La Regione lancia il recupero delle Cartiere Pigna

pigna-300x225.jpgSarà il vicepresidente uscente della Regione Lombardia Andrea Gibelli a sottoscrivere il contratto per il recupero dell’area delle Cartiere Pigna di Alzano Lombardo. Il contratto è finalizzato alla ristrutturazione aziendale dell’insediamento produttivo delle Cartiere Paolo Pigna e alla riqualificazione delle aree dell’insediamento in via di dismissione. L’iniziativa costituisce il primo importante esempio a livello regionale di accordo tra Regione, autonomie locali, imprese, rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro e altri soggetti pubblici e privati, per la realizzazione di progetti di rilevante impatto sociale nell’ambito regionale, in relazione al numero dei lavoratori coinvolti. Tra gli altri saranno presenti G.Jannone, Presidente della Cartiera, Ferruccio Locatelli Presidente di Leonardo S.p.A., Roberto Anelli, Sindaco di Alzano Lombardo, Ettore Pirovano presidente della Provincia e i segretari provinciali e di categoria di CGIL CISL UIL, oltre alla Segreteria tecnica che ha gestito la stesura dell’intero contratto.

Macché euro e lira!

euro lira.jpgLa Lombardia sperimenta davvero la propria moneta ! Il progetto è portato avanti dal vicegovernatore Gibelli e si ispira alla realtà Nantes. L’obiettivo è quello di creare un circolo virtuoso per acquistare i prodotti delle pmi che aderiranno a un sistema di credito cooperativo.

La Lombardia si prepara ad avere una propria moneta. Non un vero e proprio addio all’euro, ma un conio assolutamente locale (ed elettronico) da affiancare a quello che da molti è ormai visto come lo strumento di controllo della speculazione internazionale. E non è affatto una provocazione o fantascienza. Lo aveva annunciato con dovizia di particolari sabato sera al congresso lombardo della Lega Nord. Andrea Gibelli, ovvero il vicegovernatore di Regione Lombardia. Politico preparato, poco avvezzo alle sparate, solida cultura storica e allo stesso tempo uno sguardo ampio sul presente, l’esponente lodigiano del Carroccio quando parla di moneta complementare per la Lombardia non ha certo in mente il principato di Seborga (ovvero il piccolo Comune ligure vicino a Bordighera dove è possibile spendere ad uso interno un “luigino” del valore di 6 dollari statunitensi). Esempio orgoglioso di indipendentismo, ma modello un po’ limitato per una “nazione” come quella lombarda. Il modello di riferimento è quello di Nantes, in Francia, ideato soprattutto per risolvere i problemi di credito delle imprese. Il paradosso? A metterlo a punto sono stati due bocconiani, figli dell’ateneo dove dettava legge il premier Mario Monti, paladino dell’euro senza se e senza ma. L’esperimento chiama in causa le Pmi che operano nei servizi, costruzioni e ristorazioni, ma anche società di trasporto, parcheggi e attività dopo-scuola. Ma non si esclude (il progetto verrà avviato ufficialmente nel 2013) di coinvolgere anche operai e singoli professionisti. Un progetto di grande interesse presentato alcuni giorni fa anche all’Università di Bergamo.
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Due giorni di congresso per la Lega al Palacreberg

bandiere lega.jpgSi aprirà venerdì alle 19 al Palacreberg di Bergamo l’ottavo congresso nazionale della Lega Lombarda che si chiuderà il giorno successivo con l’intervento del Presidente Federale Umberto Bossi.
La giornata di venerdì vede gli interventi del segretario nazionale Giancarlo Giorgetti e del presidente nazionale Roberto Castelli. Sul palco parleranno poi il commissario nazionale del Movimento Giovani Padani Eugenio Zoffili, il vicepresidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli e il presidente del gruppo regionale della Lega Nord Stefano Galli.
Sabato 2 giugno i lavori si apriranno alle 9,30 con gli interventi dei triumviri Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. A seguire parlerà il presidente federale Umberto Bossi e, a conclusione, l’intervento del segretario nazionale che risulterà eletto al termine di questa due giorni di congresso.

«Lombardismo» per la difesa del lavoro

gibelli230.jpgÈ il «lombardismo» una delle carte vincenti sui cui giocare per sconfiggere l’attuale crisi economica. A dichiararlo è Andrea Gibelli, vicepresidente e assessore all’industria e artigianato di Regione Lombardia, ieri a Telgate per incontrare gli imprenditori del territorio a conclusione della cinquantesima tappa di «Assessorato Itinerante». «Si tratta – ha spiegato Gibelli – di un vero e proprio blocco padano a difesa del sistema produttivo. Penso alla misura Start-up di impresa che dallo scorso anno prevede l’accessibilità ai finanziamenti per l’avvio di una nuova attività solo ai residenti da almeno cinque anni e la recente legge Harlem che regola l’apertura di attività del settore del commercio e artigianato. Quest’ultima si occupa in particolare – ha proseguito Gibelli – della produzione e vendita di alimentari, e lascia la possibilità al sindaco, in caso di eccesso di concorrenza e concentrazione, di selezionare le aperture secondo il principio di qualità delle nostre città. In questo modo è possibile salvaguardare il giusto equilibrio tra la presenza di attività tradizionali e le nuove aperture». E il vicepresidente di Regione Lombardia chiude con un auspicio: «I sindacati, le associazioni di categoria e le istituzioni devono fare la stessa battaglia per la tutela del territorio in maniera tale che non ci siano solo le istituzioni che tengono una certa barra ma tutto un sistema che tutela la nostra economia». Sul modello federale è ritornato anche l’ex ministro Roberto Maroni, accompagnato dallo stato maggiore della Lega: erano presenti gli onorevoli Giacomo Stucchi e Nunziante Consiglio, il presidente della Provincia, Ettore Pirovano, e il segretario provinciale Cristian Invernizzi. Davanti ad una sala gremita – circa 170 i presenti, per il 30% imprenditori locali – Maroni ha illustrato la ricetta padana per uscire dalla crisi. «I problemi strutturali sono principalmente tre: la pressione fiscale, l’eccesso di burocrazia e il sistema bancario lontano dalle imprese. Da soli rappresentano l’80% delle difficoltà degli imprenditori. Nel primo caso – ha spiegato l’ex ministro all’Interno – occorre ridurre da subito e per 2 anni la pressione sulle imprese almeno di 15 punti percentuali, lasciando alle Regioni l’articolazione su come intervenire». Ripropone invece l’applicazione dei costi standard, soprattutto in sanità, con il conseguente rimborso sulla media delle spese, per abbattere la burocrazia, e auspica che le banche più che ai loro conti, comincino a prestare attenzione all’imprenditoria. «Sono soluzioni concrete, ma il governo Monti si rifiuta di ascoltare. Adesso – ha concluso Maroni – tocca alle imprese fare sentire la propria voce». E gli imprenditori locali, durante il dibattito, non si sono fatti pregare, se non altro per cercare di capire cosa è possibile fare. «Avete a disposizione il voto – è stata la replica di Maroni – la possibilità di indire manifestazioni e tra poco anche una nuova presidenza di Confindustria. Spero che i nuovi vertici considereranno quello di Monti semplicemente come un governo e non un governo “amico”».  (Eco di Bergamo,28-3-12)

 

Casa, Lega Nord: “Mozione per facilitare mutuo o acquisto”

pirellone nuovo.jpg“Sono 84mila i vani invenduti a Milano, 58 mila a Bergamo e 56 mila a Brescia’’. I dati sono stati divulgati dall’ Assessore al Territorio della Regione Lombardia Daniele Belotti, in occasione della presentazione della mozione della Lega Nord sull’emergenza casa che sarà discussa in Consiglio regionale.

La Lega – secondo quanto si legge nella mozione – propone alla Regione Lombardia di “acquisire, attraverso un fondo immobiliare, gli immobili delle imprese di costruzione in difficoltà finanziaria liberando, da un lato, liquidità nel mercato e, dall’altro, alleggerendo i bilanci delle banche. Il fondo immobiliare potrebbe poi concedere tali immobili agli acquirenti ad un prezzo calmierato, senza vincoli asfissianti temporali”. Il fondo immobiliare in questione, ha detto il capogruppo Galli, “potrebbe essere gestito da Finlombarda”. La Lega chiede inoltre alla Giunta regionale che si attivi “per abbassare gli interessi dei mutui, rinegoziando e allungando i piani di ammortamento, e che elabori nuovi strumenti a favore delle famiglie che hanno necessita’ di accedere a mutui per l’acquisto della prima casa”.

Il capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale, Stefano Galli ha spiegato: “Abbiamo deciso di presentare una mozione per il sostegno della casa in Lombardia. L’obiettivo è agevolare i cittadini lombardi all’acquisto della casa e sostenere il settore edilizio in forte crisi. Nel 2011 sono state 40 mila le famiglie che hanno subito una procedura di esecuzione di sfratto o pignoramento, e sono almeno 300 mila quelle che si trovano a rischio d’insolvenza e di pignoramenti”.

L’assessore Gibelli e il consigliere regionale Ugo Parolo hanno infine sottolineato che la mozione è “uno strumento politico che testimonia l’unità di intenti del gruppo Lega Nord”.

Conclusa la Bèrghem Fest : un grande successo.

«Qui sì fanno, per la prima volta, le prove tecniche dì Padania»

foto2.JPG«Qui si fanno, per la prima volta, le prove tecniche di Padania». La dichiarazione – tutta dedicata alla serata di chiusura della Bèrghem Fest, edizione numero 22 – è del vice presidente di Regione Lombardia, Andrea Gibelli.

«La Padania – ha puntualizzato Gibelli – non è un calcolo ragionieristico, ma un patto tra le regioni del Nord», che ieri sera erano presenti in grande spolvero con i governatori di Veneto e del Piemonte, Luca Zaia e Roberto Cota. Certo è che, lontani i big della Lega, quelli che sembrano andare d’amore e d’accordo un giorno sì e l’altro anche con i colleghi del Pdl, appena un gradino più sotto, ad esempio tra i consiglieri regionali della Lombardia, la crisi di coppia c’è e si vede. «A noi non interessano le macroregioni proposte da Roberto Formigoni, che pensa di fare il furbo venendo a giocare sul nostro terreno – ha continuato Andrea Gibelli -, Non vogliamo accorpare per risparmiare dal punto di vista economico. Noi vogliamo salvaguardare le identità e le tradizioni di ogni regione, infatti pensiamo a un patto». E a rivendicare i risultati del Carroccio, in tema di manovra economica, ci ha pensato Roberto Cota: «Per tanti anni lo Stato ha fatto esattamente l’opposto di quello che abbiamo sempre sostenuto. Ha funzionato da bancomat per fare assistenzialismo e clientelismo. Sono contento di come sta operando ora la Lega. Lo si deve a noi se le pensioni non verranno toccate e se verranno ridotti il più possibile i tagli agli enti locali)). Su un’Italia a due velocità, anzi «su quattro regioni che mantengono le altre sedici»è tornato invece Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: «È ora che i sacrifici li facciano tutti. Concordo con il presidente Giorgio Napolitano che il federalismo oggi non è più una scelta, ma una necessità». E dal federalismo nel suo complesso è passato al federalismo contrattuale il governatore del Piemonte, occupandosi di lavoro e Fiat, incalzato dalle domande della giornalista di Sky Gaia Mombelli.

«Il mio ruolo è fare in modo che la Fiat rimanga a Torino e che vengano salvaguardati i nostri posti di lavoro. Non possiamo permetterci di fare battaglie di retroguardia. Seguirò Marchionne se farà diventare il nostro territorio competitivo – ha detto Gota -; se le scelte saranno altre, lo abbandonerò. Finora abbiamo parlato la stessa lingua. Le Istituzioni – ha concluso Cota – hanno fatto di tutto e di più, adesso tocca alla Fiat fare gli investimenti promessi»(Eco diB ergamo,29-8-11)

Indesit e Pigna, ricollocamenti virtuosi

L’assessore regionale – Dalle grandi alle piccole imprese: le due aziende bergamasche hanno trovato soluzioni per riqualificare spazi industriali e ricollocare i loro lavoratori.

indesit.jpgDue importanti aziende bergamasche – Indesit e Pigna – incarnano eccellenti modelli di politica industriale in Lombardia finalizzati a salvare posti di lavoro e a realizzare opere di riqualificazione. Sono espressione della volontà di uscire dalla crisi preservando gli interessi dei lavoratori, anche se – precisa il sindacato – purtroppo per ora ci sono solo un numero limitato di industrie virtuose come Indesit e Pigna, mentre difficoltà e incertezza sono la norma.
Spiega Andrea Gibelli, assessore dell’industria in Lombardia, “sono l’assessore della regione più potente d’Europa per export, ma possiedo solo strumenti ordinari. Sono impotente: non ho leve per rendere il territorio più attrattivo”. Rimane quindi la forza del sistema stesso unitamente a realtà che “confermano che la condivisione di obiettivi tra sindacato, lavoratori, aziende e istituzioni deve essere il modello per il futuro”.
Le soluzioni adottate da Indesit rappresentano il paradigma di successo delle politiche industriali regionali. Dopo la chiusura della sede di Brembate dell’azienda – avvenuta il 9 giugno 2010 – per trasferire lo stabilimento in Campania, Indesit ha sottoscritto un accordo con il ministero il 7 settembre per permettere la ricollocazione nelle piccole e medie imprese del territorio dei 430 addetti di Brembate. Il comitato tecnico regionale così costituito – che ha anche l’incarico di reindustrializzare il sito dell’ex sede Indesit – ha individuato già a febbraio 293 nuovi posti a tempo indeterminato, con incentivi da 11-15 mila euro per dipendente a carico dell’Indesit. Per 50 lavoratori è previsto il prepensionamento, mentre i restanti 90 saranno ricollocati entro due anni, con la promessa di Gibelli che “nessuno resterà senza lavoro”.
L’altro caso virtuoso nella bergamasca è Pigna. Grazie all’intervento di enti locali, si è trovata una soluzione che sfrutta la leva urbanistica. Le cartiere di Alzano Lombardo hanno avviato un’opera di ristrutturazione dell’azienda, riqualificando l’area: l’obiettivo finale è la creazione di una cittadella dell’energia, futura incubatrice di imprese. “Spostata la produzione, liberate le aree – spiega Andrea Gibelli  – la Lombardia ha messo in campo il know how finanziario, attraverso Finlombarda”. (Bergamosera,29-4-11)

La Lombardia si sfoga

gibelli.jpg«Non siamo il bancomat dell’Italia»

Il vice presidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli è intervenuto ieri a margine degli stati generali del Patto per lo Sviluppo: «Esprimo soddisfazione per la condivisione delle politiche regionali; sono infatti note a tutti le difficoltà, ma anche la determinazione a superarle». Gibelli ha tenuto poi a sottolineare come si stia «prendendo sempre più coscienza che la Lombardia, con un saldo attivo di 28 miliardi di euro, non possa più essere il bancomat del Paese. E il federalismo invocato da tutti è solo il primo passo di una Regione che si conferma la prima del Paese, ma che deve anche essere messa nelle condizioni di competere con le prime regioni d’Europa, soprattutto in tema di attrattività e di internazionalizzazione». Gibelli si è detto favorevole alla creazione di un fondo unico per la competitività, ritenendo che il «federalismo fiscale ci aiuterà» a reperire le risorse.(da Eco di Bergamo,1-12-2010)

Federalismo necessario alle imprese del Nord

Gibelli: puntiamo tutto sul Made in Lombardia. Pirovano: al voto subito, ne vedremo delle belle

«Federalismo necessario alle imprese del Nord»

Il federalismo serve anche e soprattutto alle piccole-medie imprese del Nord. È la Lega in «smoking» a salire sul palco della Bèrghem Fest domenica sera: Andrea Gibelli ed Ettore Pirovano, deputati entrambi, il primo vicegovernatore della Lombardia, il secondo presidente della Provincia. Ed è proprio quest’ultimo a dire che la «Lega è diventata grande, ha imparato a parlare e a mettersi il vestito bello. Perché se si resta fuori con i forconi e gli stivali nel fango, quelli nel palazzo fanno quello che vogliono. Invece noi abbiamo imparato a entrare e a fregarli dall’interno, e ci stiamo riuscendo». Per cui il federalismo – «di cui tutti si riempiono la bocca anche se poi fanno cortina fumogena intorno per bloccarlo» –, «dopo la forte pazienza del popolo leghista non è più questione di anni, ma di giorni». Si vada quindi alle urne subito «perché noi abbiamo il peso per stravolgere le cose, ne vedremo delle belle», è convinto Pirovano. Non si teme una perdita di consenso della Lega (è la provocazione della giornalista Rosella Del Castello, Bergamonews, moderatrice dell’incontro), forza di governo e di opposizione insieme, «perché siamo forti del patto con il popolo del Nord, e parliamo con la stessa voce qui, alle feste, e a Roma».
E a beneficiare del federalismo, sostiene Gibelli, che in Regione è anche assessore alle Attività produttive, sarà soprattutto il tessuto economico. «Quello che ormai ha la coscienza del lombardismo – interviene –, ovvero quella necessità storica del cambiamento che anche il sistema produttivo vede nel federalismo e nell’autonomia di governo. Non è più pensabile che gli artigiani del Nord si trovino a fronteggiare la concorrenza delle regioni del Sud con i fondi straordinari e di quelle a Statuto speciale che offrono ponti d’oro per trasferire le aziende lombarde; o che il Nord debba ripianare i buchi della spesa sanitaria del Sud».
Ecco allora alcune proposte concrete sul tavolo. Primo: il trasferimento a Milano degli uffici della Simest, Società italiana per le imprese all’estero, che sostiene progetti di internazionalizzazione. «Finora ha avuto sede a Roma ed è stata sfruttata poco. Invece le imprese bergamasche, lodigiane e varesine devono avere questi strumenti a portata di mano». Secondo: lo small business act lombardo. «Un grande paniere di semplificazione e strumenti di orientamento per l’innovazione e lo sviluppo. Ci giochiamo tutto se non manteniamo la produzione qui. In questi mesi la Regione ha emesso bandi per 100 mila euro per l’innovazione. A breve ce ne sarà uno nuovo per promuovere le “reti d’impresa”, quelle aggregazioni che sono ormai il modello per restare sul mercato. Il “made in Lombardia” sarà il marchio entro cui mettere l’eccellenza lombarda». Ma da Pirovano arriva anche la sferzata: «Ha tanti amici imprenditori che non trovano giovani italiani disposti ad andare in trasferta o a fare i turni perché il venerdì devono essere liberi per andare in discoteca. Bisogna abituarsi che per vivere bisogna fare anche fatica». E sul finale un riferimento ai rapporti tra Provincia e Comuni, dopo qualche polemica dei giorni scorsi: «È una tensione tra persone più che tra enti. Bisognerebbe guardare le cose non dal piano terra ma almeno dal terzo piano». (da Eco di Bergamo,24-8-10)

«Sui luoghi di culto servono regole chiare»

«Sui luoghi di culto servono regole chiare»

L’assessore Belotti: stop ai capannoni che diventano moschee
«I centri culturali islamici non possono più aggirare i Pgt»

Una stretta suoi luoghi di culto abusivi. La annuncia la Regione. E sul lato Lega significa stop agli escamotage per cui ex capannoni o sale nati come centri culturali divengono poi di fatto moschee camuffate. Il tema lo lancia quasi per inciso dal palco della Bèrghem Fest di Alzano Andrea Gibelli, vicegovernatore della Lombardia.
«Non se ne può più di vedere ogni volta discutere se fare o non fare le moschee – sfiora l’argomento, toccando tanti temi, dal federalismo all’economia –. Modificheremo la legge regionale, per fare in modo che nelle urbanizzazioni non vengano usati come luogo di culto centri culturali venduti come tali o sotto mentite spoglie. E poi smettiamola di confondere la libertà di culto con l’esercizio di esso, perché l’esercizio è regolato da intese con lo Stato che i musulmani non hanno mai firmato».
E il giorno dopo l’assessore regionale all’Urbanistica, il bergamasco (e altrettanto padano) Daniele Belotti conferma: «Stiamo cercando una soluzione tecnica per far sì che non ci siano più stratagemmi che portino a definire vecchi capannoni artigianali o sale dismesse come centri culturali, che poi diventano moschee o più genericamente luoghi di culto». Il problema sarebbe il diffondersi delle moschee al di fuori delle modalità previste dagli strumenti urbanistici (Piani regolatori o di governo del territorio) dei Comuni, cui è demandato il compito di definire le aree da destinare a luogo di culto. «Così – precisa l’assessore Belotti – si moltiplicano i centri culturali che di fatto diventano luoghi di culto senza rispondere alla pianificazione dei Comuni». Bergamo non fa eccezione. «Via Cenisio – aggiunge l’esponente lumbard della Giunta Formigoni – è un ex capannone artigianale trasformato, con un cambio di destinazione d’uso, in luogo di ritrovo, un centro culturale che poi in pratica è un luogo di culto. Oppure la sala di via Cabrini, sempre in città, dove si ritrova ogni sorta di setta». Senza contare i casi più frequenti in provincia. Sarà quindi compito dell’assessorato regionale all’Urbanistica, nei prossimi giorni, trovare una soluzione tecnica perché i Pgt non vengano più aggirati. «Non sarà facile – prevede Belotti – ma non si possono più lasciare al caso certe scelte. È all’interno della pianificazione dei Comuni, nei Pgt, che bisogna individuare quelle aree dove è possibile realizzare luoghi di preghiera, indipendentemente dal fatto che siano chiese, templi o moschee. Non è più ammissibile che un capannone artigianale o dei seminterrati diventino luoghi di culto “abusivi”, anche perché sono privi di quelle caratteristiche (accessi, condizioni di sicurezza e di igiene) che possono consentire la fruizione a centinaia di persone».
Il titolare dell’Urbanistica di Palafrizzoni Andrea Pezzotta si dice in attesa di vedere «se la Regione emetterà norme più precise e specifiche», sottolineando, però, come il problema sia un altro: «La legge regionale stabilisce che i luoghi di culto siano per quelle religioni riconosciute dallo Stato. E questo non vale per le moschee, perché non essendoci l’intesa con i musulmani, sfuggono da queste disposizioni». Ecco perché quindi non esistono vere e proprie moschee, bensì «centri o spazi culturali». Per quanto riguarda Bergamo, l’assessore Pezzotta ricorda «che nel Pgt sono già stati fortemente ridotti gli spazi previsti per il Centro servizi al confine tra Bergamo e Orio». La questione Fintecna era diventato un casus belli tra maggioranza e opposizione (l’ex amministrazione Bruni aveva individuato proprio lì la possibile moschea). Alla fine si era arrivati al taglio da 1.500 a 500 metri quadri e alla cancellazione dell’indicazione di scala territoriale degli spazi del Centro servizi al confine tra Bergamo e Orio al Serio, dove sarebbe dovuta sorgere la moschea. «Un’indicazione di questo genere poteva preludere a spazi di genere culturale legati a quelle religioni non riconosciute», aveva spiegato lo stesso assessore all’Urbanistica Pezzotta in sede di discussione in Consiglio comunale.