Immigrati, Bergamo terza provincia in Italia per inserimento sociale

immigrati bg.jpgLa ricerca condotta congiuntamente da Onc (Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri), dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, riporta i dati annuali relativi al livello di inserimento sociale e occupazionale degli immigrati su base nazionale e locale, nonché al grado di attrattività che province, regioni e grandi aree nazionali esercitano sulla popolazione straniera presente in Italia. Dal IX Rapporto Cnel sugli “Indici di integrazione degli immigrati in Italia” si può notare che Bergamo è la terza provincia italiana più attrattiva per la popolazione immigrata, mentre la Lombardia guida la classifica delle regioni.
Tra tutte le regioni italiane la Lombardia presenta :
– la più alta densità demografica degli immigrati, con punta nella provincia di Milano, che non a caso svetta smisuratamente nella corrispondente graduatoria per province;
– il più elevato grado di stabilità delle presenze, con un’incidenza media di minorenni tra gli stranieri residenti pari al 24,2% (contro una media nazionale del 21,7%), con punte del 27,3 a Brescia e Cremona e di poco meno del 27% a Bergamo e Lodi, che infatti guidano, nell’ordine, la corrispondente graduatoria per province;
– la più elevata quota di incremento annuo degli immigrati.
Tra le province, la massima attrattivita’ e’ detenuta da Brescia, che precede Prato e le successive Bergamo e Milano. La minor attrattivita’ registrata dalla provincia di Prato è dovuta semplicemente al fatto che molti cinesi stanno abbandonando l’area pratese per spostarsi in altre zone del Paese.

Profughi libici. Pirovano: rivedere i criteri d’accoglienza

pirovano serio.jpgRivedere in modo equo i criteri di distribuzione dei profughi sul territorio, con dei correttivi che tengano conto del fatto che vi sono zone, come la Bergamasca, dove c’è già forte pressione di immigrazione.
È il commento del Presidente Ettore Pirovano a proposito dell’incontro negli spazi della Regione a Bergamo con il delegato della Protezione civile, Roberto Giarola, e una rappresentanza dei sindaci della provincia di Bergamo per organizzare l’accoglienza di nuovi profughi dal Nord Africa. «La richiesta di disponibilità mette in difficoltà gli amministratori locali e il territorio bergamasco – ha sottolineato il presidente Ettore Pirovano –. Il numero di profughi che ogni provincia dovrebbe ospitare è stabilito secondo rigide percentuali definite secondo il numero di abitanti e, in Bergamasca come in tutto il Nord, non tiene conto della presenza consolidata di circa 200 mila extracomunitari tra regolari e clandestini. Con questo criterio di determinazione il numero di profughi destinato alla nostra provincia finirebbe per penalizzare pesantemente il nostro territorio».
«Una volta che viene assegnato il regolare permesso in qualità di rifugiati politici – ha precisato ancora Pirovano – il migrante resta in carico ai nostri Servizi sociali. Quindi, se mai dovessimo in futuro accettare di ospitarli (a oggi la disponibilità non c’è), dovremo anche essere in grado di garantire loro l’accesso all’assistenza sociale, cosa che andrebbe a pesare drammaticamente sulle risorse dei Comuni».

Palazzo Frizzoni : Crisi africana e immigrati.

immigrati2.jpgL’accordo c’è, ma poi sfuma. Niente unanimità sulla crisi del Nord Africa in Consiglio comunale.
L’ordine del giorno – frutto della «fusione» tra quello della maggioranza e della minoranza – passa con i voti favorevoli di Pdl, Lega e Lista Tentorio. Nella sostanza il documento chiedeva alla Giunta quattro cose per fronteggiare l’emergenza profughi: il sostegno tramite i parlamentari bergamaschi delle istanze avanzate dal ministro dell’Interno a livello europeo, contatti con lo stesso ministero al fine di fronteggiare la situazione, un piano di collaborazione per garantire l’ospitalità ai migranti e il sostegno delle azioni del governo, in particolare quelle rivolte alla scrupolosa verifica del reale status di profugo con il contestuale respingimento degli immigrati clandestini. «Concentrarsi sul problema della sicurezza – ha detto Elena Carnevali – vuol dire mettere in secondo piano l’obiettivo primario che è quello di far rientrare Bergamo nel meccanismo dell’accoglienza (!!!)». «Non condivido – ha aggiunto Roberto Bruni – il tono complessivo del documento, quello cioè di sostegno all’azione del governo. Un’azione fortemente deficitaria per la conflittualità interna alla maggioranza, l’assenza della presidenza del Consiglio (!!!)». Pietro Vertova, che si è visto respingere un emendamento finalizzato a potenziare la capacità di accoglienza della città: «Questa volontà di accoglienza non emerge chiaramente dal documento. Non può funzionare nemmeno il tentativo di distinguere tra una scelta migratoria di libertà e un’altra di necessità (!!!)».

«Il Comune di Bergamo ha già fatto la sua parte – replica Alberto Ribolla capogruppo della Lega – adesso bisogna sostenere le richieste già avanzate in materia di sicurezza e immigrazione a livello europeo».

Immigrati: 134 mila nella Bergamasca

Il rapporto della Provincia: primi marocchini e romeni
In città le concentrazioni più alte. Irregolari stabili

Raggiunta quota 134.260 stranieri nel 2009, ventimila in più rispetto all’anno precedente: è questa la stima dell’annuario statistico «Ottavo rapporto sull’immigrazione straniera nella provincia di Bergamo» presentato ieri allo Spazio Viterbi di Via Tasso.
Il lavoro è a cura dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità, Fondazione Ismu, ed è una fotografia aggiornata a luglio 2009 sul fenomeno migratorio nel territorio orobico. Bergamo, come già negli ultimi anni, si conferma la terza provincia lombarda, dopo Milano e Brescia, per presenza di immigrati, e analizzando le concentrazioni di presenze tra capoluogo e territorio, emerge che è proprio a Bergamo città che si concentra, in proporzione, il numero più elevato di stranieri. La crescita dell’ultimo anno è dovuta soprattutto alla regolarizzazione di colf e badanti, ma anche a ricongiungimenti e nascite. Nell’esame dei distretti socio-sanitari è quello di Bergamo al primo posto con 20.630 presenze all’1 luglio 2009, seguito dal distretto di Dalmine (17.820), l’Isola bergamasca (15.470), quello di Treviglio 14.170 e Romano di Lombardia 13.960. Il distretto socio-sanitario fanalino di coda in provincia per presenza di stranieri è quello di Zogno con 1.360 presenze.
Ma da dove vengono gli immigrati? Rispetto agli ultimi anni si è ribaltato completamente il tipo di nazionalità che si stanzia in terra orobica: se una volta erano soprattutto gli africani maschi e soli, seguiti poi subiti da albanesi ed ex jugoslavi, nel 2009 il Marocco conta il 17,9% delle presenze, ma al secondo posto si piazza la Romania (14,6% degli stranieri totali presenti a Bergamo), seguita dall’Albania (11,6%). Il Senegal è quarto con l’8,3%, l’India quinta con il 7,8%. Il 39,8% invece è rappresentato da «altri Paesi»: un mix che da un lato comprende le sempre più crescenti presenze asiatiche e dall’altro provenienze, e questa volta in gran parte al femminile perché rappresentano l’esercito delle cosiddette badanti e assistenti familiari, dai Paesi dell’Est come Ucraina, Moldavia, Russia.
Discorso a parte, ancora una volta, rappresentano i boliviani, che per un fenomeno di «mutua assistenza» tra stranieri da anni hanno individuato Bergamo e hinterland come luogo di approdo dove cercare lavoro e mezzi di sostentamento per la propria famiglia: gran parte di loro, dicono le stime, sono senza permesso di soggiorno (anche se il fenomeno è diminuito negli ultimi anni). Nello studio dell’Osservatorio regionale si calcola che a Bergamo tra i boliviani ci sia il 20% di irregolarità (16% tra gli indiani, così come i pachistani, 17 tra i bengalesi). Nella proiezione, d’altro canto, si evince che il numero di irregolari resta piuttosto stabile negli anni, pur aumentando progressivamente il numero degli stranieri. In proporzione crescono più i regolari degli irregolari: vuol dire che le sanatorie e le cosiddette regolarizzazioni post ingresso (come è successo per le colf e le badanti che lavoravano in nero), sono segnale di ausilio all’integrazione e alla stanzialità sul territorio ospite. Tant’è che a Bergamo, secondo la ricerca della Provincia, l’integrazione sale man mano secondo l’anzianità migratoria (si arriva fino a uno 0,8-0,9 su un indice totale di uno se il periodo di anzianità migratoria, cioè se si è presenti sul territorio bergamasco, oscilla tra i 15 e i 16 anni, mentre l’indice scende tra lo 0,3 e lo 0,4 se l’anzianità della presenza non supera i 5 anni).
Nota positiva su Bergamo è che il livello di integrazione è cresciuto negli ultimi tre anni: se, su un valore assoluto di 1, la media di Bergamo era 0,4 nel 2007, nel 2009 si è raggiunto lo 0,568 per cento (con una crescita dello 0,082), superando altre province lombarde come Brescia, Mantova, Milano, Varese.

Sul versante dell’irregolarità, con 14.000 unità stimate al 1° luglio 2009, di cui disoccupati oltre il 15%.

(da Eco di Bergamo, 30-9-2010)