LUCIANO ANDREUCCI : Il federalismo è necessario all’unità della nazione

federa.JPGQuando si accenna alla Padania e alla Secessione molti politici e commentatori mediatici irridono e parlano di astrazione per la prima e di eversione per la seconda. È opportuno fare alcune considerazioni legittimamente espresse in base all’articolo 21 della Costituzione che garantisce a ognuno di formulare la strutturazione dello Stato per lui ideale.
All’epoca del Risorgimento la stragrande maggioranza delle popolazioni, analfabete in gran misura, degli Stati della Penisola a stento aveva nozione dell’Italia come area geografica, ma non concepivano minimamente un progetto politico finalizzato all’Unità, solo una ristretta cerchia di intellettuali e uomini colti vagheggiava uno Stato unico. Tenuto conto che si ha una Federazione laddove lo Stato centrale è l’unico depositario della sovranità e delega agli stati membri, privi di sovranità, alcune funzioni mentre in una Confederazione ciascun Stato membro conserva la propria sovranità, affidando alcune funzioni allo Stato centrale, l’Italia propugnata era in sostanza una Unione Confederata degli stati esistenti, a guida sabauda per il Balbo, pontificia per il Gioberti e per il Cattaneo una unione paritaria, gli Stati Uniti d’Italia.
Attualmente, a differenza di allora, la stragrande maggioranza della popolazione è istruita e per la elevatissima informazione mediatica è cosciente del progetto politico riguardante l’area geografica della Padania indipendentemente dalla condivisione o meno dello stesso.
La Padania è tutt’altro che una astrazione. Una sia pur fugace riflessione sul fatto che, ad esempio, la Lombardia produce oltre il 20% del Pil nazionale e che il Meridione sopravvive con sovvenzioni che si attuano anche con trasferimenti dal nord al sud e che, a tutt’oggi, non gli hanno permesso di raggiungere un’autonomia economica, essendovi una permanente situazione dunque di sterile assistenzialismo. Si può comprendere come tentazioni separatiste possano guadagnare consensi e come una scintilla può incendiare una prateria.
Quanto al connotato eversivo, è ingeneroso sostenerlo in quanto la via prospettata è democratica progettandosi o l’accordo, come avvenuto in Cecoslovacchia, o a mezzo di referendum come è stato tentato nel Quebec canadese. Quando la Slovenia e la Croazia si sono volute staccare dalla Jugoslavia, questa opzione è stata ritenuta un loro sacrosanto diritto, nel mentre se si prospetta una diversa strutturazione dello Stato italiano, che nessuna Costituzione per quanto rigida e formale può impedire che sia vagheggiata, ciò viene inteso come un atto eversivo e di aggressione.
Il presidente Napolitano ripercorre nel suo ultimo libro i momenti salienti dell’Unità d’Italia con una più o meno agiografica ricostruzione degli eventi, d’altra parte giustificata dal ruolo istituzionale che ricopre. Ci dovrebbe però spiegare in base a quali principi di diritto internazionale e dello jus gentium lo Stato sabaudo si arrogò il diritto di fagocitare, con una guerra di conquista, tutti gli altri Stati italiani legittimamente esistenti da secoli. La dura repressione del brigantaggio, che egli annovera come uno dei successi immediati dell’unificazione, mascherò in effetti anche la repressione contro coloro che si battevano in difesa del loro Stato e che, volenti o nolenti, dobbiamo riconoscere che furono a loro modo dei patrioti. C’è da chiedersi come a 150 dall’Unità, sparito il brigantaggio, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Campania presentino un tessuto economico e sociale e quindi politico, fortemente condizionato dalle mafie locali che allungano i tentacoli ormai anche nelle altre regioni. In base alle sopraesposte ragioni è evidente che possono sorgere tentazioni separatiste quando una Lombardia da sola potrebbe essere uno degli Stati più ricchi d’Europa.
È necessario pertanto pervenire ad un federalismo corposo e sostanziale quanto prima se si vuole mantenere l’unità della Nazione, perché in caso contrario non ci troveremmo più sul tappeto solo una questione meridionale o una questione settentrionale, ma una questione italiana.