organizzazione delle attività commerciali

Nei borghi storici niente kebab, phonecenter, scommesse e sexy shop.

kebabbaro 1.jpgL’amministrazione comunale di Bergamo mette mano all’organizzazione delle attività commerciali. La delibera di “Valorizzazione del Commercio” presentata dalla Giunta comunale fissa delle regole per l’apertura di nuovi negozi nei borghi storici. Una serie di categorie non sono più ammesse: kebab, friggitorie, distributori automatici, lavanderie self service, vendita di materiale erotico e pronografico, centro di telefonia internazionale e di trasferimento denaro, sale giochi, sale bingo, agenzie di scommesse. Queste tipologie di commerci non potranno aprire in Città alta, Borgo Pignolo e Borgo Canale, Borgo Santa Caterina, Borgo Palazzo e Borgo San Leonardo (compresa via Quarenghi), tutto il centro cittadino.  Inoltre gli esercizi di vendita di materiale erotico o pornografico, le sale giochi, le sale bingo e le agenzie di scommesse possono insediarsi, solo nel resto della città, rispettando una distanza minima di 150 metri da luoghi di culto, ospedali, case di cura, cimiteri, caserme, scuole di qualsiasi ordine e grado ed insediamenti destinati all’educazione e allo svago dei ragazzi. In particolare per i kebab e le altre attività artigianali la motivazione contenuta nella delibera spiega che “la caratteristica dei prodotti venduti si discostano profondamente dalla tradizione di “negozietti e trattorie sotto casa” che per decenni hanno caratterizzato i centri di antica formazione delle nostre città”. Il nuovo regolamento passerà ora in commissione e poi all’esame del Consiglio comunale. “E’ una delibera che ha come obbiettivo la salvaguardia dei borghi storici, preservardone l’autenticità. Vogliamo favorire la cultura dell’accoglienza turistica con un occhio di riguardo al patrimonio della città e spingiamo per la completezza dell’offerta e dei servizi ai residenti. Il ruolo di questa amministrazione è sostenere i negozi di vicinato, fa parte della nostra impostazione politica iniziale”.

Cresce il numero delle città che vogliono tutelare il loro centro storico

spirano.jpgNiente kebab e negozi etnici nel centro storico di Spirano.  E’stata approvata in via definitiva la variante al Pgt con la proposta presentata con un emendamento della maggioranza leghista guidata da Giovanni Malanchini: «Per preservare i caratteri storici e di tradizione del vecchio nucleo del nostro paese – recita – si chiede di inserire nel comma “a” dell’articolo 27 del piano delle regole, fra le destinazioni d’uso non compatibili, la frase “apertura di negozi etnici nell’abitato del centro storico”, come previsto dall’articolo numero 150 del Testo unico del commercio approvato dalla Regione Lombardia nel 2010».
In sostanza, sarà esclusa la possibilità di aprire negozi etnici di qualunque tipo: niente phone center, transfer-money, kebab, ristoranti e via dicendo. «Una norma non legata all’etnia del titolare – specifica il sindaco – bensì alle categorie merceologiche e soprattutto all’alimentare. Vogliamo salvaguardare il profilo storico del centro, tutelando le nostre attività tipiche e tradizionali anche nell’ottica della riqualificazione che sta subendo, pensiamo al rifacimento di alcune vie principali e al divieto inserito, sempre nel Pgt, di installare parabole e impianti di condizionamento in facciata, con l’obbligo di rimuovere quelli esistenti».

oops ..e poi dicono che la sinistra è un pò confusa..

dopo tutte le dimostrazioni della sinistra bergamasca per le ordinanze su via Quarenghi scopriamo che : via-quarenghi,kebab 

 

..e complimenti anche ai piccoli “falchi” della stampa locale pronti a inserire nelle notizie i loro sottointesi con aggettivi e avverbi e puntare il dito accusatore sempre dalla stessa parte..

La Regione e il modello Harlem. Giro di vite su kebab e take-away

Proposta della Lega per regolare le attività commerciali degli stranieri. Limiti alle aperture, obbligo di conoscere l’italiano. «Tuteliamo le tradizioni».

imagesCA0Y42O2.jpgLo hanno soprannominato «Harlem», evocando così la lotta al degrado avviata negli anni ’90 in uno dei quartieri all’epoca più malfamati di New York. Verrà depositato ufficialmente oggi in Consiglio regionale il nuovo progetto di legge sulle «Disposizioni in materia di artigianato e commercio», che punta tra l’altro – come ha spiegato ieri mattina il vicepresidente della Regione (ed esponente lumbard), Andrea Gibelli – a «tutelare le attività storiche e tradizionali, fornendo alle amministrazioni locali uno strumento per il governo del territorio», e a «evitare la nascita di quartieri-ghetto».
La proposta
La proposta – destinata a far discutere – porta la firma del gruppo consiliare della Lega Nord; nella relazione introduttiva si sottolinea che «è compito del Consiglio regionale andare a legiferare risolvendo le situazioni critiche che sono emerse negli ultimi anni a seguito dell’apertura di attività da parte di cittadini non italiani». Tra i vari punti affrontati c’è la possibilità, per i Comuni, di selezionare le attività commerciali da aprire in una determinata area, evitando eccessive concentrazioni ed eventualmente limitando, nei centri storici e nelle zone limitrofe, l’insediamento di negozi ed esercizi pubblici «che non siano tradizionali». Un tema, questo dei centri storici, affrontato pure, da un punto di vista più urbanistico, in un provvedimento approvato recentemente dal Consiglio regionale – su proposta dell’assessore bergamasco Daniele Belotti – in cui si consente ai Comuni di negare l’apertura di attività commerciali in contrasto con il decoro pubblico e la tradizione dei locali. Il testo presentato dal Carroccio fa riferimento in particolare agli esercizi che somministrano cibi e bevande per il consumo immediato (come kebab o take-away di vario genere): i Comuni potranno prevedere dei limiti di distanza tra le attività, evitando aperture troppo ravvicinate, se sussistono ragioni legate ad esempio alla sicurezza stradale o al disturbo della quiete pubblica. In generale, le aperture potranno essere oggetto di una pianificazione quadriennale (che indichi le «zone di tutela» e i «criteri qualitativi»), disposta dal Comune dopo aver consultato le associazioni dei consumatori, i commercianti e i sindacati.
I requisiti
Per vendere alimenti, inoltre, se le norma sarà approvata, bisognerà dimostrare di conoscere l’italiano e si avrà l’obbligo di esporre nei negozi le indicazioni sui prodotti nella nostra lingua. In più, tra i requisiti per avviare un’attività, non basterà più l’iscrizione all’Inps per almeno due anni, ma sarà richiesta anche la certificazione del regolare versamento contributivo. Altro tema inserito nel provvedimento è quello dei «centri massaggi orientali». «La professionalità di chi lavora in questi centri deve essere uguale a quella degli operatori italiani», ha spiegato Gibelli. La nuova norma assimila dunque queste realtà ai tradizionali centri estetici, subordinando la loro apertura al possesso di requisiti professionali. Idem dicasi per i parrucchieri.
Giro di vite pure per il commercio ambulante: con l’obiettivo di contrastare l’abusivismo, la «legge Harlem» prevede, per coloro che chiedono il rilascio o il rinnovo della licenza, l’obbligo di non avere sanzioni amministrative pecuniarie inevase. Si istituisce inoltre un registro regionale del commercio ambulante, a disposizione delle amministrazioni comunali, che dovrebbe consentire una gestione più attenta sui rinnovi e le concessioni delle licenze. (eco di bergamo,8-3-11)

CHIUDE IL KEBAB. GRAZIE BERGAMASCHI.

Ha vinto la polenta. Il kebab di piazza Mercato delle Scarpe, in Città Alta, ha chiuso i battenti. Lo stesso laboratorio artigianale era stato al centro di un lungo dibattito politico in città tra l’allora maggioranza Bruni e la Lega Nord sull’incompatibilità del panino arabo con il contesto di Città Alta. Nessuna legge regionale, nè tantomeno ordinanze del sindaco hanno però causato la chiusura. Il kebabbaro è semplicemente vittima della crisi economica, che colpisce senza controllare il paese d’origine sulla carta d’identità. 
Circa un anno fa il caso del kebab di Città Alta approdò anche su Facebook. Due i gruppi creati dagli utenti: “Salviamo il kebab di Città Alta” e “Mura chiuse contro il nuovo kebab“. La sfida virtuale, ora chiusa, è stata vinta dai secondi: 509 contro i 425 pro kebab. 
In più occasioni il consigliere della Lega Daniele Belotti è intervenuto per ribadire che il laboratorio artigianale in piazza Mercato delle Scarpe non è (o meglio, era) compatibile con il contesto storico ed urbanistico della città.
(BergamoNews, 5-11-09)

I CITTADINI E I TURISTI L’HANNO FATTO CHIUDERE FACENDO UNA SCELTA BEN PRECISA : IL KEBAB LO MANGERANNO QUANDO ANDRANNO NEI PAESI ARABI. IN CITTA’ ALTA MEGLIO PA’ E SALAM.