Riforme, il mondo reale corre più velocemente di quello politico

parlamento.jpg“La riforma costituzionale all’esame al Senato prevede che la Camera dei Deputati si occupi delle materie per le quali c’è potestà legislativa esclusiva dello Stato, mentre al Senato toccherà tutto ciò che rientra nella potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni. Se l’intenzione del legislatore è quella di veder cessare il ping-pong delle leggi tra Camera e Senato, velocizzandone l’iter di approvazione, si sappia che così non sarà”.
Lo ha dichiarato la senatrice della Lega Nord Irene Aderenti, intervenendo in aula sulla riforma del Parlamento e la forma di governo.”Infatti attraverso l’istituzione del “richiamo”, si stanno creando le condizioni per la nascita di confusione e incertezza, di sicuro non si semplificheranno e abbrevieranno le procedure per l’approvazione di una legge. Il mondo che sta fuori dalle aule parlamentari, il mondo dell’economia, delle famiglie, dei lavoratori corre molto più velocemente, secondo regole proprie. La Lega Nord sa questo e chiede a tutti il coraggio di porre in atto una vera riforma costituzionale che aiuti la politica del dopo, ad essere al passo con la realtà, a saperla governare anche con serie programmazioni anticipatrici, più che a rincorrerla. In questo stanno la modernità e la dinamicità delle quali la politica deve farsi carico una volta per tutte”.

Riforme: arriva la bozza Bossi-Calderoli

Governo – Tra le proposte: 445 parlamentari in meno, rafforzamento dei poteri del premier e dell’esecutivo, fine del bicameralismo perfetto.

calderoli intervista serio.jpgLa Lega porta al tavolo del governo una riforma costituzionale delle istituzioni. Con una bozza firmata Bossi-Calderoli, che sarà esaminata venerdì dal Consiglio dei ministri, Quattrocentoquarantacinque parlamentari in meno, rafforzamento dei poteri del premier e dell’esecutivo, fine del bicameralismo perfetto. Nella bozza del governo, il presidente del Consiglio diventa «primo ministro». E nasce il «Senato federale». Drastico taglio di deputati e senatori, l’indennità parlamentare commisurata al lavoro svolto. Mentre a sostegno del governo vanno norme per accelerare l’iter legislativo e un meccanismo di sfiducia costruttiva anti-ribaltone. «Siamo passati ai fatti», esulta il ministro bergamasco Roberto Calderoli. (da BergamoNews,19-7-11)

“Dieta” Calderoli

«Dieta» Calderoli. Leggi semplificate e meno poltrone

Calderoli2.jpgEnti locali, sforbiciata al numero degli assessori. Il ministro: norme in vigore ridotte a undicimila

Roma Circa 34 mila tra consiglieri comunali, circoscrizionali e provinciali e circa 15 mila assessori comunali e provinciali in meno. E poi meno Province, soppressione delle Circoscrizioni nelle città meno popolose, delle Comunità montane e isolane, degli Enti di bonifica e dei difensori civici.
«In poco più di un anno di lavoro – spiega il ministro per
la Semplificazione amministrativa, Roberto Calderoli – abbiamo raggiunto un obiettivo che in molti ritenevano irrealizzabile: quello di portare il totale delle leggi in vigore, ante e post 1970, a poco più di undicimila». Primo risultato, quest’ultimo, del cosiddetto decreto «salva-leggi», nel quale sono selezionate le circa 2.400 leggi statali pubblicate prima dell’1 gennaio 1970 e che, attraverso il contributo delle amministrazioni interessate, sono state individuate come leggi di cui è indispensabile la permanenza in vigore.
Risparmi e federalismo
Intanto, il Consiglio dei ministri ha varato anche il Codice delle autonomie, un’operazione che, solo sul capitolo comunale, fa risparmiare circa 150 milioni di euro, ma che complessivamente potrebbe portare risparmi per diversi miliardi. Ora il Codice dovrà affrontare l’iter parlamentare. Il Codice delle autonomie è uno dei tasselli mancanti per la riforma federalista: individua, infatti, funzioni e competenze dei diversi livelli di governo. Ma, con l’occasione, il governo intende intervenire anche per «razionalizzare le modalità di esercizio» delle autonomie locali, «favorendone l’efficienza e l’efficacia e riducendone i costi».
Ecco allora che il disegno di legge, preparato dal ministro Calderoli, «modifica la composizione dei Consigli e delle Giunte degli enti locali, prevedendo una significativa riduzione del numero di consiglieri e assessori» e stabilisce le modalità per sopprimere le «Province inutili».
Una riforma attesa da almeno tre legislature, ovvero dal varo della modifica del Titolo V della Costituzione. «Andiamo finalmente a definire le funzioni delle Autonomie locali – spiega Calderoli –, stabilendo chi fa che cosa, e a eliminare migliaia di enti dannosi, con consistenti risparmi di spese per la macchina pubblica e un complessivo snellimento delle strutture amministrative».
Il disegno di legge – in linea con l’autonomia finanziaria e tributaria prevista dal federalismo fiscale – individua e disciplina le funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane.
Una nota del ministero spiega che il disegno di legge razionalizza e riordina, anche al fine del contenimento della spesa pubblica, soprattutto gli uffici periferici dello Stato. Prevede, inoltre, lo snellimento dell’apparato amministrativo locale mediante una complessiva rivisitazione dell’impianto degli enti territoriali e una drastica riduzione, che porterà al taglio di circa 34 mila tra consiglieri comunali, circoscrizionali e provinciali e di circa 15 mila assessori comunali e provinciali.
«In tutto – afferma Calderoli – quasi cinquantamila poltrone in meno». Alla scadenza dei mandati in carica alla data di entrata in vigore della legge, infatti, i Consigli comunali potranno contare al massimo 45 membri nei Comuni con popolazione superiore a un milione di abitanti e quaranta membri se sopra i cinquecentomila, fino a scendere a un minimo di otto membri nei Comuni con popolazione fino a tremila abitanti.
I Consigli provinciali
I Consigli provinciali potranno, invece, avere un massimo di 36 membri nelle province con popolazione superiore a 1.400.000 abitanti, per scendere fino a un minimo di venti membri nelle province con meno di trecentomila abitanti.
Quanto alle Giunte, sia comunali che provinciali, anch’esse avranno limitazioni. Quelle comunali potranno essere composte da un massimo di due assessori per i Comuni tra 1.001 e 3.000 abitanti, fino a un massimo di 12 nei Comuni con più di un milione di abitanti. Quelle provinciali potranno essere composte da un massimo di quattro assessori per le Province con meno di trecentomila abitanti e sino a un massimo di dieci assessori per quelle con più di 1.400.000 abitanti. (Eco di Bergamo, 20-11-09)