 1987, al «Giornale» di Montanelli. Era diventato poi direttore nel 1995, a 37 anni, dell’«Indipendente», poi, nel 1997, del «Borghese» e, infine, di «Telelombardia». Molte cose sono cambiate nel frattempo, nel Paese, nella politica e nel giornalismo. Ma la sua lezione di indipendenza, la sua ricerca della verità al di là delle opinioni e degli interessi personali, la sua visione romantica del giornalismo forse non sono state del tutto dimenticate.

Per primo ha scoperto e studiato la Lega (numerosi i suoi libri, da «I lombardi alla nuova crociata» a «Vento dal Nord»), per la quale ha avuto un’attrazione più giornalistica che politica. Biografo di Bossi, è stato più un legologo che un leghista, e in ogni caso, e aveva conservato l’amicizia con il Senatùr e con la base del Carroccio. «È stato un confidente del guerriero di Cassano Magnano – ha scritto Mario Cervi – non un pretoriano o un cortigiano». Del resto, non avrebbe mai accettato diktat o imposizioni da nessuno. (da Eco di Bergamo,13-2-12)