“Berlusconi padano? Macché, si circonda solo di terroni”

feltri2.jpgVittorio Feltri scatenato alla presentazione del libro di Marco Reguzzoni, ex capogruppo della Lega Nord alla Camera. “Gente del Nord”, questo il titolo della pubblicazione. Ed è proprio alla domanda sul grado di “leghismo” dell’ex presidente Silvio Berlusconi che il direttore bergamasco de Il Giornale sfodera tutta la sua verve. “Berlusconi non può essere definito un padano, perché è sempre lì a circondarsi di terroni. Fa persino scrivere gli inni ad Apicella, poi per quello nuovo ha scelto Maria Rossa Rossi, detta anche Apicella regina. Basta guardare le frequentazioni dell’ex presidente Berlusconi per capire quanto sia “terrone”. “È andato persino a una festa a Casoria. Che io non ci andrei manco a prendere un caffè a Casoria…..Anzi è proprio da lì che sono iniziati i suoi problemi, mi pare”. Poi una battuta sul federalismo. “Non passerà mai! Fatevene una ragione voi leghisti. Anche se facessimo un referendum a sud voterebbero tutti contro, perché vogliono sempre abbeverarsi alla tetta del nord, mentre a nord, i parenti del sud darebbero il colpo finale”. Reguzzoni sorride: “Lo dici perché sei un secessionista convinto”. (BergamoNews,5-3-12)

Ma l’opinione pubblica non è ostile a Berlusconi

stucchi1.jpgCosì il nostro parlamentare della Lega Nord, e Segretario di Presidenza alla Camera dei Deputati, Giacomo Stucchi :   “Gli strali dei falsi moralisti, che infoltiscono le schiere dei vecchi e nuovi oppositori del Governo, si schiantano con un’opinione pubblica magari disorientata ma di certo non ostile a Berlusconi. Proprio quando si scatena una controffensiva in grande stile, magari pensando che la stessa possa contribuire ad indebolire e isolare il Cavaliere, la maggioranza invece, con l’appoggio del nuovo Gruppo parlamentare dei ‘responsabili’, si rafforza e il Governo ottiene quasi una seconda fiducia con l’approvazione in Parlamento della relazione sulla Giustizia del ministro Alfano. Auspichiamo quindi che questa stabilità sia un buon viatico per l’approvazione definitiva del federalismo fiscale e la sua effettiva entrata in vigore”.

La sinistra anestetizzata dalla lotta al premier

Mai come in questi giorni il Pd ha avuto la prova che il Berlusconismo è stato la trappola che gli ha bloccato in tutti questi anni i movimenti. Dopo un’attraversata del deserto durata più di vent’anni alla ricerca, prima della sua piena legittimazione, poi della conquista senza interposta persona di Palazzo Chigi, il primo partito della sinistra si ritrova al punto di partenza. Nel momento magico per l’opposizione in cui il governo boccheggia, a corto com’è di voti in Parlamento per di più, con una leadership sotto tiro mediatico-giudiziario; in una tale occasione favorevole si appella in pubblico diviso al suo interno, stordito dalle trasformazioni in corso, confuso sul da farsi e con una leadership per lo meno inadeguata.
Si può capire che al momento della sua comparsa, Berlusconi sia sembrato un competitore troppo improvvisato per essere preso sul serio. Un signore senza arte né parte (politicamente parlando), senza storia, senza retroterra e senza classe dirigente che osa lanciare la sfida al più grande partito del Paese, ricco del suo invidiabile patrimonio di storia, di uomini, di quadri, di intellettuali, di radicamento sociale poteva comprensibilmente risultare una sfida troppo facile per non essere colta alla leggera. Non è bastata la clamorosa sconfitta subita a sorpresa nel ’94 per correggere il tiro e realizzare che dietro il Signore delle televisioni si era ricomposto il blocco sociale, sempre risultato maggioritario nell’Italia repubblicana, dell’anti-sinistra.
Il Berlusconismo è rimasto la stella polare che ha guidato la sua transizione, finendo col diventare il diversivo che ha illuso il prima Pds, poi Ds, infine Pd che gli bastasse tenere stabilmente sul banco degli imputati il Cavaliere Nero per promuovere se stesso. Non si è accorto che quella insistente denuncia si stava trasformando in una droga sottile che anestetizzava le sue capacità reattive, il suo corpo, la sua anima e, soprattutto, la sua mente, distogliendolo dal compito storico che lo aspettava di ridefinire identità, storia, memoria, immagine e strategia alla luce degli scenari disegnati da una modernità sconvolgente?
C’è voluta la valanga Marchionne perché il Pd, erede storico del partito – il Pci – che aveva fatto della classe operaia il soggetto collettivo incaricato di costruire il futuro, scoprisse che di questa classe operaia non solo ha perso la rappresentanza, ma la stessa guida. A quasi un quarto di secolo dal crollo della «patria del socialismo» (l’Urss) e dalla falsificazione dell’utopia comunista, si ritrova con le vecchie armi spuntate e le nuove ancora tutte da approntare. Ci si chiede, a questo punto, se il partito decisivo per la costruzione di un’alternativa al centrodestra, senza più l’alibi del Berlusconismo, saprà trovare la forza e le idee per uscire dalla comoda trincea in cui è riparato in questi anni. (da Eco di Bergamo,17-1-2011)

Le scuse dell’aggressore a Berlusconi

Si dice dispiaciuto «per un atto superficiale, vigliacco e inconsulto» e, tramite i suoi legali con una lettera, si scusa Massimo Tartaglia, l’aggressore di Berlusconi. Gli avvocati confermano che il loro assistito ha dichiarato di aver agito da solo. Il premier intanto rimane ricoverato al San Raffaele. I medici escludono un intervento, ma niente dimissioni prima di 24 o 36 ore. Intanto sul fronte politico, dopo le parole di solidarietà al premier di domenica, il presidente Napolitano interviene con un forte richiamo ad abbassare i toni affinché si fermi «la esasperazione pericolosa di polemiche» e si ritorni a un «normale e civile confronto». Ma nel Pd nasce il «caso Bindi» con la presidente del partito che prende le distanze da Di Pietro, ma sottolinea che responsabili del clima attuale sono anche di alcuni esponenti del centrodestra. Ma il Pdl non ci sta e con Bonaiuti ribatte: «Ciarpame». (da Eco di Bg, 15-12-09)

brigate rosse.jpgMA PER “I CATTIVI MAESTRI” CONTINUERANNO AD ESSERCI I “COMPAGNI CHE SBAGLIANO” ????

Tentorio: al lavoro insieme a Pirovano

(L’Eco di Bergamo/9 aprile 2009)

«Io in queste polemiche trasversali non ci voglio entrare, tanto che sono già in contatto con Ettore Pirovano per lavorare insieme ». Franco Tentorio, candidato unitario del centrodestra a Palafrizzoni, rompe gli indugi ed esce dalle secche delle polemiche interne al Pdl, o meglio di quella fronda interna all’ormai ex Forza Italia contraria alla candidatura di Pirovano alla Provincia, sempre all’insegna dell’unitarietà. «Ci siamo già sentiti telefonicamente: mi sono accreditato facendo presente che metà della mia famiglia è di Caravaggio, paese dove Pirovano è stato sindaco per due mandati: lui ha replicato spiegandomi che conosce benissimo Alassio, città natale di mia moglie. Direi che si può lavorare bene insieme…» scherza Tentorio. «Noi siamo già partiti a spron battuto dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi che ci indicavano come candidati unitari del centrodestra in Comune e Provincia, il resto sono solo chiacchiere» taglia corto lo sfidante di Bruni. Al punto da «essere passati da contatti telefonici ad incontri sempre più allargati, senza incertezza alcuna né attendere più nessuno». Per farla breve: «È assolutamente inopportuno innescare delle polemiche sulle candidature quando le decisioni sono già definitive: lavoriamo piuttosto per vincere insieme. Io sono stato indicato dai vertici nazionali, lui pure, non dobbiamo più chiedere niente a nessuno ma metterci al lavoro ». Il prossimo appuntamento dovrebbe essere martedì nel tardo pomeriggio nella sede provinciale leghista, con i vertici dei due schieramenti: «E speriamo che per quella data ci sia anche l’indicazione ufficiale del coordinatore provinciale del Pdl, così da poter partire». L’invito a lavorare insieme era già stato ribadito dallo stesso Pirovano in un’intervista a «L’Eco di Bergamo» di sabato scorso, quando aveva sottolineato come per la prima volta i due candidati del centrodestra in Comune e Provincia avrebbero potuto lavorare insieme fin dalla campagna elettorale». Nell’attesa, Tentorio continua a lavorare alla definizione della sua lista ad personam: si chiamerà semplicemente «Tentorio sindaco» e vede già 35 caselle su 40 piene. Il problema (se è un problema) è che per le 5 restanti ci sono in lizza almeno il triplo dei candidati, il che fa pensare che per chiudere la lista serviranno ancora un paio di settimane. Ieri comunque il candidato del centrodestra ha fatto una prima riunione con quelli che saranno certamente in lista, e c’è qualche novità. Il nome sicuramente più clamoroso è quello di Vittorio Ambrosini, assessore (allo spettacolo) Dc dal 1980 al 1990 con la Giunta Zaccarelli, lontano dalla politica attiva dal 1999, quando si concluse la sua esperienza come consigliere comunale nella sua lista «Insieme per Bergamo». Altri probabili candidati in lista potrebbero essere Paolo D’Andrea, già giudice a Bergamo e Brescia, Franco Campana, architetto e già insegnante al Sant’Alessandro, l’ingegnere Francesco Finazzi, la commercialista Anna Pagnini e Francesco Magni, geometra e perito del Tribunale di Bergamo. Nomi che vanno ad aggiungersi a quelli già noti: l’imprenditrice Enrica Foppa Pedretti, i commercialisti Augusto Tucci e Maurizio Vicentini, Nicola Purita, primario di Anestesia ad Alzano Lombardo, l’avvocato Paola Bianchi Cassina, Paolo Cattaneo, presidente della onlus Melarancia, Claudia Sartirani (responsabile organizzazione Teamitalia e presidente del Festival internazionale del cinema d’arte), l’ingegner Davide De Rosa, Gerardo Gibellini (figlio di Andrea, presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero), l’avvocato Domenico Lanfranco, Lorenzo Carminati (presidente dell’associazione Bergamo Ovest) e Marco Fassi, amministratore delegato della Az Veicoli.