Arriva il censimento delle spese per i Comuni : per quelli che sprecano non ci sarà più alibi.
Dall’approvazione della legge delega n.42/2009 sono passati più di due anni. Ma non è un tempo irragionevole, anzi è ragionevolissimo, perché si tratta di superare le incrostazioni di quarant’anni di spesa storica. Fare dall’oggi al domani avrebbe sicuramente prodotto guasti maggiori di quelli che si volevano superare. Il lavoro ha coinvolto i 6.700 comuni delle regioni ordinarie che hanno risposto tutti al primo questionario e ora consegneranno il secondo. Sono questionari impegnativi: l’ultimo, sulle funzioni di amministrazione generale, conta circa 400 domande, che spaziano dal personale fino ad arrivare alle partecipate. Ogni informazione è funzionale alla definizione del fabbisogno standard, che avviene quindi sulla base di un numero elevatissimo di variabili (la dimensione demografica, i modelli organizzativi e altro). Con la spesa storica nulla di tutto ciò è mai avvenuto ed esistono comuni che prendono fino a 6-7 volte il pro capite di altri senza che nessuno studio sul fabbisogno effettivo sia mai stato effettuato. Ora iniziano a essere disponibili i dati sulla funzione «polizia locale» ed emerge che la spesa è alquanto eterogenea: nella fascia dei comuni di 50 mila abitanti c’è una spesa che oscilla tra i 10 e i 120 euro prò capite; in quella dei comuni di 20 mila abitanti tra i 4 e i 170 euro prò capite. L’oscillazione dipende da numerosi fattori: gestione del personale, polizia locale armata o meno, convenzioni con le altre forze dell’ordine… Si aprono importanti possibilità di razionalizzare la spesa: la standardizzazione offre un elemento nuovo alla politica e ai cittadini. Alla politica locale perché potrà considerare le best practice, alla politica nazionale perché potrà orientare la perequazione sui fabbisogni effettivi e non sugli sprechi, ai cittadini perché potranno misurare le proprie amministrazioni. (Luca Antonini – Panorama 50/11)