Lettere padane : Agenzie per il lavoro ?!?!

Da alcuni anni per trovate lavoro ci si rivolge non più alle varie ditte, ma a specializzate Agenzie per il lavoro presenti oramai in modo massiccio sul territorio.

Le aziende che bisognano di manodopera, preferiscono delegare a terzi l’onere dell’assunzione e stipulazione di contratti di lavoro, e i motivi sono molteplici, il più banale è senz’altro quello inerente al non avere pensieri e noie per eventuali contratti di lavoro non più soddisfacenti.

Fin qui tutto purtroppo rientra nella dura vita delle maestranze in cerca di lavoro, ma che mi lascia con seri dubbi è il curioso e stravagante mondo delle Agenzie del lavoro.

Discorrendo di recente con mie due care amiche, ho preso conoscenza della triste sorte toccata a una di esse, riguardo alla ricerca affannosa di un posto di lavoro.

Ambedue hanno la stessa età, un figlio casualmente coetaneo, titolo di studio identico, ambedue piacenti e con un docile marito, l’unica differenza è che una delle due è di origine non italica.

Nel corso degli ultimi due anni, le due amiche hanno depositato insieme presso tre diverse Agenzie i propri curriculum lavorativi, con richiesta e attesa di lavoro identici.

imagesCAN1NKMY.jpgBene, la ragazza di origini straniera è stata celermente convocata ben otto volte da tutte tre le Agenzie per dei colloqui informativi, e nel corso del biennio ha cambiato vari posti di lavoro per il termine del contratto, ma all’opposto la ragazza con origini autoctone non ha ricevuto nessun tipo di riscontro da nessuna delle tre Agenzie.

Addirittura l’ultimo lavoro della ragazza straniera comportava il compito di addetta al ricevimento in una struttura sanitaria pubblica, benché la lingua italiana da lei parlata sia assai claudicante e variopinta.

Evidentemente i conti non tornano nelle Agenzie del lavoro, e allora ho proposto alla ragazza italiana di provare a manipolare il suo curriculum, assumendo nome straniero e origini caucasiche, e dopo aver spedito al suo posto le domande, ce ne restammo in attesa che almeno una delle tre Agenzie, che l’avevano sempre maltrattata, abboccasse al malizioso inganno.

Dopo soli due giorni tutte tre le Agenzie mandarono mail di richiesta di colloquio, perché in ben quattro aziende urgeva al più presto assumere una persona con le sue specifiche lavorative, identiche però alle precedenti sempre stranamente accantonate, ma spedite da persona non straniera.

Presagendo la commedia, non ho voluto assolutamente perdermi i colloqui della ragazza e la accompagnai nelle Agenzie, e quando tutte le carine ma frastornate hostess notarono che la persona attesa non era per niente di origine caucasica, le scuse estrapolate al momento per tentare goffamente di cambiare il testo della mail di richiesta colloquio, sono state talmente divertenti e strampalate che penso di segnalare le giovinette ad agenti teatrali.

Al seguito del chiassoso trambusto inerente all’effettiva identità della lavoratrice in cerca di lavoro, e la rutilante manipolazione delle specifiche di richiesta manodopera, la mia amica avrebbe voluto defilarsi orgogliosamente al più presto dalle anguste e tetre stanze dell’Agenzia più tragicomica, ma io volevo delle risposte serie e adeguate per spiegare il loro inquietante modus operandi, invece ricevemmo una perentoria, mesta e balbuziente assicurazione di prossima chiamata per un colloquio ex novo, che dopo tre mesi non si è ancora avverato, ma forse con l’Anno Santo in arrivo tutto è possibile.

Se tutte tre le colorite Agenzie hanno rifiutato sdegnosamente anche solo il colloquio con una richiedente lavoro di origini italiane, vuole dire che le tante aziende che delegano a queste ultime la richiesta di cercare e assumere per loro, hanno dato severe e precise disposizioni in merito, e cioè che non si assumono discendenti di Giulio Cesare.

Insomma, in Italia per trovare lavoro bisogna essere di origini non italiane, in barba a tutto e tutti, e in speciale modo all’articolo 4 della oramai obsoleta Costituzione della Repubblica Italiana.

Dato per certo che gli italiani non sono considerati né tanto meno assunti, vorrei lanciare uno straziante appello ai tanti stranieri presenti in Italia, perché si prestino ad adottare legalmente i nostri disoccupati, che finalmente con un nome straniero, i più fortunati magari con discendenza nomade, forse troveranno lavoro.

Bertana da Barbariga