Maroni. «Sull’immigrazione seguiamo l’Europa»
Difende i risultati del suo governo il ministro degli Interni Roberto Maroni. Anzi – per essere precisi – i suoi: «Io rispondo di quello che ho fatto». Traccia un bilancio, fornisce con puntiglio molte cifre: e i bilanci, di solito, si fanno a fine esercizio. Il clima della giornata, politicamente, è molto delicato. Maroni in mattinata al Meeting spiega che il governo italiano, sulla questione dei rom, «si è sempre mosso nell’ambito delle norme europee. Chi dice il contrario o è in malafede o non sa di cosa parla. Negli ultimi due anni abbiamo regolarizzato situazioni che erano invivibili, una vergogna per un Paese civile».
Esiste una direttiva europea, ricorda il ministro, che riguarda le condizioni per cui i cittadini europei possono stabilirsi negli Stati membri, la numero 38 del 2004: essa «stabilisce che i cittadini comunitari hanno diritto di soggiornare per tre mesi in un altro Paese europeo, ma ad alcune condizioni. Noi vogliamo applicarla con rigore. Se queste regole valgono per me quando vado in Francia, devono valere anche per chi viene in Italia. Il governo – assicura – si è mosso e si muoverà sempre nell’ambito delle norme europee». Le norme, però, sono una cosa, fa capire, la politica un’altra: non tutti i soggetti che dovrebbero gestire il fenomeno dell’immigrazione lo stanno facendo.
«Mi riferisco all’Unione europea. Occorre che si dia una mossa – ha detto Maroni –, che capisca che il problema non è dell’Italia o della Spagna, della Grecia o di Malta, ma di tutti». Da tempo Maroni domanda una politica comune: «Ho chiesto perché i Paesi dell’Unione non fanno uno sforzo per gestire in maniera unitaria e uniforme il tema dell’asilo e dei rifugiati. La risposta dei Paesi del Nord è stata: «No, grazie, vengono da voi e ve li tenete. Questo la dice lunga sul ritardo, innanzitutto culturale, dell’Unione». Spiega che in Italia «abbiamo centomila rifugiati: sono qui, stanno bene, sono persone scappate da Paesi in cui c’è la guerra e anche persone invece che godono di una semplice “protezione internazionale” che l’Italia dà anche a chi è debole, anziano, disabile, alle donne incinte, tutta gente che potremmo rimpatriare. Centomila persone che sono a carico nostro e che invece accogliamo, perché è giusto che sia così».
Ricorda che in questi anni c’è stata «una drastica riduzione dell’arrivo di minori non accompagnati». E quelli che arrivano non vengono ributtati in mare: «Ci sono altri Paesi, che spesso ci fanno la morale, che invece li rispediscono nei loro luoghi di origine, anche in Afghanistan. La nostra accoglienza in questo senso, gestita dal volontariato, è un modello». «Mi hanno accusato – dice Maroni – di aver introdotto le leggi razziali e di aver aperto dei campi di concentramento. Ma dimenticano che i Cie li ha inventati Napolitano quando era ministro dell’Interno».
Le accuse di «Famiglia cristiana» al governo Berlusconi – aggiunge – «non mi fanno né caldo né freddo. Un anno e mezzo fa mi hanno definito Hitler e sono stato costretto a sporgere querela perché, francamente, non era una critica ma un insulto. Io mi considero una persona ragionevole. Se c’è qualcuno che mi dice: “Guarda, le politiche che stai facendo sono sbagliate” e mi dimostra che è così io le cambio, non ho nessuna prevenzione, nessun atteggiamento ideologico. Io e la Lega siamo nati quando è caduto il Muro di Berlino; siamo figli della concretezza. Ma quando qualcuno mi dice che le nostre politiche non vanno bene “a prescindere”, allora non mi sta bene. Se le stesse cose che faccio io le fanno Zapatero e Sarkozy va bene, se invece le faccio io sbaglio?».
Certo – dice il ministro – «l’immigrazione è un fenomeno complesso e sono convinto che non si governa solo con la sicurezza». Parla del censimento dei beni sottratti alle mafie: «Entro due o tre mesi – confidando che il governo possa durare – conto di completarlo». Vorrebbe adoperare questi beni, «ingentissimi», «per investirli nella sicurezza e nell’integrazione», con l’appoggio del Terzo settore: nel 2008/10 – spiega – si tratta di «32.799 beni, immobili, aziende, terreni, unità produttive, per un controvalore di 15 miliardi di euro».
Maroni ha difeso anche l’accordo italo-libico per fermare gli sbarchi sulle nostre coste, alla vigilia dell’incontro di lunedì prossimo tra Berlusconi e Gheddafi: «È un accordo ottimo, ha risolto un’emergenza seria». Anche qui snocciola numeri: «Nell’ultimo anno in Italia sono sbarcati complessivamente 3.499 clandestini, nell’anno precedente ne erano arrivati 29.076: c’è stata una riduzione dell’88%» (da Eco di Bergamo,26-8-10)