Lettere al Direttore

Villari sbaglia. Carlo Cattaneo  fu un federalista
Su «L’Eco» di martedì 14 settembre, a pagina 24, Lucio Villari intervistato dal vostro Sergio Caroli afferma testualmente: «Questa è una forzatura introdotta dall’odierno dibattito politico, perché per il nostro Paese non è mai esistita un’opzione federalista accanto a quella unitaria. È un errore, per esempio, attribuire a Carlo Cattaneo la paternità di un’idea di un federalismo di tipo svizzero o statunitense da applicare all’Italia: Cattaneo non ha mai pensato ad una cosa del genere. Ipotizzava forme di autonomie locali, ma – lo sottolineo più volte – sempre nell’ambito dell’unità dello Stato… Ma, studiosi di valore come Salvemini e Bobbio, che di Cattaneo si sono occupati a fondo, non hanno mai accennato ad un suo federalismo in opposizione al progetto unitario».
A commento delle esternazioni del nostro storico viene immediatamente da dire che del pensiero di Carlo Cattaneo è possibile, volendo, sapere tutto, ragion per cui non è necessario passare attraverso interpreti, sia pure qualificati quali Salvemini e Bobbio, sui quali il Villari sente la necessità di appoggiarsi mostrando il proprio digiuno di informazioni di prima mano acquisibili solo con lo studio diretto del grande lombardo.
Per brevità mi limito a citare di Carlo Cattaneo: «Insegnò Machiavelli che un popolo, per conservare la libertà, deve tenervi sopra le mani: ora, per tenervi sopra le mani, ogni popolo deve tenersi in casa sua la libertà… Solo al modo della Svizzera e degli Stati Uniti può accoppiarsi unità e libertà. Così solamente s’adempie al precetto del Fiorentino che il popolo per conservare la libertà deve tenervi sopra le mani». E ancora: «Bisogna contrapporre la federazione alla fusione e non all’unità e mostrare che un patto fra popoli liberi è la sola via che può avviarli alla concordia e all’unità: ma ogni fusione conduce al divorzio, all’odio…».
Quanto ai testi sul Cattaneo a cura di Gaetano Salvemini e Norberto Bobbio, voglio qui ricordare del primo «Le più belle pagine di Carlo Cattaneo», Milano 1922, e del secondo «Stati Uniti d’Italia», Torino 1945. In entrambe le opere viene riportato più volte che il federalismo per Cattaneo era solo quello di tipo svizzero e americano. Nel 1860 il Cattaneo fu sostenitore della tesi di uno stato federale italiano costituito da otto stati, precisando che i medesimi non dovessero essere confusi con delle banali suddivisioni amministrative regionali.
Pertanto, non io che non ho titoli, ma direttamente il Cattaneo s’incarica di sbugiardare uno storico che non esita a tirare in ballo a sproposito Salvemini e Bobbio, le cui opere non avvallano assolutamente le sue indimostrate tesi. Già, parla il Villari, ma non soddisfa l’onere della prova. Egli pretende tanto presuntuosamente quanto assurdamente di arruolare il Cattaneo fra gli attuali sostenitori del centralismo confusionario e mimetico che fa il paio con il federalismo immaginario, parolaio e inconcludente.
Il poeta e drammaturgo Felice Cavallotti così racconta i funerali milanesi del grande lombardo: «La setta di coloro che, disprezzati da Cattaneo, lo odiarono e ingiuriarono da vivo, cercò di accaparrarsi in Milano il privilegio di onorarlo da morto… e al popolo accorso, che amava Cattaneo qual padre, i birri chiudevano in faccia le porte del cimitero».
Gisberto Magri

Adro, la Lega e lo Stato Il Polo scolastico è stato pagato dai cittadini
Sono un pensionato residente da 50 anni a Bergamo, ma che, da pensionato, trascorre i mesi estivi nella vecchia casa paterna di Adro e vorrei precisare al signor Cavatorta che qualche giorno fa su questa pagina ha affermato che «la scuola pubblica di Adro è stata costruita con i soldi delle tasse di tutti i cittadini italiani», che ciò non è vero.
Il Polo scolastico in parola non è stato «donato» dallo Stato ad Adro, ma è Adro che l’ha donato allo Stato: infatti né Provincia, né Regione, né Stato ha dato alcun contribuito alla sua costruzione. Un gruppo di imprese ha costruito il complesso edilizio senza alcun contributo da chicchessia, ma ritirando gli immobili fatiscenti e non a norma in cui erano prima dislocate le scuole materne, elementari e medie. Inoltre 29 famiglie hanno offerto di propria iniziativa e volontà l’arredamento completo delle aule, per un valore di 15 mila euro cadauna, comprensivo di banchi e sedie ergonomici, di cattedra, computer e lavagna elettronica intelligente (collegabile con il computer di casa). Sono state donate anche oltre settanta croci/sculture in bronzo dell’«architetto di Dio» padre Costantino Ruggeri, adrense, che sono state collocate in tutte le aule ed ambienti vari del Polo scolastico.
Il simbolo contestato, il sole delle alpi, risulta scolpito, dal 1700, nella pietra arenaria del Palazzo Dandolo, ore sede del Municipio, e non trovo pertanto che sia un esclusivo simbolo della Lega! Pertanto, nessuna partecipazione dello Stato e tanto meno utilizzo di «tasse dei cittadini italiani».
Aimo Mangilli

Il caso Impastato
Un anno fa il sindaco leghista di Ponteranica rinominò la biblioteca comunale ad uno studioso locale, spostando la targa dedicata a Peppino Impastato in un’altra sala comunale: successe il finimondo. Ci furono manifestazioni, associazioni contro la mafia sul piede di guerra, il fratello di Peppino Impastato indignato e scandalizzato. Gli articoli su giornali locali e nazionali non si contavano. Così pure i servizi su Tv locali e Rai. Circa un mese fa, il sindaco di centrosinistra di una cittadina della Calabria, Serra San Bruno, di 7.000 abitanti, ha pensato bene di togliere la denominazione alla via «Vittime della mafia» perché infastidiva i residenti, dicendo che il nome scelto per la via era «inopportuno e inappropriato». Questo è quello che il sindaco del Pd calabrese ha dichiarato ai giornalisti che lo intervistavano. Una coerenza politica, però, andrebbe tenuta da quel partito che si erge a difensore delle vittime delle mafie e dei terrorismi! Ma ora perchè tutto tace? Perché certi quotidiani non enfatizzano il fatto di Serra San Bruno, come hanno fatto per Ponteranica?
Saveria Bertuletti