Il rapporto della Provincia: primi marocchini e romeni
In città le concentrazioni più alte. Irregolari stabili
Raggiunta quota 134.260 stranieri nel 2009, ventimila in più rispetto all’anno precedente: è questa la stima dell’annuario statistico «Ottavo rapporto sull’immigrazione straniera nella provincia di Bergamo» presentato ieri allo Spazio Viterbi di Via Tasso.
Il lavoro è a cura dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità, Fondazione Ismu, ed è una fotografia aggiornata a luglio 2009 sul fenomeno migratorio nel territorio orobico. Bergamo, come già negli ultimi anni, si conferma la terza provincia lombarda, dopo Milano e Brescia, per presenza di immigrati, e analizzando le concentrazioni di presenze tra capoluogo e territorio, emerge che è proprio a Bergamo città che si concentra, in proporzione, il numero più elevato di stranieri. La crescita dell’ultimo anno è dovuta soprattutto alla regolarizzazione di colf e badanti, ma anche a ricongiungimenti e nascite. Nell’esame dei distretti socio-sanitari è quello di Bergamo al primo posto con 20.630 presenze all’1 luglio 2009, seguito dal distretto di Dalmine (17.820), l’Isola bergamasca (15.470), quello di Treviglio 14.170 e Romano di Lombardia 13.960. Il distretto socio-sanitario fanalino di coda in provincia per presenza di stranieri è quello di Zogno con 1.360 presenze.
Ma da dove vengono gli immigrati? Rispetto agli ultimi anni si è ribaltato completamente il tipo di nazionalità che si stanzia in terra orobica: se una volta erano soprattutto gli africani maschi e soli, seguiti poi subiti da albanesi ed ex jugoslavi, nel 2009 il Marocco conta il 17,9% delle presenze, ma al secondo posto si piazza la Romania (14,6% degli stranieri totali presenti a Bergamo), seguita dall’Albania (11,6%). Il Senegal è quarto con l’8,3%, l’India quinta con il 7,8%. Il 39,8% invece è rappresentato da «altri Paesi»: un mix che da un lato comprende le sempre più crescenti presenze asiatiche e dall’altro provenienze, e questa volta in gran parte al femminile perché rappresentano l’esercito delle cosiddette badanti e assistenti familiari, dai Paesi dell’Est come Ucraina, Moldavia, Russia.
Discorso a parte, ancora una volta, rappresentano i boliviani, che per un fenomeno di «mutua assistenza» tra stranieri da anni hanno individuato Bergamo e hinterland come luogo di approdo dove cercare lavoro e mezzi di sostentamento per la propria famiglia: gran parte di loro, dicono le stime, sono senza permesso di soggiorno (anche se il fenomeno è diminuito negli ultimi anni). Nello studio dell’Osservatorio regionale si calcola che a Bergamo tra i boliviani ci sia il 20% di irregolarità (16% tra gli indiani, così come i pachistani, 17 tra i bengalesi). Nella proiezione, d’altro canto, si evince che il numero di irregolari resta piuttosto stabile negli anni, pur aumentando progressivamente il numero degli stranieri. In proporzione crescono più i regolari degli irregolari: vuol dire che le sanatorie e le cosiddette regolarizzazioni post ingresso (come è successo per le colf e le badanti che lavoravano in nero), sono segnale di ausilio all’integrazione e alla stanzialità sul territorio ospite. Tant’è che a Bergamo, secondo la ricerca della Provincia, l’integrazione sale man mano secondo l’anzianità migratoria (si arriva fino a uno 0,8-0,9 su un indice totale di uno se il periodo di anzianità migratoria, cioè se si è presenti sul territorio bergamasco, oscilla tra i 15 e i 16 anni, mentre l’indice scende tra lo 0,3 e lo 0,4 se l’anzianità della presenza non supera i 5 anni).
Nota positiva su Bergamo è che il livello di integrazione è cresciuto negli ultimi tre anni: se, su un valore assoluto di 1, la media di Bergamo era 0,4 nel 2007, nel 2009 si è raggiunto lo 0,568 per cento (con una crescita dello 0,082), superando altre province lombarde come Brescia, Mantova, Milano, Varese.
Sul versante dell’irregolarità, con 14.000 unità stimate al 1° luglio 2009, di cui disoccupati oltre il 15%.
(da Eco di Bergamo, 30-9-2010)