Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la legge contenente «norme per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo». Tra le misure introdotte, l’istituzione di un numero verde per segnalazioni e richieste d’aiuto delle persone in difficoltà affette da ludopatia. Le Asl dovranno dotarsi dì una struttura specializzata per la presa in carico dei soggetti patologici e terranno dei corsi di formazione per i gestori dei locali dove sono presenti slot. Ci saranno anche norme e corsi, sul tema della ludopatia, per la formazione degli agenti di Polizia locale. Per i locali che rinunciano all’installazione di macchinette, poi, è prevista la creazione del marchio regionale «no slot» e sgravi per quanto riguarda l’Irap regionale (con un risparmio medio che dovrebbe aggirarsi sui mille euro annui). Un aggravio di questa imposta sarà invece applicato ai gestori in possesso di apparecchiature legate al gioco d’azzardo. Inoltre viene introdotta l’imposizione, che comunque stabiliranno i Comuni, di una distanza massima di 500 metri tra i nuovi locali con più di tre slot machine e luoghi sensibili, come scuole, oratori, strutture sanitarie e centri sportivi. Infine, vengono regolamentati gli accessi agli spazi destinati alle slot.
Soddisfatto Roberto Maroni. Con questa legge, ha sottolineato il governatore, «diamo una regolamentazione, per mettere un freno ad un fenomeno che sta facendo rovinare molte famiglie». Dal canto suo, il presidente del Consiglio Cattaneo spiega che «l’approvazione è un segnale importante perché il Consiglio regionale della Lombardia è tra i primi a porre una prima regolamentazione a una vera piaga sociale». Sia la Lega Nord che la Lista Maroni presidente sottolineano che, sul contrasto alla ludopatia, la Lombardia sia arrivata prima del Parlamento nazionale. Il capogruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo, ha spiegato: «Da Roma finora non è arrivata nessuna legge ma soltanto un condono vergognoso nei confronti delle grandi società che gestiscono il lucroso affare delle slot-machine nel nostro Paese». (da Eco di Bergamo,16-10-13)