All’ “Infedele” di Gad Lerner, in onda sul La7 lunedì sera. Tra gli ospiti ci sono dei tifosi atalantini e l’assessore regionale Daniele Belotti, nella duplice veste di politico leghista e di storico appassionato dei nerazzurri, che spiega in trasmissione i motivi del presunto malessere che starebbe vivendo parte della base che si riunirà domenica a Pontida. “La base del nostro movimento è pragmatica e non ha gradito gli eccessi di Berlusconi. Il suo politicizzare la giustizia su questioni personali, il bunga bunga per l’anima cattolica dei nostri sostenitori. Il popolo della Lega è inoltre stanco dell’assistenzialismo, che è l’esatto contrario del federalismo che con il Pdl abbiamo approvato, ma i cui frutti si coglieranno solamente tra qualche anno”.
La trasmissione di Lerner è anche l’occasione per presentare il libro dell’antropologa francese Linda De Matteo(“L’idiota in politica, antropologia della Lega Nord”) un lavoro basato sull’esperienza di un anno e mezzo compiuta dalla De Matteo a stretto contatto con i leghisti a Bergamo.”Idiota” non come mero insulto, ma come “chiuso nella propria caverna”, dall’origine greca della parola. “Ho vissuto il leghismo nel difficile periodo di transizione in cui il partito ha capito che è il momento di staccarsi dall’ “isolamento padano” per avvicinarsi a Berlusconi – spiega la De Matteo -; un processo non semplice perché la base era in difficoltà dopo parecchi anni di contrasto della Lega con l’attuale premier”. La studiosa (!!!) vede nel “grottesco” e nella “parodia” dei comportamenti dei leader lumbard la chiave di lettura per capirne il fenomeno e applica il paragone tra Umberto Bossi e la maschera di Gioppino, contadino rozzo, sempliciotto, ma che è in grado di difendere i deboli con un linguaggio viscerale….
L’antropologa francese ha sicuramente ben compreso la levatura morale ed intellettuale dei leghisti i quali han proposto di scrivere su di lei il libro “L’antropologa ignorante”. Ovviamente intendendo “ignorante” non come mero insulto ma nel senso che “ignora” anche molte cose come per esempio che “l’Albertino” non è un simbolo risorgimentale, come da lei affermato in trasmissione, e che Alberto da Giussano non è vissuto nell‘800. Forse quell’anno e mezzo vissuto “a stretto contatto con i leghisti a Bergamo” avrebbe fatto meglio a passarlo studiando.