Aspettando Pontida. Il «terreno sacro» nell’amarcord degli anni d’oro

prato Pontida 3.jpgSono un po’ come i templari col Santo Graal. Guardiani di una tradizione e di un simbolo che ormai sanno di leggenda. Bastano i nomi – Ovidio, Giovanni, Franco – , perché a Pontida tutti li conoscono. Sono i tre custodi storici del pratone leghista. Inavvicinabili. «Sè sè, ciao, ciao», liquidano bruscamente l’intervistatore. Col solleone o con la tempesta sono lì a curare e tagliare l’erba, contrastare i raid dei graffitari e porvi rimedio quando il danno è fatto. Hanno tra i 50 e i 70 anni, militanti tuttofare, che non tradirebbero mai la causa del Nord, che per loro significa rendere inespugnabile il «sacro suolo» dei raduni. Sono in attesa della data di quest’anno, per quel momento deve essere tutto in ordine, tutto perfetto. «Pontida si farà, è il nostro cuore, la nostra identità, il nostro popolo», ha assicurato il segretario federale Roberto Maroni, annunciando che giorno e ora (probabilmente a metà ottobre) verranno stabiliti nel Consiglio federale. Il count down è iniziato. E col conto alla rovescia anche il filo dei ricordi si snoda e le aspettative crescono. Nel 2004, per la malattia del Capo, l’appuntamento venne annullato. Capitò solo un’altra volta, nel 2006, annus horribilis per la Lega, segnata da pesanti sconfitte dalle elezioni al referendum sulla devolution. Nel 1993 ci furono addirittura tre «Pontide» e nessuna nel luogo storico per l’impraticabilità del prato. Nel 1995 si fece il 26 novembre. Fu un’edizione particolare, perché venne riconosciuto ufficialmente il nucleo indipendentista, fondato qualche mese prima a San Pellegrino da Borghezio. Chi quel prato l’ha calpestato a ogni edizione (si partì nel 1989-1990, con Luigi Moretti, primo segretario provinciale e primo parlamentare della Lega) sa che qui ci si può aspettare di tutto. Lacrime, fischi, applausi. Una cartina tornasole impietosa e ruspante dei manifesti lumbard. Il popolo di Pontida (che negli anni d’oro ha raggiunto le 100 mila presenze) reclama la sua Woodstock padana. Che da quel primo palco ricavato dal rimorchio di un camion è arrivata ad avere impianti e attrezzature sempre più sofisticate. L’organizzazione (dal ristoro ai parcheggi, dal montaggio allo smontaggio) è sempre saldamente in mano bergamasca, mentre la parte degli stand e delle esposizioni (con gadget sempre più fantasiosi) è sotto l’ala federale. Cos’è Pontida per i leghisti? «È un luogo simbolo da pellegrinaggio – risponde l’assessore regionale Daniele Belotti, un vero recordman, che vanta il “sempre presente” –. La cosa bella per far capire quanto i leghisti ci tengano e siano attaccati al pratone è che, dopo la manifestazione, per terra non si trovi una carta. Se qualcuno la butta, qualcun altro la raccoglie. È una forma di rispetto». Per lui – che dal 1994 è anche il «regista» e lo speaker ufficiale della kermesse, condendo con sottolineature pepate i vari passaggi – l’edizione storica resta quella del 1997: «Si è fatta in mezzo metro di fango. Anche nei giorni prima si è lavorato in condizioni difficilissime». La più emozionante? «Sicuramente quella del 2005, il ritorno del capo. È stata la più intensa dal punto di vista emotivo». È d’accordo Pierguido Vanalli, sindaco di Pontida: «Quell’anno Umberto Bossi, a sorpresa, venne una settimana prima a vedere se stava andando tutto bene nell’organizzazione. Fu la sua prima uscita ufficiosa post malattia. Per l’occasione si è fermato a cena e a vedere uno spettacolo di burattini. Fu una visita inattesa che ci emozionò tutti». Vanalli ricorda quando «passavo in bici a vedere i raduni e non ero ancora militante. Momenti che hanno sicuramente contribuito a farmi entrare nel movimento. Pontida è da sempre il luogo dove vengono lanciate le iniziative politiche della Lega; ma è anche un test per capire gli umori della base». A qualcuno resta il rammarico di non averci fatto il Centro culturale del Carroccio in quell’area (negli Anni Novanta si stava concludendo l’acquisto dei terreni ad opera di una fondazione della Lega, ma l’operazione naufragò per veti dall’alto) e dice, «per rispetto della storia, il raduno si deve alla Liga veneta. Fu Franco Rocchetta a suggerire a Bossi il nome di Lega Lombarda. Da lì nacque l’idea della commemorazione storica di Pontida». (da Eco di Bergamo,8-7-12)