(L’Eco di Bergamo/13-03-2009)
Era l’ultimo rimasto della vecchia guardia, quella dei fondatori della Lega in terra bergamasca. Un militante vero, fedelissimo, che non si è tirato indietro mai. Tanto che quando, nel 2007, il partito ha coniato le «tessere d’oro» è stato a lui che Umberto Bossi ha voluto consegnare la prima, la numero uno. Gianni Pedretti, classe 1923, è morto nella notte fra mercoledì e ieri nella sua casa di Curno. Suo figlio Roberto, al quale anche i ministri Bossi e Calderoli, appresa la notizia, hanno voluto manifestare la loro vicinanza, è l’attuale vicesindaco del paese, eletto nelle fila del Carroccio dopo che il padre gli ha trasmesso la passione per la politica.
E che questa passione nascesse dal profondo lo si capiva dalle parole stesse dell’anziano militante, che in occasione della consegna della tessera d’oro sul palco di Pontida aveva messo insieme i ricordi di una vita politica in cui si era buttato con l’entusiasmo di un ragazzino. «La mia tessera di militante, quella normale, è datata 14 maggio 1985», raccontava. Il primo incontro con Bossi? Proprio nel 1985, in Borgo Santa Caterina. Il senatùr era praticamente uno sconosciuto ma a lui, che di partiti non si era mai occupato prima, era subito piaciuto: «È uno col cervello». I primi tempi fra i lumbard sono stati duri, «eravamo in pochi, ci consideravano dei matti». Allora c’erano Gianni Pedretti e il suo amico Enzo Innocente Calderoli, lo zio di Roberto, ministro per la Semplificazione normativa. Poi Luigi Moretti, Adriano Poli e pochi altri. Tutta gente che si muoveva su e giù fra Bergamo e Varese per recuperare copie di Lombardia Autonomista e attaccare i manifesti. «Avevamo anche il telefono sotto controllo, arrivavano un sacco di minacce». Pedretti ha lavorato parecchio per il Carroccio, scegliendo però di restare defilato: «Bossi me l’aveva chiesto se volevo fare carriera, io preferivo stare con la famiglia. Però per un po’ sono stato il cassiere della Lega Nord provinciale». Cosa che gli è valsa il soprannome, affettuoso, di «mela franc»: quando in segreteria arrivava gente a ritirare materiale, lui ricordava il contributo di mille lire, appunto.
Artigiano meccanico nato ad Azzano San Paolo ma da una vita residente a Curno, in via Trieste, Pedretti era la memoria storica (fra i fondatori qualcuno non c’è più, altri non sono più tesserati) del partito a Bergamo. Ed è stato orgogliosissimo, lui, il «mela franc», quando Bossi ha scritto il suo nome sulla tessera simbolo di quelle create dalla Lega per «onorare e ricordare a tutti, in tempi in cui la politica tende a dimenticare, l’impegno quotidiano e costante dei militanti». I funerali di Pedretti si svolgeranno domani alle 10 nella parrocchiale di Curno. (Anna Gandolfi/Eco di Bergamo)