Proprio di questi giorni la sensazionale scoperta che lo scalpitante partito della Lega Nord investe molti suoi denari in Tanzania, e a tutt’oggi non riesco a capire cosa importa ad altri degli investimenti altrui, a prescindere che tutto è perfettamente legale. Il problema pare l’abbia sollevato in solito inutile notabile togato rivierasco dal noto braccino corto, alludendo al mancato acquisto di buoni del tesoro italici a favore di primitivi titoli africani, perché sembra che accorrere al capezzale italico sia un obbligo per tutta la nazione. Se i saggi contabili leghisti si sono rivolti anche in Africa nera per far fruttare i propri denari, depennando in toto i ben più vantaggiosi buoni statali italiani, si evince che hanno una massiccia dose di buon senso e acume economico, perché investire negli stravaganti titoli statali italiani è oggi giorno molto rischioso, a meno che non si sia amanti del grazioso e simpatico harakiri. Seguendo ogni giorno le rocambolesche avventure economiche italiane ed europee in genere, trovo la scelta di investire in Tanzania molto lungimirante e al passo con i tempi, anzi, provvederò quanto prima a informarmi sul da farsi. Senza contare che i paladini dello scalcinato euro ultimamente sono solamente la goliardica coppietta franco tedesca, e forse i leghisti hanno deciso di investire in Africa nera anche per quello, o forse solo per quello, e poi è risaputo che è meglio vedere in televisione dei morigerati capi tribù africani, che sonnecchiare assistendo sgomenti alle perenni fusa dei due goffi attori europei. Non trovo altro di serio da replicare a chi si disgusta del modus operandi monetario leghista, ma consiglio benevolmente a tutti questi pittoreschi personaggi che ognuno con i propri denari fa sempre ciò che vuole, e sarebbe anche ora che in casa propria ognuno possa finalmente fare il proprio comodo, senza sempre dover sottostare al volere di buffi ominidi non parlanti le amabili lingue tribali subalpine.
Bertana da Barbariga